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Ritorno @ Itaca PDF Stampa E-mail
Scritto da M. De Filippis   
venerdì, 14 novembre 2008 16:22
MImma Pasqua
Mimma Pasqua
Una mostra itinerante di artisti calabresi organizzata dalla critica d'arte di origini calabresi Mimma Pasqua, iniziata a Grimaldi nel mese di agosto e conclusasi a Milano con un successo superiore alle migliori aspettative. Durante le manifestazioni sono state presentate alcune opere letterarie di scrittori contemporanei di grande futuro. Il nostro amico prof. Mario De Filippis ne ha fatto un resoconto garbato e interessante. Sarà  stato forse merito di Luciano De Crescenzo, con la sua filosofia greca per aneddoti, alla portata di tutti. Oppure grazie a Roberto Calasso, autore di Le nozze di Cadmo e Armonia, un libro che bisogna assolutamente esporre in bella vista, a casa. Magari grazie anche ad altri divulgatori meno geniali e fortunati, però tutti ormai giochiamo con i miti antichi, tutti abbiamo imparato che le belle storie e gli eroi  di Omero possono aiutarci a comprendere il nostro mondo e i suoi problemi.
Così perfino in pianura padana si sogna di navigare il greco mar, sulle orme di Ulisse; e fra le nebbie milanesi spunta " Tornare a  Itaca", manifestazione itinerante di arte e letteratura, sballottata tra la Lombardia e la Calabria.
Sballottata, è proprio il caso di dirlo, perchè spostarsi oggi da una parte all'altra della penisola è faticoso e periglioso, proprio come al tempo del re di Itaca, che almeno godeva del privilegio di non poter essere rintracciato col telefonino dalla sua fedele Penelope. Bei tempi, quelli!
"Tornare @ Itaca" é stata ideata da Mimma Pasqua, con l'intento di riunire artisti calabresi operanti a Milano e altrove, per esporre insieme e pensare alla terra d'origine, e al modo migliore per mantenere la memoria della propria storia, in un tempo in cui tutto pare fatto apposta per cancellarli, questi legami.
La manifestazione da Milano, nell'estate 2008, si é spostata a Grimaldi, in Calabria, dove Mimma Pasqua conserva questi benedetti legami. Poi "Tornare @ Itaca" ha levato l'ancora, di nuovo, verso Milano, come Ulisse, che non riusciva a piantare le tende da nessuna parte. Ma in questa nuova tappa la zattera già  carica delle opere di trenta artisti ha imbarcato pure, grazie a Pierluigi Pedretti - calabrese per via di un nonno spedito al confino, durante il fascismo, appunto a Grimaldi - tre libri e relativi autori. Si tratta di Gioacchino Criaco, Anime nere, Rubbettino 2008; Franco Araniti, Di quel via vai d'amore, Città  del sole, 2008; e di chi scrive, Operazione Alarico, Iride-Rubbettino, 2007.   Tre testi molto diversi uno dall'altro, accomunati dal tentativo di leggere, di voler offrire immagini non stereotipate di questa terra di Calabria, che più si cerca di definirla, di racchiuderla in una formula, più sfugge e non si lascia conoscere.
Con questo intento "Tornare @ Itaca" é rientrata a Milano, che con Itaca ha poco da spartire. Anche Grimaldi, in verità , non si può dire che guardi il mare;  ma la forza evocativa del mito, come si diceva prima, fa sì che tutti possano sentirsi audaci e nostalgici navigatori.  L'approdo ultimo é presso lo Spazio Tadini, in via Jommelli 24, a Milano. Qui per tre giorni, anzi per tre serate, il 3, 4 e 5 novembre, i naufraghi dell'immensa area urbana milanese hanno trovato un rifugio, lasciandosi alle spalle il temporale, la metropolitana, le angustie della vita quotidiana, che non risparmiano nemmeno le modelle e gli stilisti. In una vecchia, bella canzone si parla di un tempo lontano in cui venire a Milano era quasi una festa. Sarà  stato davvero così?
