Comunicato del Partito Monarchico |
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Scritto da Matteo Cornelius Sullivan
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sabato, 09 settembre 2023 10:39 |
Oggi ricorre l’ottantesimo anniversario dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, un avvenimento storic o di primaria importanza per la storia d’Italia che appassiona non solo storici seri ma purtroppo anche la maggioranza dei filosofi dilettanti da bar che col mitico “senno del poi”, ritengono di poter riscrivere la storia, basandosi sulle idee della propaganda della R.S.I. prima e del P.C.I. poi; L’esistenza di questa propaganda era ovvia al suo tempo, i fascisti della R.S.I. stavano facendo una guerra contro il Regno d’Italia e i comunisti del dopoguerra stavano facendo una guerra non dichiarata (ricordiamo i massacri nel “triangolo rosso”) finalizzata all’instaurazione in Italia di una repubblica sovietica legata all’U.R.S.S., quindi dovevano fare di tutto affinché non venisse restaurata la Monarchia.
Oggi come ieri, le persone obbiettive sanno benissimo che non ci fu alcuna “fuga” del Re l’8 settembre 1943 ma che semplicemente ci fu un logico spostamento del Re e del Governo da Roma, che era prossima a diventare un capo di battaglia; Così come sappiamo benissimo che “la mancata difesa di Roma” è un’altra invenzione della propaganda, difatti la Battaglia di Roma del settembre 1943 conta oltre mille militari morti e 121 civili che forse andrebbero ricordati più spesso, per onorare il loro sacrificio per la Patria. Ovviamente il dibattito sull’argomento può essere infinito ma vanno chiariti alcuni punti: 1) Re Vittorio Emanuele III ebbe il coraggio e la determinazione, dopo la caduta del Governo Mussolini, di slegarci dai nazisti. 2) L’Armistizio evitò all’Italia di doversi arrendere con le condizioni che furono poi imposte alla Germania nazista di Hitler. 3) La definizione di “fuga” è una falsità, perché un Re che col suo Governo si sposta in divisa con un convoglio di automobili riconoscibili da tutti, non è definibile un fuggiasco. 4) Brindisi era ed è in Italia, in una delle poche parti della penisola dove non c’erano né tedeschi né Alleati, e spostare la capitale provvisoriamente, per evitare la cattura del Capo di Stato e del Governo, non è solo un’azione logica e necessaria ma anche intelligente. 5) Le Forze Armate italiane durante la Seconda Guerra Mondiale, grazie alla politica di Benito Mussolini, non ottennero i successi sperati: la Campagna di Francia fu piccola cosa; l’intervento nella Battaglia d’Inghilterra fu un disastro per la nostra aeronautica; la “avanzata Graziani”, cioè l’attacco contro gl’inglesi dalla Libia all’Egitto fu un disastro colossale; la campagna di Grecia fu un altro disastro e in tutte queste occasioni le sorti vennero cambiate per un po’ di tempo, quasi solo per la presenza dei tedeschi, quindi la decisione del Re e Imperatore di spostarsi da quello che ovviamente sarebbe stato un campo di battaglia dopo pochi giorni, è stata una decisione necessaria, logica e intelligente, mentre negarlo non è né logico né intelligente. Il Re e Imperatore Vittorio Emanuele III regnò in un’epoca tra le più difficili della storia e riuscì a fare il meglio di quanto la tremenda situazione dell’epoca permettesse.Matteo Cornelius SullivanReggente del Partito della Alternativa Monarchica |