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Un calcio al professionismo PDF Stampa E-mail
Scritto da Luca Marino   
venerdì, 16 gennaio 2009 12:18

ImageE’ noto a molti che il calcio è uno degli sport più amati dagli italiani. Una passione, che induce molti ad attaccarsi alle radioline la domenica pomeriggio e alla TV per ascoltare i commenti, le interviste e la fatidica moviola dei programmi sportivi. Una vera e propria maratona che parte dalle 18 del sabato pomeriggio e che si conclude nella tarda serata della domenica.  Il campionato italiano, secondo gli opinionisti stranieri, è uno dei campionati più belli, proprio perchè ruotano attorno ad esso giocatori e allenatori importanti e diciamolo senza remore, una quantità assai considerevole di denaro. Ovviamente, anche lo spettacolo calcistico/economico offerto da Inghilterra e Spagna non è indifferente, ma al momento quello Italiano sembra essere il più “assistito”, quello che attrae le folle e che conduce molto spesso gli appassionati a farne un abuso. Non vi è mai capitato di vedere un gruppo di persone che in piazza o al bar parlano solo di calcio?

Anche in Calabria, come del resto in tutte le regioni del nostro Paese, esistono dei campionati dilettantistici.

Questi campionati  tendono a mettere in risalto le realtà sportive  più in forma, e indicano anche la forza economica delle società a sborsare del denaro per avere calciatori con esperienza.    

Personalmente ho avuto modo di seguire  questi campionati, precisamente quelli che vanno dall’Eccellenza alla Prima Categoria, ed ho visto squadre che davano di tutto per vincere e i presidenti  di queste, produrre attorno ad esso un effetto mediatico locale considerevole. Penso al Praia, società che oggi milita nel campionato di Eccellenza nelle parti alte della classifica,  e che possiede giocatori di “grosso calibro”, nonché un allenatore che ha vinto diversi campionati dilettantistici. Il vulcanico presidente, Spolitu ,  applicando una cultura imprenditoriale, trasmette   delle partite della sua squadra su SKY. Questa società,  è una delle compagini calabresi ad alto tasso tecnico, che vorrei vedere militare in serie maggiori, proprio perché per l’impegno profuso la rende una dei modelli calcistici a cui guardare con rispetto. Il lato opposto della moneta è rappresentato dal famoso Corigliano, che in tempi non assai lontani ha calcato i campi della serie D. Questa società oggi stenta a mettere in risalto il proprio valore. Una “nobile decaduta”, si dice in termini tecnici, che dopo la retrocessione subita l’anno scorso dall’Eccellenza, oggi si ritrova a ricoprire la parte bassa della Promozione. E’ naturale dire che le realtà di Corigliano, Rossano e Cassano (che questa ultima oggi non ha nemmeno una squadra che ricordi minimamente il valore calcistico di questa città), meritano palcoscenici superiori.  Alla base di tutto, ci vuole una buona società, affiatata e disposta al sacrificio, giocatori che credono nel progetto ed un pubblico che rispetti il risultato, giusto o ingiusto che sia.

 Al di là di questa analisi frettolosa, c’è da sottolineare il tasso tecnico di questi campionati. Nei campi di calcio calabresi vediamo sfilare ogni domenica giocatori eccellenti, che avrebbero potuto fare la loro fortuna se solo non si fossero fermati nella credere in un sogno irrealizzabile . Così, ogni week-end vediamo in campo tra Eccellenza e Prima, giocatori come Buongiorno, Cirigliano, Arcidiacono, Golia, Paladino F., Forte e tanti altri. Persone che forse ora non hanno più la possibilità di militare in serie maggiori e che, come dicevo poc’anzi, si sono fermati in queste squadre guardando anche ad un tornaconto economico. Con questa affermazione, non voglio assolutamente sostenere la presenza di  “giocatori mercenari”,  ma solo che il tornaconto economico, i fattori ambientali e familiari spesso costringono a limitarsi, prendendo il sopravvento sul senso di rivalsa tipico dei calciatori veri. Per quanto riguarda il lato economico, devo dire che in questo campionato vengono spesi molti soldi. Ci sono società di Prima che investono e sperperano per giocatori e allenatori, come se militassero in Eccellenza e ci sono squadre di quest’ultima categoria che spendono una quantità considerevole di denaro come se partecipassero in campionati superiori. Ecco, dunque, dove è diretta la mia critica. Fermo restando, che i campionati calabresi sono interessanti, c’è da dire che  bisognerebbe fare spazio ad una cultura calcistica “dei giovani”, che porti avanti le nuove leve. Purtroppo, quella voglia di vincere a tutti i costi combacia con la voglia di sete di denaro da parte di alcuni giocatori. Così, proprio come avviene molte volte nell’incontro tra domanda e offerta, si genera un effetto collaterale che va oltre il “senso naturale” del gioco, ossia divertirsi. Si è andato oltre la passione, verso un calcio dilettantistico che bada solo agli interessi per “salire”, mettendo da parte il ricambio generazionale. Questo è quello che il calcio locale non ha capito. Fare spazio a chi ancora non ha avuto modo di vivere la bellezza di questi campionati, uniti alla professionalità di chi sa come far crescere calcisticamente una persona, potrebbe portare a risultati sportivi più nobili. Sviluppare la cultura dello sport intesa come attività ludica, e non quello dello sport economico, è la sfida che tutti i presidenti e allenatori dovrebbero portare avanti. Oggi il calcio dilettantistico regionale ha bisogno di ritornare a basarsi sui valori puri della sua creazione, quello che ha come assioma principale: “Sport è divertirsi in onestà e leale competizione”.

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