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L'avventura della vita PDF Stampa E-mail
Scritto da + Vincenzo Bertolone   
domenica, 04 gennaio 2009 17:59
mons. Bertolone
MOns. V.Bertolone durante un'intervista
«Silenziosamente, una stella gialla raggiunse il suo seggio elevato, la luna sciolse l’argenteo cappello che copriva il suo volto lustrale. Tutta la sera si accese dolcemente come un’astrale sala di festa. “Padre”, io dissi al Cielo, “sei puntuale”».
Con questi versi la poetessa americana Emily Dickinson descrive la rappresentazione simbolica, in una notte limpida e stellata, della rivelazione divina. È l’Epifania, la festa dei cercatori di Dio, di coloro che non temono di avventurarsi in un lungo e faticoso cammino per giungere a Dio, con gli occhi fissi al cielo, ossia guardando in alto, oltre gli interessi più immediati e materiali., come già i re Magi, saggi ed instancabili segugi sulle tracce della verità, ai cui occhi si è mostrata la Verità di Dio: l’Amore donato. La loro esperienza indica le vie che portano al Signore: la strada illuminata dalla stella che riecheggia la fede, e quella delle Sacre Scritture, che ci orienta all’incontro col Cristo che s’è fatto Carne. Ogni uomo viator inquieto del nostro tempo incerto e frammentato dovrebbe spiritualmente mobilitarsi per vivere questo evento esistenziale della ricerca guardando ai re venuti da Oriente come a singolari modelli di ricercatori di Cristo. La loro è la storia d’un viaggio rischioso, simile a quello di Abramo, che «partì senza sapere dove sarebbe andato» (Ebrei, 11, 8): al mito di Ulisse che ritorna ad Itaca, al quieto vivere familiare, al passato nostalgico, nella Bibbia si oppone, come ha sottolineato il filosofo francese Emmanuel Lèvinas, proprio la vicenda di Abramo e dei Magi, che lasciano la patria per una terra e una famiglia ignota. È in ciò il senso di quella affascinante definizione che gli Ebrei dell’Antico Testamento si danno come figli dell'esodo dall’Egitto: «Noi siamo forestieri come i nostri padri» (1 Cronache, 29, 15). Il viaggio dei Magi è dunque l’emblema della vita cristiana intesa come sequela, discepolato, scoperta. Esso esige distacco, coraggio, speranza: chi è legato alla terra dai pesi delle cose, è incapace di essere pellegrino. Chi è convinto di possedere tutto e di detenere il monopolio della verità, non ha l'ansia della ricerca. E in un mondo sempre più spesso ammaliato dalle meteore sfavillanti del consumismo, solo il cristiano autentico sa dove trovare la vera luce, il suo sole, la sua stella. «Rallegriamoci anche noi, fratelli», esortava sant'Agostino, «e lasciamo pure che i pagani esultino, poiché questo giorno per noi è santificato non dal sole visibile bensì dal suo invisibile Creatore». I Magi diventano allora l’espressione della ricerca umana che ha, però, all’origine, una decisione iniziale del Dio che entra nelle strade del mondo. Perché se è l’uomo a intraprendere un cammino, talvolta tortuoso e senza apparente approdo, sulle orme del Padre, è il Signore che rincorre senza posa l’uomo per condurlo alla salvezza piena, con amore immenso e, insieme, nel rispetto della sua libertà. «Io mi sono fatto trovare», scrive san Paolo nella lettera ai romani facendo parlare Dio, «anche da quelli che non mi cercavano, mi sono rivelato anche a quelli che non si rivolgevano a me» (10, 20). Ribadisce da laico lo scrittore Robert Musil: «Non è vero che il cercatore insegua la verità. È la verità che insegue il cercatore».

A porsi sulle nostre tracce, dunque, è Dio stesso, che con la stella della sua verità spinge coloro che non chiudono gli occhi o si distraggono nella superficialità a contemplare la Sua luce, visibile a quanti hanno il cuore puro e libero dal possesso e dall’orgoglio. Così, quella inspiegabile nostalgia d’infinito che tutti ci muove e ci rende diversi e speciali, si ritrova tra le mani un Volto e un Nome tanto familiari da averli quasi scordati: Gesù Cristo.

+ Vincenzo Bertolone
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