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Quando la pancia occupa la scena PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
martedì, 29 novembre 2016 08:28
ImageNella storia, maestra capricciosa e viziata, vi sono periodi in cui emerge tutto ciò che è orribile, ripugnante, animalesco, insomma il peggio dell’uomo.  Oggi, come ennesima dimostrazione, la pancia della gente ha occupato, come si dice, la scena mediatica. Il mediocre palcoscenico della vita politica gira intorno alla pancia e si affermano i suoi ermeneuti, i veri interpreti dei bisogni e dei desideri della gente.

A parte il fatto che, come sosteneva  esageratamente Platone, la pancia rappresentava la sede degli istinti più bassi, gli interpreti si appropriano della pancia degli altri e pretendono di darle un linguaggio, una voce adeguata, condizionando e manipolando la condizione rabbiosa e disperata della gente, con la quale hanno poco o nulla da condividere.

A caratterizzare le giornate, che passano veloci e convulse, sono sempre più le informazioni, strabordanti, contraddittorie e confuse. Ai mezzi classici di comunicazione si sono aggiunti quelli contemporanei e le banalità, le falsità, il turpiloquio sono cresciuti in modo intollerabile e spiacevole. Tutti scrivono, tutti giudicano, tutti pontificano, spesso attraverso uno stile approssimativo e un linguaggio rozzo e triviale. L’importante è sentirsi protagonisti, esserci, far parlare di sé: un gioco a chi la spara più grossa, al degrado, una testimonianza di narcisismo deteriore, una corsa alla consapevole disinformazione. Antiquati, spocchiosi, boriosi sono considerati chi si sforza di praticare la discrezione, la riservatezza, la sobrietà, il silenzio.

Sottolineare, nel presente, di una persona alcuni aspetti , da sempre considerati riprovevoli, come la volgarità, la rissosità, una indiscreta ignoranza, il sessismo, il razzismo, la propensione costante alla menzogna e così via, significa decretare di quella persona una carriera brillante, un successo garantito, la nascita di un futuro capo-popolo.
Il tutto si consolida nel trionfo della concezione corrente: la post-verità. Niente più distinzione tra vero e falso, niente più distinzione tra finzione e realtà. Per il momento comunichiamo cose false, inventiamo fatti, creiamo una realtà che non c’è, poi si vedrà.

Ovviamente, i creatori di realtà inesistenti sono per lo più ricchi, potenti, affermati, però sanno parlare alla pancia della gente, cioè sanno falsificare, ingannare, illudere. Oggi è il  grande momento di personaggi simili, al livello più alto e al livello più basso.
E i fatti, e la realtà, e la ricerca faticosa del vero, e la riflessione attenta e rispettosa?
Chiacchiere. Solo dubbi dei radical chic e degli intellettuali.
La gente ha, ha sempre avuto, bisogno di essere presa in giro. Torna il grande problema della servitù volontaria o involontaria. Siamo nel caos più totale e il vero problema è come affrontare il caos, spesso foriero di avventure dittatoriali, fasciste in particolare.
Da adolescente ero rimasto affascinato dalla fulminante, immediata intuizione del cogito ergo sum cartesiano, mentre il cuore batteva per  i sottili pensieri di Pascal. Con il trascorrere degli anni e, soprattutto, in questo periodo  ripenso all’approccio metodico di Cartesio, che aveva, tra l’altro, sottolineato la chiarezza e la distinzione. Procedere sempre per idee chiare e distinte, senza dimenticare l’esercizio costante del dubbio, vero antidoto al fanatismo, all’intolleranza, all’ignoranza, alla violenza.
In ogni caso, dovremmo chiederci, in non poche occasioni, come sia possibile che di fronte a tanto dolore, a tanta sofferenza, non pochi uomini continuino ad essere così meschini, indifferenti, spregiudicati, nocivi. Domanda ingenua, alla quale, forse, né la religione né la storia potrebbero dare una risposta significativa. Questo, probabilmente, era ed è parte  della natura dell’uomo, purtroppo.

Luigi NIGER   

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