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Per favore, il marchio no! PDF Stampa E-mail
Scritto da F.Garofalo   
giovedì, 10 settembre 2015 05:48
ImagePer favore quel marchio sul braccio no. Quelle scritte a pennarello in inchiostro blu sulla pelle dei rifugiati alla stazione di Breclav ci riporta agli anni più bui della storia. Tutto questo, è successo pochi giorni fa, nel cuore dell’opulenta Europa, a poche centinaia di chilometri dalla maggior parte dei lager nazisti della seconda guerra mondiale. Marchiati come fossero carne da macello. Tutto accade, in un Europa, sempre più fragile e incapace di affrontare le sfide e dominata dal pensiero unico.

Pensavamo che le storie non si ripetessero mai eguali, eppure è successo. Parlare di un “nuovo Auschwitz” fa un torto tanto alle vittime di ieri quanto a quelle di oggi, che hanno il diritto di sentire la loro storia chiamata con un nome tutto suo.

Per noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case, parafrasando Primo Levi, questi scenari restano una malinconia ringhiosa, uno strazio momentaneo, urlato dentro la confortevole cornice del social network, finché non ci troviamo davanti la scena di Breclav.

I numeri a penna sulla pelle dei rifugiati è senz’altro una pessima trovata che copre di vergogna e di infamia la polizia ferroviaria della stazione di Breclav, piccola città della Repubblica Ceca al confine con l’Austria.

Per carità la Polizia Ceca ha tutto il diritto di procedere all’identificazione ma toccare la carne è tutta un’altra cosa. Il numero sul braccio equivale ad un annientamento dell’identità e trasforma la humanaconditio, a un essere anonimo e insignificante.

Perché toccare la carne vuol dire negare quello che siamo noi, oltre che quello che sono loro.

Negare quello che siamo diventati dopo millenni di storia, fatica, sofferenze, miriadi di vittime.

Toccare la carne con un numero scritto sulle braccia cancella anche il nostro nome, oltre quello dei migranti.

Provare orrore al pensiero che nel cuore d’Europa dei padri fondatori: Konrad Adenaur, Joseph Bech, Johan Willem Beyen, Wiston Churcill, Alcide De Gasperi, Walter Hallstein, Sicco Manholt, Jean Monnet, Robert Schuman, Paul-Henri Spaak e Altiero Spinelli, siano marchiati (di nuovo perché è già successo anche se è un’altra storia) non significa liquidare la complessità della questione immigrati.

Indigniamoci e ribelliamoci contro il pensiero unico che domina la Mitteleuropa che tanti guasti sta producendo sotto ogni aspetto. Le ultime vicende sulla questione immigrati e profughi ne sono la riprova.

Francesco Garofalo

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