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Sanità calabrese ancora una volta bocciata PDF Stampa E-mail
Scritto da Francesco Garofalo   
giovedì, 14 dicembre 2023 09:06
Image L'Agenzia per i servizi sanitari regionali, boccia la Regione Calabria. Sempre più in crescita il trend della mobilità sanitaria, cioè lo spostamento dalla propria Regione di residenza per trovare risposte ai problemi di salute. In termini economici, parliamo di tre miliardi di euro. Sempre - secondo Agenas-, negli ultimi sei anni si è registrato un decremento solo nel 2020, con un flusso tendenzialmente diretto da Sud verso Nord. Le principali Regioni in cui si rivolgono i cittadini calabresi sono: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre quelle dalle quali ci si sposta di più sono Campania, Calabria e Sicilia. Si evidenzia anche un’incidenza importante della mobilità tra le regioni del Centro-Nord soprattutto di prossimità, che rispetto al totale risulta essere complessivamente pari al 24% al Nord, al 12,6% al Centro e al 5,7% al Sud.
Rimane stabile in molte Regioni, ad eccezione del Lazio che riduce la tendenza, la mobilità per ricoveri ad alta complessità, mentre cala del 18% quella per la bassa complessità. Le strutture maggiormente attrattive per la mobilità relativa ai ricoveri sono quelle private accreditate, che incidono per tre quarti del totale in merito alle prestazioni di alta complessità. Guardando nello specifico alle Regioni che hanno il maggior numero di abitanti, poi, dall’analisi emerge che se il Lazio riduce notevolmente il suo saldo negativo per effetto della riduzione dello spostamento dei suoi residenti per alta complessità dei ricoveri, la Lombardia lo riduce invece moderatamente per effetto di maggiori spostamenti, ma migliora notevolmente il rispetto dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici oncologici e muscolo-scheletrici per i propri residenti. Nel caso della Campania, la regione riduce moderatamente il valore di saldo negativo ma aumenta la sua capacità attrattiva sull’alta complessità dei ricoveri.

In tale contesto, nel Comune di Cassano All'Ionio, che non ha mai avuto un ospedale, la situazione diventa ancora più drammatica. Una struttura, completata nel 1968, costata centinaia di miliardi delle vecchie lire e mai entrata in funzione, per colpa di una classe politica, incapace ma ben organizzata a coltivare il proprio orticello, per garantirsi la sopravvivenza.

Basti pensare solo, che al locale Poliambulatorio, non si riesce a garantire una semplicissima radiografia o una moc. Per non parlare poi, della mancanza di una mammografo, costringendo di fatto, le donne a rivolgersi in altri presidi o a strutture private. La cosa grave, che gli stessi che hanno determinato questo stato di cose, parlano come se niente fosse e continuano a fare il bello e il cattivo tempo. E i cittadini, ad elemosinare una banalissima prestazione! Dimenticavo: ricordate il grande centro ustionati?

Francesco Garofalo
Portavoce Comitato Spontaneo di Cittadini
per la tutela della salute pubblica
Cassano All'Ionio
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