Sanità. più formazione e via la politica |
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Scritto da L.Niger | |
lunedì, 08 febbraio 2016 06:45 | |
![]() Ho molti amici medici, equilibrati, competenti, disponibili e,quindi, qualsiasi discorso critico sulla sanità pubblica mi crea disagio e sofferenza. Tuttavia, come sosteneva Aristotele nei confronti del suo grande maestro, Platone mi è amico, ma mi è più amica la verità. Per carità, chi scrive .al di là delle letture e delle esperienze, non ha in tasca alcuna verità, anche se va continuamente alla ricerca di possibili verità, di verità sempre relative. Ho creduto, e continuo a credere, nelle verità. Come già accennato, la società italiana, tra le tante, continua ad essere colpita da una malattia seria: la sanità. Per fornire risposte non dico soddisfacenti, ma appena decenti e credibili, occorrerebbe scrivere un libro, anzi non basterebbero più libri. Va, innanzitutto, sottolineato il comportamento scorretto della classe politica, che da sempre gestisce la sanità attraverso un sistema affaristico-clientelare, spregiudicato e tentacolare. Il tutto, ovviamente, sulla pelle dei cittadini, soprattutto di quelli che non hanno armi con cui difendersi, e, cioè, soldi e legami, amicali e non. Anche a livello sanitario l’uguaglianza continua ad essere un sogno, che per una sinistra un po’ pensosa dovrebbe rappresentare un grande obbiettivo di lotta e di realizzazione. Ai tanti politici, per lo più incompetenti ed irresponsabili, si devono, tra l’altro, la corruzione, gli sprechi, i continui tagli, le strutture fatiscenti, l’inadeguatezza degli strumenti diagnostici, la scarsa formazione del personale, medico e paramedico, oltretutto carente. Non si tratta di populismo o disfattismo, né di casta e di anticasta, ma di un minimo di dignità e di senso di responsabilità. Qualche sera fa un amico medico, tra il serio e il faceto, dopo aver sottolineato che i medici rappresentano il cuore e la mente della sanità pubblica, ha incominciato a tracciare un profilo dei medici, che in poche parole riassumo. Indifferenza, complicità, responsabilità, sensibilità, disprezzo caratterizzano il comportamento professionale dei medici? In alcuni, questi comportamenti dissociativi coabitano, in altri sono, per lo più, ben delineati. Da qui, i profili ipotetici ed approssimativi: 1) i medici eroici. Brillano per competenza, per umanità, che è tanta parte della cura, per dedizione e per responsabilità. Pongono al centro non la malattia ma il malato come persona, con i suoi bisogni e i suoi desideri, con la sua storia . Vanno oltre gli orari, oltre il legittimo compenso. Si spendono senza calcoli. Sono quelli che continuano a garantire il diritto alla salute dei cittadini e una certa fiducia nella sanità pubblica;2) i medici “normali”. Sono seri, scrupolosi, ma freddi e distaccati, distanti. Fiscali negli orari di lavoro, trattano solo la patologia e sono poco attenti alle persone, ai loro dolori interni e alle loro sofferenze taciute. E’ come lavorare al microscopio in laboratorio. Niente passione. Niente empatia. Tutto è organico e basta;3) i medici inutili, anzi dannosi. Sono incompetenti, sbrigativi, supponenti ed arroganti. Più di altri, questi sono molto sensibili alle sirene delle case farmaceutiche, dalle quali accettano o barattano di tutto e sono assidui frequentatori di costosi convegni scientifici, dai quali tornano con qualche idea in meno e qualche chilo o regalo in più. Che fare? Due cose, forse, nell’immediato. Allontanare la classe politica dalla gestione della sanità e puntare sulla formazione permanente. Purtroppo, una politica universitaria scellerata ha avuto ricadute gravi anche sulla facoltà di medicina, con l’aggravante della corruzione e degli esami e dei concorsi truccati. Basi culturali fragili e approssimazioni scientifiche, carenze strutturali e ricerche limitate, danno vita ad una bomba esplosiva, che va rapidamente disinnescata. I limiti e gli errori sono umani e, quindi, presenti, anche, nella vita professionale. E la medicina, come tutte le scienze, è una scienza relativa e finita. Non esistono certezze assolute e definitive e i fallimenti finiscono per arricchire il percorso scientifico e umano. Sbagliare, però, per indifferenza, per negligenza, per incompetenza, per cinismo o per omissione non è accettabile, è disumano ed intollerabile. Luigi NIGER |
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