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Ad Altomonte:Il bosone di Sgarbi PDF Stampa E-mail
Scritto da G.Costantino   
venerdì, 29 luglio 2016 18:06
ImageAltomonte. Festival Euromediterraneo - La particella di Dio. Il bosone di Sgarbi - Domenica 24 luglio il Festival Euromediterraneo ha inaugurato la stagione 2016 con la lezione spettacolo di Vittorio Sgarbi dal titolo, La particella di Dio, il bosone di Sgarbi. Come era prevedibile l’eclettico critico d’arte non ha deluso le aspettative del pubblico che numeroso gremiva gli spalti del Teatro C. Belluscio.

Con tono affabulatorio, come si conveniva alla situazione, ha sostenuto che l’arte e non la natura come più ingenuamente si crede, è la dimostrazione dell’esistenza di Dio. Il dio della religione cristiana che ha creato l’uomo a sua immagine e ha voluto farsi uomo con Gesù Cristo. Siffatto uomo partecipa della possibilità di creare conferitagli dal suo creatore e la estrinseca nella creazione artistica, quindi l’arte come prova dell’esistenza di Dio. Tutta l’arte figurativa da Giotto a tutto il Rinascimento, programmaticamente laica nel quattro-cinquecento, non teme di raffigurare tutta la gamma dei sentimenti, degli ideali umani attingendo allo smisurato serbatoio di umanità e del suo rapporto con la divinità, che è la bibbia. Ha ribadito più volte che è l’arte e non la natura che più assomiglia a Dio perché in grado di cogliere l’essenza e l’universale così come fa il fisico che per capire l’infinitamente grande ha voluto cercare l’infinitamente piccolo come appunto il bosone detto significativamente particella di Dio e associato a Higgs il fisico, peraltro ateo, che lo ha teorizzato nel 1964, scoperto il 4 luglio del 2012 e precisato nel suo identikit il primo settembre del 2015 al CERN di Ginevra.  

Ecco, di questa grandiosa vicenda umana rappresentata dall’arte, Altomonte, grazie a Filippo Sangineto, uomo forte dei d’Angiò in Calabria, ne è partecipe con poche ma significative testimonianze. Il museo cittadino custodisce infatti opere di Simone Martini e Bernardo Daddi, come dire i padri dell’arte figurativa toscana del trecento, e Tino di Camaino i cui bassorilievi sono tra le opere più belle della facciata del Duomo di Siena, nonché esempi del gotico internazionale.

Prima di arrivare a questa dotta e originale argomentazione, Sgarbi si è soffermato sulla importanza della tutela del paesaggio e della riqualificazione dei centri storici, alcuni dei quali hanno conosciuto l’esodo delle popolazioni per le informi marine. A mo’ di esempio ha rimarcato la bellezza del centro storico di Rossano contro l’anonima architettura dello “Scalo” del tutto simile alle mille periferie italiane. Tutt’altro destino hanno avuto Gerace, Morano, Altomonte, quest’ultimo riqualificato nell’aspetto urbanistico  e valorizzato nelle sue risorse storico artistiche.

 

Al pari della migliore tradizione dei centri storici delle città medioevali dell’Italia centrosettentrionale Altomonte ha  rinforzato attività artigianali e agricolo-alimentari che stavano per essere travolte dal mercato nazionale e internazionale, e tutto questo per  merito di un politico lungimirante cui non doveva far difetto una spiccata sensibilità artistica, si tratta di Costantino Belluscio.

Altri politici, negli stessi anni, si affannavano a portare nei nostri territori l”Industria”, di solito stabilimenti petrolchimici altamente inquinanti ad alta intensità di capitale e scarso impiego di manodopera.

Eppure Taranto avrebbe dovuto insegnare qualcosa, se Carlo Belli negli anni ’60 su il Tempo di Roma denunciava:”Oggi Taranto è asfissiata. Una nube di veleni permane sopra la città”. Lo stesso Belli condusse una strenua battaglia contro l’industrializzazione della Sibaritide perché avrebbe danneggiato in modo irreparabile le risorse ambientali e storico-artistiche, ma soprattutto archeologiche di quel territorio. Risale al 1968 una lettera di Belli inviata al cassanese Giuseppe Selvaggi allora caporedattore de “il Tempo, (lui era di Rovereto), che è un accorato appello a prendere posizione.

Scrive Belli:”Una ripetizione di Taranto nella Piana è sconveniente da ogni parte la si consideri. Si tratta di esaltazioni provincialesche, di gente che vive nella breve cerchia delle mura cosentine e pensa che per essere moderni (!), si debba “adeguare ai tempi” i quali sono configurati in puzze petrolchimiche. Ma tu che fai? Sei uomo di cultura, o semplicemente uno spettatore dei fanatismi locali? Perché non intervieni, con le parole, a calmare l’ossessione generale?”

Sgarbi ha raccontato l’analoga vicenda di Noto e Priolo in Sicilia registrando l’esito virtuoso con il trionfo del barocco della bella cittadina siciliana.

Prima gli stabilimenti siderurgici e petrolchimici, ora le pale eoliche che come produttrici di energia pulita si guadagnano il silenzio degli ambientalisti.  

Ma a Sibari? A distanza di mezzo secolo l’industrializzazione in Calabria non c’è stata, ma neppure una significativa valorizzazione dei beni culturali ed ambientali che insistono nel territorio della Magna Grecia. Che fare? Altomonte come caso di studio per i politici. Un politico (Costantino Belluscio) aperto alle idee e alla competenza di esperti che hanno a cuore il bene comune,  capace di trasformare le idee in progetti e poi realizzarli. Semplice!?

G. Costantino  

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