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In lutto gli studiosi del Seicento napoletano PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Della Ragione   
lunedì, 12 ottobre 2015 19:58
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Giuseppe De Vito
L’altro giorno ci ha lasciato, all’età di 91 anni, Giuseppe De Vito, dopo decenni dedicati al collezionismo, allo studio ed alla diffusione della cultura sul Seicento napoletano. Era coetaneo di Ferdinando Bologna, ancora sulla breccia e del compianto Raffaello Causa, i due dioscuri della arti figurative all’ombra del Vesuvio. In quaranta anni di riflessioni e trenta di scritti, confluiti principalmente nei volumi di “Ricerche sul ‘600 napoletano” da lui fondato nel 1982 e pubblicati con cadenza annuale, ha contribuito a riconoscere la personalità  di alcuni anonimi o poco indagati artisti, come il Maestro dell’annuncio ai pastori, per il quale era certo di averne identificato l’identità. Nutriva una venerazione verso la pittura di Luca Giordano e particolare impegno ha dedicato alla Natura morta. Ha stimolato la ricerca archivistica di valenti specialisti, ha ospitato gli scritti di giovani studiosi, ha raccolto migliaia di documenti inediti e messo insieme una prestigiosa collezione di dipinti ed una consistente fototeca e biblioteca specializzata, tappa obbligata per chiunque voglia approfondire il Seicento napoletano.

“Tutto ciò che vado studiando ed accumulando intendo lasciarlo alle future generazioni che potrebbero trarne profitto”, amava ripetere, dimostrando le sue rare qualità di napoletano generoso e disinteressato.
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Egli nutriva un amore sviscerato verso la cultura della sua città d’origine, che ardeva inesausto sotto l’aplomb anglosassone tipico di certi Napoletani di un tempo, oggi sempre più rari ad incontrarsi.

La sua lunga vita è divisa in due tronconi antitetici, prima ingegnere e brillante imprenditore fino all’età di 50 anni, poi, divorato dalla passione per l’arte, studioso, mecenate e promotore di fondamentali pubblicazioni.

Oggi Napoli, orbata di uno dei suoi figli migliori, dovrebbe piangere e ricordarlo, ma purtroppo pochi napoletani lo conoscono, a differenza della comunità internazionale degli storici dell’arte, per la quale egli ha rappresentato  una figura unica, irripetibile di studioso colto, operoso e cosmopolita.

Achille della Ragione
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