I cantautori, come i poeti e gli artisti, vedono le stesse cose degli operai, degli impiegati, degli studenti? In fondo nelle accoglienti sale dello Spazio Tadini, ospiti di Melina Scalise e Francesco Tadini, si é parlato di questo: la Calabria raccontata dai libri, dalle poesie, dalle tele e dalle installazioni degli artisti esiste davvero? Forse no, oppure bisogna ammettere che le pagine di certi libri sono altrettanto e più veritiere dei dati, delle statistiche, del degrado urbano e sociale, del destino di marginalità  e lontananza di una regione periferica.
Marginalità  e lontananza della Calabria dal centro di Milano si percepiscono con
chiarezza, con maggiore evidenza. Anche perché è difficile non sentirsi marginali nel centro di Milano, se non si sta proprio nelle stanze, nei luoghi simbolici del potere.  La Calabria, come la Sicilia e la Sardegna, in passato ha rappresentato la terra delle culture ancestrali, arcaiche e sconfitte dal progresso. E oggi?
Ovviamente la si conosce perché Milano pullula di calabresi, di prima, seconda e terza generazione. Di calabresi d'elezione, per via di matrimoni o legami
d'amicizia, come  Giammarco Martignoni, giornalista e sindacalista di Varese, ogni anno in vacanza nel reggino, tra Lazzaro e Melito Porto Salvo, luoghi esotici perfino per molti cosentini. Tra Scilla e Cariddi é nato pure Pino Polistena, studioso di filosofia, ideatore e redattore di "Malvagia", rivista della cultura sommersa, che a Milano dirige una prestigiosa scuola cittadina. Poi ci sono anche quelli che preferiscono tenersi  a distanza di sicurezza dalla Calabria, per la fatica che hanno dovuto fare a staccarsene, ora non intendono penare di nuovo per riappropriarsene. E altri che ci pensano e progettano libri per recuperare il proprio passato e la storia di famiglia.
Di quante cose si riesce a parlare in una serata, se si ha voglia di comunicare, dopo aver parlato già  di un libro; una signora tedesca mi consiglia di proporre Operazione Alarico al direttore dell'istituto austriaco di cultura, a Milano.
Un'altra mi confida che la sua colf le ha parlato dei riti e delle tradizioni degli albanesi venuti cinque secoli fa in Calabria.
Ha risposto all'invito la grafica che in un miracoloso pomeriggio ha rifatto la bozza della copertina di Operazione Alarico, prima di andar via dalla Calabria, e adesso sta per lasciare pure Milano, evidentemente troppo provinciale per certe professioni. Perché anche in una metropoli si può vivere come in una piccola città  di provincia, senza lasciarsi scalfire minimamente dagli eventi, dalla profusione di eventi che ogni giorno vengono allestiti, organizzati, celebrati in modo più o meno solenne.
La cultura non la si può progettare in astratto, ha bisogno di luoghi e di persone, di incontri e di attenzione reciproca. In terra calabra si fa molta fatica, inutile negarlo. Troppi condizionamenti, municipalismi esasperati e ridicoli, imprenditoria culturale asfittica e di dimensioni ridotte, e tante clientele, troppe logge massoniche.
Nemmeno Internet pare per il momento scalfire questa foresta pietrificata di rancori, invidie e pregiudizi; le reti multimediali per ora servono a dare fumo negli occhi, lasciando intatti i vecchi rapporti e i sistemi consolidati di controllo della società . Si ha l'impressione di essere liberi, come i pesci rossi che girano sempre in tondo. Non si riesce ad ottenere attenzione dall'informazione nazionale, che utilizza la Calabria come serbatoio inesauribile di pezzi di colore: omicidi, strapotere delle 'ndrine, connivenza malavitosa della classe politica locale. E non si vuole vedervi altro.
Bisogna affrontare un lungo viaggio, per ritrovare la propria terra. Tornare a Itaca  non é così facile. Intanto allo Spazio Tadini si é verificato un piccolo prodigio, dato che un evento é tale se viene riconosciuto dalle persone che vi convergono, desiderose di un punto di riferimento, di un approdo sia pure piccolo, modesto. Come Itaca.
Mario De Filippis
  - Calabria Ora
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