Vangelo di Domenica 11 Settembre 2016 |
Scritto da don M.Munno | |||||||||||||||||
venerdì, 09 settembre 2016 14:48 | |||||||||||||||||
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 15,1-32. - In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Viale magna grecia, 1 – 87011 Cassano all’Ionio (CS) – Tel. 098174014
“in-formati” Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione
11 – 18 SETTEMBRE 2016 camminando insieme
Dopo aver proposto, la scorsa settimana, alcuni passaggi dell’Omelia che San Giovanni Paolo II pronunciò in occasione della Beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, in questa settimana propongo l’Omelia tenuta da Papa Francesco lo scoro 4 settembre 2016, in occasione della Canonizzazione: «(…) A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere (cfr Gv 1,18). E ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio (cfr Mt 25,40). Insomma, abbiamo toccato la carne di Cristo. Siamo dunque chiamati a tradurre in concreto ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede. Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio (cfr 1 Gv 3,16-18; Gc 2,14-18). La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore. (…). La sequela di Gesù è un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede radicalità e coraggio per riconoscere il Maestro divino nel più povero e scartato della vita e mettersi al suo servizio. Per questo, i volontari che servono gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamento e nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perché hanno scoperto il vero amore. E ognuno di noi può dire: “Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli. Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi, lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza”. E, questo, farlo con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra. Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! - della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza. La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle “Madre Teresa”. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere». Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono. Apriremo così orizzonti di gioia e di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza».
Custodiamoci nella preghiera reciproca! Buona domenica a tutti! don Michele
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 11 Settembre 2016 XXIV Domenica del Tempo Ordinario – C (Es 32,7-11.13-14; Sal 50; 1Tm 1,12-17; Lc 15,1-32)
Potrebbe sembrare, apparentemente, che la pagina del Vangelo che ascoltiamo in questa domenica non abbia molto a che fare con quanto abbiamo ascoltato nelle ultime domeniche e, cioè, sulle esigenze che l’essere discepoli di Gesù comporta. Eppure, le tre “Parabole della Misericordia”, che ascoltiamo in questa XXIV domenica del tempo ordinario, non sono affatto slegate da quanto ascoltato nelle domeniche precedenti, tutt’altro! Prima di ogni nostro sforzo e di ogni nostro impegno, infatti, ma anche lungo il cammino di discepolato e, soprattutto, nei momenti in cui ci sembra di aver smarrito la strada, di esserci perduti, come la dracma e la pecorella delle parabole, c’è l’Amore Misericordioso di un Padre che ci ama in modo radicale ed assoluto, al di là di ogni nostro errore e oltre ogni nostro merito!
L’Amore appassionato di Dio, la Sua infinita e sconfinata Misericordia viene prima, ci accompagna, ci sostiene ed è sempre oltre. Il peccato, perciò, non è trasgressione di una legge. Il peccato non è semplicisticamente il delitto compiuto da chi trasgredisce una legge e, perciò, dev’essere punito, il peccato è incapacità di riconoscere che Dio c’è e ci ama e che il Suo Amore, che precede sempre ogni nostro tentativo di risposta, che resta sempre inadeguato, il Suo Amore è per sempre! I due figli della nota parabola del “Padre Misericordioso” faticano proprio in questa capacità di riconoscere che la cosa più importante è il Padre, è l’Amore del Padre. Il figlio piccolo, infatti, riduce il Padre ai beni, all’eredità, mentre il figlio maggiore confonde il Padre con un giudice pronto a punire chi ha sbagliato, chi ha trasgredito la legge, e a premiare chi la osserva.
L’incapacità di riconoscere l’Amore del Padre porta il figlio minore a smarrire la sua identità di figlio e a precipitare in un circolo vizioso tale da vivere come un morto. L’incapacità di riconoscere l’Amore del Padre porta il figlio maggiore a smarrire la sua identità di fratello e a precipitare in un circolo vizioso di odio, di rancore, di condanna spietata ... in uno stadio di “morte”. Il Padre, il cui Amore dà vita, va in cerca dell’uno e dell’altro ... esce ... corre incontro ... non si arrende mai ... cerca ... cerca finché non ritrova ... e fa festa!
E chi fa esperienza di essere stato “recuperato”, “salvato”, dall’Amore misericordioso del Padre non può che intercedere, come Mosè nella prima lettura, perché anche gli altri figli riscoprano la tenerezza del Volto del Padre, perché gli altri, ostinandosi nel peccato che conduce alla morte, non facciano esperienza di ulteriore male, di morte eterna. Una esperienza analoga la ascoltiamo dall’Apostolo Paolo nella seconda lettura: a Lui è stata usata misericordia perché, proprio a partire dalla sua esperienza, potesse annunciare a tutti il Vangelo della Misericordia che il Padre ha voluto rivelare a tutti mandando nel mondo il proprio Figlio, Gesù!
Lasciamoci amare radicalmente da Dio, facciamo esperienza autentica di Misericordia, anche grazie ai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, lasciamoci trovare dopo ogni nostro smarrimento, lasciamoci portare sulle spalle dal Pastore Bello e Buono, lasciamo che Dio faccia festa con noi e per noi ... camminando dietro a Gesù sentiamoci spinti ad essere apostoli del Suo Amore Misericordioso! Amen.
AVVISI
- DOMENICA 18 SETTEMBRE si terrà la COLLETTA NAZIONALE A SOSTEGNO DELLE POPOLAZIONI COLPITE DAL SISMA. Tutto ciò che sarà raccolto durante le celebrazioni sarà devoluto a tale scopo.
- Da domenica 18 settembre riprende la celebrazione DOMENICALE della S. MESSA delle ORE 11:00.
- Lunedì 12 il parroco incontrerà i responsabili dell’Oratorio Parrocchiale e martedì 13 le catechiste.
- MERCOLEDÌ 14 SETTEMBRE, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, celebreremo l’Eucaristia per ringraziare il Signore per il dono del secondo anno vissuto in mezzo a voi.
- Venerdì 16 settembre, si terrà l’ultima sessione dell’Assemblea Diocesana a cui prenderà parte il Parroco insieme a quattro delegati. Per questo motivo venerdì 16 settembre la S. Messa sarà celebrata al mattino, alle ore 8:30, presso la chiesa S. Giuseppe.
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