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Commemorato Don Carlo de Cardona PDF Stampa E-mail
Scritto da V. Bertolone   
domenica, 14 dicembre 2008 20:24

Pala del Vivarini
Morano:Pala d'altare del Vivarini
A Morano si è voluto  commemorare oggi un grande figlio di questa cittadina: Don Carlo De Cardona, l'evento è "raccontanto"  da un bell'articolo di Cosimo Bruno apparso sul quotidiano telematico cultura.news, il cui link troverete nella seconda parte.

Il nostro vescovo ha tracciato invece col suo solito modo preciso ed esauriente la figura di Don Carlo, uomo di fede e di pensiero moderno. 

«I cattolici devono smetterla di accontentarsi delle feste religiose e delle pratiche di culto per dedicarsi invece, con ardore, all’azione popolare cristiana».

La chiamata alle pacifiche armi dell’impegno civile giunge da don Carlo De Cardona, sacerdote figlio della terra di Calabria, nato a Morano nel 1871, di cui quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta nel 1958. Parole dunque lontane nel tempo, eppure quanto mai attuali ed impresse nell’operato di un prete chiaro punto di riferimento, sebbene a volte discusso, che oggi il suo borgo natìo ricorderà pregando sulla sua tomba e ritrovandosi poi, nel pomeriggio, alla santa messa officiata nella chiesa di santa Maria Maddalena.La figura di don De Cardona è legata all’enciclica “Rerum novarum”, promulgata da papa Leone XIII nel 1891. Assecondandone la spinta sociale, nel 1897 promuove la creazione della Società operaia di carità reciproca, con funzioni di mutua assistenza fra i lavoratori, al cui interno sorgerà poi la Cassa cattolica operaia, progenitrice delle attuali esperienze di credito cooperativo ed ispirata dall’intento di fornire un efficiente servizio di credito bancario per sanare un’angosciosa, cronica piaga della Calabria: l’usura.

Sempre a tale ambito è da ricondurre la passione politica, che nel 1919 lo porta a fondare a Cosenza, insieme a don Luigi Nicoletti, il Partito Popolare: se alla religione, afferma don De Cardona, è riservato il compito di orientare le menti e l’esistenza degli uomini verso le realtà trascendenti, alla politica, aggiunge, si deve riconoscere il ruolo di strumento attraverso cui conseguire il miglioramento delle condizioni di vita del popolo, specie dei più deboli.

Questo impegno non significa, però, trascurare la cura delle anime. «Noi che ci occupiamo di casse rurali e di interessi eco­nomici non abbiamo mai dimenticato d’essere sacerdoti e discepoli di Cristo», ripete sovente il sacerdote moranese, postulando la necessità di insistere nella costituzione delle organizzazioni religiose fondamentali. È l’apertura d’una stagione nuova, a livello pastorale ancor prima che politico e culturale, presto soffocata, ma non cancellata né travolta, dall’avvento del fascismo.

Praticamente esule a Todi, in casa del fratello medico, don De Cardona annota nel suo diario: «O Signore, sono un caduto, un vinto, un fallito. Sii sempre benedetto. Sono felice se ti amerò davvero». E con più forza: «Si compia in me, esattamente, quel disegno, quel fine Vostro. Voglio essere quello che Voi voleste e volete che sia».

Passata la bufera, torna al lavoro di sempre, propugnando, fino all’ultimo respiro, l’affermazione degli ideali di una vita. In cima a tutto, Gesù Crocifisso. «Le forze dei cattolici», scrive in più d’una occasione, «devono convergere in base a quegli alti principi di giustizia sociale che vennero banditi da Cristo». È la chiosa finale dell’ideale manifesto d’un’esistenza consacrata a Dio ed interamente vissuta al servizio del prossimo. Ne è giunto a noi un messaggio non solo attuale, ma urgente e necessariamente da riprendere e propagare: don De Cardona ha saputo educare, evangelizzare, promuovere l’uomo con l’arma potente della fede. Mediante Cristo ha sorretto, soccorso, operato, lasciando un solco profondo nel movimento cattolico contadino e operaio. Non si è sottratto da un impegno diretto. E’ stato profeta e ha incarnato l’esempio d’un clero che scende dai pulpiti e va in mezzo alla gente. È stato, insomma, testimone di Cristo in terra. Inevitabile farne la bussola per i viandanti dei tempi presenti, inquieti cercatori di speranza persi tra le nebbie del materialismo e del consumismo.

+ Vincenzo Bertolone - Gazzetta del Sud

per l'articolo di Cosimo Bruno cliccare quì sotto:

http://www.culturalnews.it/dettaglio.asp?id=10398
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