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Alfabeto Civile:C come conoscenza PDF Stampa E-mail
Scritto da G.Costantino   
martedì, 05 luglio 2016 19:04
ImageVorrei dedicare questo mio scritto al mio vecchio compagno di scuola Franco Fusca deceduto l’ultimo giorno dello scorso mese di giugno. La Conoscenza, e soprattutto i modi di acquisirla, hanno avuto una parte preponderante nella sua attività di uomo di scuola.  Avevo rivisto Fusca, (i nostri insegnanti ci chiamavano per cognome), in occasione della presentazione  di un libro di Ottavio Olita presso il teatro comunale di Cassano, un nostro compagno di scuola, con il quale avevamo condiviso sogni e speranze di ragazzi nei lontani anni sessanta.

Era in compagnia di altri due compagni e subito dopo essersi fatto riconoscere (non ci si vedeva da mezzo secolo) mi ha chiesto se ricordavo il modo con cui un nostro vecchio insegnante irrideva le difficoltà del compagno, anche lui venuto a salutarci, dovute a insicurezza e a timidezza. La cosa mi colpì e ho pensato che la sua brillante carriera professionale, non solo non gli avevano fatto dimenticare le difficoltà che incontrano da sempre gli studenti nel loro percorso scolastico, ma proprio a queste aveva dedicato una parte significativa della sua attività professionale per includere e valorizzare le differenze.

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Franco Fusca
Consapevole dell’importanza che riveste la scuola nella vita dei giovani, non mancava di inaugurare l’apertura dell’anno scolastico o di presenziare ai Premi rivolti agli alunni. Come ispettore ha sostenuto con generosità tanti docenti nelle difficoltà e nella fatica di far bene il proprio mestiere. La parola generosità è stata pronunciata da mons. Savino, vescovo di Cassano, durante le esequie nella chiesa di Corigliano gremita in gran parte dalle donne del mondo della scuola che hanno avuto la fortuna di sperimentarla.

Quanto diverso il viaggio di Franco dai tanti arpagoni che percorrono muti la loro strada con perfida discrezione!

Un’altra parola ha risuonato durante la cerimonia funebre pronunciata da un prete di Spezzano, suo paese nativo, passione. Era quella che sentivi in ogni manifestazione di vita. Franco non ammazzava il tempo, non sprecava la vita, è morto come ha vissuto, come la sua vita non è stata routine anche la sua morte, non è stata routine perché è stata solennizzata dai tanti che lo hanno conosciuto e amato.

Mi piace credere che ogni vita è un capitolo del grande libro della storia dell’umanità che vive e si intreccia nelle vite degli altri essere umani e così, che l’uomo può fare a meno dell’al di là.   

 

 

 

Alfabeto civile:  C come Conoscenza 

La scuola e l’università insegnano alcune conoscenze, ma non la natura della conoscenza, che porta in sé il rischio di errore e di illusione,  a cominciare dalla conoscenza percettiva, fino alla conoscenza tramite parole, idee, teorie, credenze. Siamo condannati all’interpretazione, scrive E. Morin in Insegnare a vivere, e abbiamo bisogno di metodi affinché le nostre percezioni, idee, visioni del mondo siano il più possibili affidabili. Da qui la necessità di introdurre, dalle prime classi fino all’università, la conoscenza della conoscenza.

 

Insegnare a vivere non è solo insegnare a leggere, scrivere e far di conto e le conoscenze basilari della storia, della geografia, delle scienze naturali. Non è concentrarsi sui saperi quantitativi, né privilegiare la formazione professionale specializzata: è introdurre una cultura di base che includa la conoscenza della conoscenza.

 

La questione della verità,  è la questione dell’errore. Ora  una fonte di errori e di illusioni è l’occultare i fatti che ci disturbano, anestetizzarli ed eliminarli dalla nostra mente. Un  nuovo sonnambulismo è apparso nella nostra crisi, che non è solo economica, non è solo di civiltà, ma anche di pensiero. D’altra parte il conformismo mediatico ci abitua a giudicare la qualità in base al consenso, ed acquisirlo tramite una qualche forma di marketing fondata su elementi emotivi che hanno a che fare con i meccanismi del desiderio, ma la conoscenza segue altre regole.

 

Il marketing produce clienti, mentre la conoscenza aiuta a formare cittadini consapevoli.

Non sempre chi si riempie la bocca della “cultura” lo fa con l’obiettivo di far diventare colti i suoi concittadini.

A tal proposito, Tomaso Montanari cita un esempio di come si può usare in modo, diciamo, disinvolto il Rinascimento, il periodo più fulgido della storia dell’arte italiana.

 

Il negozio di Firenze della catena alimentare Eataly, aperto nel dicembre 2013 (prima c’era una libreria), dichiara: “Eataly presenta il Rinascimento”, la scritta la si può leggere all’ingresso del supermercato.

Lungo la scala che porta al primo piano, una serie di pannelli definita “percorso museale” fruibili anche attraverso un audio guida con la voce del “celebre scrittore e professore” Antonio Scurati.

 

Ora se il patron di Eataly  vuole usare il Rinascimento come un brand, che lo faccia per i negozi che deciderà di aprire a Pechino o Melbourne! Ma a Firenze? Il cliente visitatore il Rinascimento lo trova a pochi metri dal negozio di Oscar Farinetti.  L’obiettivo, si chiede Montanari, è aumentare la conoscenza o sfruttare un’icona? Se lo stesso supermercato avesse regalato biglietti per i musei o finanziato un restauro o previsto una sezione di libri sul Rinascimento, il fine sarebbe stato certamente commerciale ma non contro la conoscenza.

 

Una diffusa retorica oppone le “emozioni” alla conoscenza, ma è proprio quest’ultima l’unico metro attendibile con cui misurare le iniziative di “valorizzazione” del patrimonio culturale.

 

Un altro ambito d’elezione per apprendere la conoscenza della conoscenza, insieme al paesaggio e al patrimonio artistico, è la scienza ecologica.

La scienza ecologica è esemplare per l’apprendimento della conoscenza sistemica, poiché la sua base è la nozione di ecosistema, ed è esemplare per l’apprendimento della conoscenza transdisciplinare, poiché mobilita le conoscenze della geografia, della geologia, del clima, della fisica, della chimica, della batteriologia, della botanica, della zoologia e di un numero sempre maggiore di scienze umane. La conoscenza ecologica è divenuta perciò vitale, in quanto permette, sollecita e stimola la presa di coscienza delle degradazioni della biosfera che si ripercuotono in modo sempre più pericoloso sulle vite individuali, sulle società, sull’umanità, e ci incita a prendere le misure indispensabili allo scopo.

Giuseppe Costantino

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