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Donne coraggiose scioperano per la liquidazione PDF Stampa E-mail
Scritto da administrator   
mercoledì, 25 aprile 2007 16:50
Cassano. Due ex appaltine sono tornate a casa dopo essere state rassicurate
Scioperano per la liquidazione Scioperano per la liquidazione
Per undici anni hanno fatto pulizie al Comune
Cassano  – Due delle cinque ex appaltine del comune di Cassano, Rosetta De Pinto e Maria Visciglia, che per più di undici anni, dal 1981 al 1992, hanno provveduto a fare le pulizie all’interno del palazzo comunale e in alcuni edifici comunali, ieri mattina hanno proclamato lo sciopero della fame manifestando davanti all’ingresso del palazzo comunale cassanese. “Abbiamo deciso di attuare lo sciopero della fame – hanno spiegato - perché pur avendo una  sentenza a nostro favore emessa circa quattro anni fa dal Tar Calabria, non ci è stato ancora liquidato quanto riconosciuto”. Lo sciopero della fame di Rosetta e di Maria, per fortuna, è durata solo poche ore.  Nel primo pomeriggio, infatti, le due donne, dopo aver incontrato due componenti della Commissione Straordinaria di Liquidazione, il presidente Sebastiano Giangrande e Orazio Attanasio, hanno deciso di porre fine alla loro protesta.  Ciò che ha portato le due madri a sospendere lo sciopero della fame sono state le rassicurazioni avute dai due componenti della Commissione Straordinaria di Liquidazione. Nel corso dell’incontro,  i due componenti della Csl hanno chiarito alle due signore che la loro pratica era stata già visionata e che la Commissione aveva già adottato un atto deliberativo. Sia Giangrande  sia Attanasio hanno rassicurato le due signore che appena la Csl avrà i fondi a disposizione provvederà alla liquidazione di quanto loro dovuto. Impegni che hanno convinto Rosetta De Pinto e Maria Visciglia a recedere dalla protesta. Le due signore, tra la fine del 1981 e gli inizi del 1982, insieme ad altre tre colleghe, iniziano a lavorare alle dipendenze dell’ente cassanese provvedendo alla pulizia di alcuni edifici comunali, tra cui anche il palazzo municipale. Percepiscono una retribuzione che varia tra le 400 e i 760 mila lire mensili. Dopo più di undici anni di onesto lavoro, però, le cinque “appaltine” vengono licenziate. Una di loro non accetta supinamente il licenziamento. Adisce il Tar Calabria chiedendo l’annullamento del licenziamento e il riconoscimento  “del diritto alla percezione delle retribuzioni dovute nonché il riconoscimento dei contributi assicurativi e previdenziali”. Il Tribunale amministrativo calabrese, con propria sentenza emessa il 4 luglio 2003, riconosce alle appaltine “il pagamento delle differenze economiche tra quanto spettante e quanto concretamente percepito nel periodo lavorativo”. Il Tar, altresì, riconosce alle cinque donne gli interessi legali e la rivalutazione monetaria e dichiara il diritto alla costituzione della relativa posizione previdenziale”. Una somma che sfiora, per ognuna delle cinque appaltine, il mezzo miliardo di vecchie lire. Somma che il Comune, a distanza di circa quattro anni, non ha liquidato perché inserita nella massa passiva del dissesto. “Abbiamo lavorato e vogliamo che i nostri diritti siano liquidati. Siamo pronte a continuare la nostra battaglia fino a quando non ci verranno fornite assicurazioni reali  per la liquidazione, magari a tranche, dei soldi che ci spettano”, hanno dichiarato, all’unisono, Rosetta De Pinto e Maria Visciglia durante la loro protesta. Il sindaco di Cassano, Gianluca Gallo, nel ritenere più che giusta la protesta delle due donne e nel darle la sua piena solidarietà e quella dell’intera amministrazione comunale, ha affermato: “Ritengo giusta la protesta, perché le signore De Pinto e Visciglia lottano per vedersi liquidati i loro sacrosanti diritti. La questione, purtroppo, non è di competenza dell’amministrazione comunale, ma, comunque, mi attiverò con gli organi preposti affinché, nel più breve tempo possibile, questa questione si possa chiudere”.
                                                                                     Antonio Iannicelli
Pubblicato il 25 aprile su “il Quotidiano”
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