Sotto un tiepido sole invernale, giovedì 14 gennaio 2016 si è svolto il secondo memorial in onore del piccolo Cocò Campolongo, il bimbo di tre anni ucciso dalla criminalità due anni fa a Cassano Ionio. Le tre squadre in campo hanno giocato in maniera ordinata e leale: Il settore giovanile della Young Boys Cassano, l'A.S.D. Spezzano Albanese Calcio e la squadra Cocò nel Cuore, composta da parenti ed amici del piccolo Cocò.
Presente all'iniziativa anche Nicola Campolongo, papà del piccolo, attualmente rinchiuso ai domiciliari ed alla sua prima uscita in licenza dopo la tragedia che lo ha colpito. Inutile nascondere l'emozione di parenti ed amici che non avevano avuto modo di stringerglisi intorno nel momento del dolore, occhi lucidi, abbracci e parole di conforto hanno accolto il padre del piccolo.
In più, oltre a decine di cittadini, c'erano le dirigenze delle due squadre e S.E. Mons. Francesco Savino, Vescovo della Diocesi, che ha aperto la cerimonia con un piccolo saluto nel quale ha spronato i presenti a rinnegare la violenza e tutti i cassanesi a non dimenticare il sacrificio del piccolo Cocò. Prima di andar via il Presule si è recato dal padre del piccolo, già in campo per la partita, per scambiare qualche parola con lui, prima di lasciarlo con un bacio sulla guancia.
Qui di seguito riportiamo le parole di Mons. Savino.
" Guai se dimenticassimo, guai se non diventassimo capaci di custodire la memoria di eventi difronte ai quali le parole non servono, difronte alla morte ed all’uccisione del piccolo Cocò ogni pensiero si blocca, le parole retrocedono, il cuore vacilla. Quando si uccide un bambino si tocca il fondo, si tocca soprattutto la capacità dell’uomo di fare grandi cose ma l’uomo è anche capace di fare cose miserevoli.
La morte di Cocò segna indubbiamente la caduta della civiltà, la sconfitta della ragione, allora, siccome anche io sono diventato Cassanese dal primo giugno, dopo che il trentuno maggio sono entrato come Vostro Pastore, come Vostro Vescovo, il Vescovo della Diocesi di Cassano Ionio, anche io come Cassanese vorrei dire a tutti i miei concittadini, ma vorrei dire a tutti gli abitanti della Calabria, che la morte violenta di questo bambino deve diventare per noi una lezione di vita, guai se non imparassimo niente dalla morte di Cocò.
Se oggi Cocò potesse venire come Angelo a raccontarci quello che gli è accaduto, penso che direbbe soltanto una sola cosa: come bambino Cocò direbbe no alla violenza, no ad ogni tipo di guerra, no ad ogni conflitto, no ad ogni distruzione. Ma ci direbbe anche no ad ogni forma di criminalità, ad ogni forma di ingiustizia, ad ogni forma di corruzione, ad ogni forma di illegalità.
A voi giocatori che vi scontrerete, chiaramente amichevolmente, in questo memorial, a voi che siete giovani affido soprattutto il seme della speranza: giovani cercate di non cedere alla tentazione della violenza, perché la violenza genera violenza, la violenza non è stata mai una soluzione per i problemi della vita. E poi chi uccide pensa di essere forte ma chi uccide esprime tutta la sua debolezza: è forte chi dialoga, è forte chi si confronta, è forte chi tiene l’uso della ragione, è forte chi crede nella pace non chi crede nella violenza. Forse pensate che gli uomini e le donne violente sono forti? Sono la testimonianza della loro debolezza. Chi uccide è debole, non è forte, perché non ha capito che quell’atto di violenza porta soltanto a dire a se stesso: “tu non soltanto hai sbagliato ma tu hai fatto la più grande sciocchezza che potevi fare nella tua vita”.
Uccidere è una forma di irrazionalità, uccidere non ha senso, chi uccide vuol dire che ha perso la bussola della vita e lo dico a tutti voi qui presenti: ricordare la morte di Cocò significa riscattarsi, significa affermare il primato della coscienza, il primato del dialogo e del confronto non affermare la violenza, se Cocò non ci ha insegnato nulla, vuol dire allora che anche noi siamo diventati tutti complici di quella morte. Se non abbiamo imparato nulla da quella lezione, vuol dire allora che la civiltà è soltanto una parola e non invece una condizione di vita. Faccio appello a tutti, facendo mia quella bellissima espressione che anche qui, in questo territorio, nella Vostra Diocesi ha detto Papa Francesco: dalla morte di Cocò non dobbiamo perdere la speranza anzi, dobbiamo trasformare questo gesto di violenza inaudita in un seme che deve portare giustizia, legalità e trasparenza di ogni tipo.
Che Cocò sia l’angelo che vuole costruire questa terra di Cassano allo Ionio, che Cocò angelo ci aiuti a non commettere altre sciocchezze, che alla morte di Cocò non ci siano conseguenze di altre violenze. Io di una cosa sono certo: che Cocò ci direbbe soltanto una cosa: basta ad ogni forma di spargimento di sangue.
Voi che darete un calcio al pallone come inizio della prima partita, io simbolicamente invito tutti a dare un calcio alla violenza: diamo un calcio alla violenza e l’unico goal che ci viene consentito è il goal della pace, è il goal dell’amore, è il goal della civiltà. Che questo memorial segni per Cassano il goal della pace, il goal della giustizia per tutti noi cassanesi.
Buon memorial, grazie a chi lo ha pensato, grazie a chi ha pensato di custodire questa memoria e che questa giornata sia per noi una giornata di vera speranza. Ciao a tutti, arrivederci".
A fine cerimonia i ragazzi della squadra Coco nel Cuore hanno regalato una maglia della squadra al Vescovo che ha così commentato:
"Non soltanto indosserò, in alcune occasioni, la maglia dove c’è scritto Cocò nel Cuore ma io mi auguro veramente che Cocò nel Cuore ci aiuti ogni giorno a non fare altre sciocchezze di violenze perché se faremo altre sciocchezze vuol dire che uccideremo per la seconda volta Cocò anche nel nostro cuore. Buon torneo di calcio e vinca il peggiore, non il migliore. Arrivederci." Pasquale Cersosimo
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