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Le BCC Calabresi verso il cambiamento PDF Stampa E-mail
Scritto da F.Bria   
venerdì, 10 luglio 2015 21:32
ImageConclusi i lavori dell’Assemblea di Federcalabria  - LE BCC ALLA VIGILIA DI UN CAMBIAMENTO EPOCALE - Le BCC calabresi, riunite in assemblea presso il Country Club Le Querce a Sarrottino di Tiriolo (Cz), hanno approvato il bilancio annuale della Federazione regionale del Credito Cooperativo.  Ai lavori ha partecipato anche il presidente nazionale di Federcasse, Alessandro Azzi, che ha fatto il punto sulla riforma in itinere del Credito Cooperativo Italiano. Presenti, tra gli altri, Sergio Magarelli, vice direttore della sede regionale della Banca d’Italia, rappresentata anche da Bruno Rizziero, capo della vigilanza e da Giuseppe Albanese, responsabile della ricerca economica; Camillo Nola, presidente di Confcooperative Calabria, e Pietro Galbiati, direttore generale della Federazione Lombarda delle BCC e vice presidente operativo di BCC Sistemi Informativi.

Nella propria relazione al Bilancio, il presidente Paldino ha detto: “le sfide dell’Unione Bancaria ci impongono quattro priorità assolute: responsabilità nel fare autocritica; razionalità economica; rafforzamento del processo di patrimonializzazione; rinnovamento delle capacità di servizio verso soci e clienti”.

Il direttore generale, Pasquale Giustiniani, ha proseguito rimarcando le attività poste in essere durante il 2014 da cui si evince la realizzazione di tutti gli impegni presi nel corso dell’anno precedente. In particolare, la Federazione ha realizzato l’aggregazione di sei BCC; ha realizzato molteplici e qualificate attività di formazione e aggiornamento per adeguare la governance delle banche a sostenere lo tsunami normativo; ha proseguito il progetto di assistenza e formazione sul credito e, infine, ha costantemente monitorato i costi diretti ottenendo una ulteriore riduzione rispetto al 2013.

 Al 31 dicembre 2014 le banche  aderenti alla Federazione Calabrese erano 9 (di cui una in 

 amministrazione straordinaria.) con 74 sportelli, 474 dipendenti e quasi 19 mila soci. 

 I principali dati aggregati indicano, per le Banche di Credito Cooperativo calabresi, una raccolta di   1,6 miliardi di euro e impieghi per 1,1 miliardi di euro. Guardando alle quote di mercato, le BCC pesano per   il 5% sulla raccolta regionale e, riguardo, agli impieghi la loro quota di mercato è del 5, 7%

I l rapporto sofferenze/impieghi è pari al 17,4%, registrando una diminuzione rispetto ad un dato del 21,7% rilevato a fine 2013.

 Le BCC calabresi hanno mantenuto la percentuale di copertura sulle sofferenze ad un livello superiore al 60% (precisamente pari al 61,2%)

 Sono stati poi rafforzati i coefficienti patrimoniali di Basilea 2, i cosiddetti Total Capital Ratio e Tier 1 Capital ratio, portati rispettivamente al 23,9% e al 22,5%

Dopo il dibattito, a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle banche aderenti, è stato approvato il bilancio al 31.12.2014. Successivamente è intervenuto il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, aggiornando i presenti sullo stato dell’autoriforma.

“Siamo alla vigilia di un passaggio epocale – ha detto il presidente Azzi – come nel 1993 quando le Casse Rurali si sono trasformate in Banche di Credito Cooperativo. Anche allora c’era chi, temendo la navigazione in mare aperto, difendeva lo status quo.

Ma tutto cambia – ha proseguito il presidente Azzi – e, anche oggi, per difendere il valore del localismo e della mutualità non si può pensare di lasciare le cose come stanno, perché una delle poche cose certe è che la banca atomistica non potrà più avere un futuro.”.

Oggi – ha spiegato il presidente Azzi – tutto il credito cooperativo europeo è interessato da una spinta normativa orientata a costruire nuove modalità per continuare ad assicurare, anche nell’attuale contesto, la propria specifica funzione, mantenendo i caratteri storici della mutualità e della territorialità.

Abbiamo chiesto che la capogruppo sia di proprietà delle BCC, che dovranno mantenerne non meno del 50,1%, aprendosi al mercato per la restante parte con l’intento di attirare capitali che abbiamo definito “non impazienti”.

Benché risulti evidente la convenienza di un unico gruppo bancario – tutte insieme, le BCC italiane mantengono un CET1 al 16% - è da considerare la possibilità di averne diversi. Ma se i limiti della piccola dimensione sono superabili dalla integrazione in gruppo, evidentemente occorreranno determinate caratteristiche per candidarsi a fare la capogruppo. Non sarà pensabile dar vita ad una capogruppo che non abbia i requisiti per evitare l’insorgere di ancor più gravi rischi sistemici derivati da un eventuale fallimento di gruppo e non di una singola BCC.

I candidati a fare la capogruppo sono, sostanzialmente, le banche di secondo livello che potrebbero avere l’impostazione, la struttura e le risorse necessarie. Ma, non avendo risolto i problemi legati al sistema informatico, si correrebbe il serio pericolo di dividere l’Italia a macchia di leopardo con la prospettiva della balcanizzazione.

“La riforma è una grande opportunità – ha detto Azzi - ma può essere anche un gravissimo pericolo, soprattutto se non si tiene conto che il patrimonio che ci è stato consegnato è di natura intergenerazionale. Qualcuno lo ha creato prima di noi, e noi abbiamo l’obbligo di preservarlo e consegnarlo a chi verrà dopo.

La componente associativa sarà un elemento di aggregazione importante, perché se si farà una o più capogruppo, sarà comunque impensabile tenere i rapporti su tutto il territorio nazionale da un unico centro.

Federcasse, come l’ABI – ha concluso il presidente Azzi - è una associazione di categoria, che non ha gli strumenti per intervenire su chi non rispetta le regole. Alla luce del nuovo quadro normativo che va formandosi, quindi, dovremo trasformarci da Movimento in Sistema”. 

A conclusione dell’intervento, i presidenti delle BCC calabresi hanno consegnato un ricordo al presidente Azzi, definendolo il traghettatore del Credito Cooperativo Italiano.

Federico Bria

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