Vangelo di Domenica 31 Maggio |
Scritto da don M.Munno | |||||||||||||||||
sabato, 30 maggio 2015 06:35 | |||||||||||||||||
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 28,16-20. “in-formati” Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione
31 MAGGIO – 7 GIUGNO 2015 camminando insieme UN GIUBILEO STRAORDINARIO … DI MISERICORDIA! (8)
Continuiamo la lettura della Bolla Misericordiae Vultus, che ci aiuta a comprendere lo “spirito” del Giubileo straordinario della misericordia e a prepararci adeguatamente ad esso.
«12. La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre. La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia. 13. Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre. L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace. L’imperativo di Gesù è rivolto a quanti ascoltano la sua voce (cfr Lc 6,27). Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita. 14. Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi. Il Signore Gesù indica le tappe del pellegrinaggio attraverso cui è possibile raggiungere questa meta: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,37-38). Dice anzitutto di non giudicare e di non condannare. Se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello. Gli uomini, infatti, con il loro giudizio si fermano alla superficie, mentre il Padre guarda nell’intimo. Quanto male fanno le parole quando sono mosse da sentimenti di gelosia e invidia! Parlare male del fratello in sua assenza equivale a porlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto. Ma questo non è ancora sufficiente per esprimere la misericordia. Gesù chiede anche di perdonare e di donare. Essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità. Misericordiosi come il Padre, dunque, è il “motto” dell’Anno Santo. Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama. Egli dà tutto se stesso, per sempre, gratuitamente, e senza nulla chiedere in cambio. Viene in nostro aiuto quando lo invochiamo. È bello che la preghiera quotidiana della Chiesa inizi con queste parole: «O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 70,2). L’aiuto che invochiamo è già il primo passo della misericordia di Dio verso di noi. Egli viene a salvarci dalla condizione di debolezza in cui viviamo. E il suo aiuto consiste nel farci cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti».
Camminiamo insieme verso il Giubileo straordinario! Intanto buona domenica e serena settimana! don Michele
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 31 maggio 2015 SS. Trinità (Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20)
Sarebbe forse una “tentazione teologica” quella di fermarsi a riflettere, in questa prima domenica dopo Pentecoste, sul “mistero” della Santissima Trinità attraverso una “serie di ragionamenti”, mettendo da parte quello che ascoltiamo nelle letture che la Liturgia ci propone. La stessa Liturgia, nel Prefazio di questa celebrazione, sembra “cedere alla tentazione” e utilizza una serie di formule attraverso le quali la teologia ha cercato di “pensare” il “mistero” trinitario di Dio. Ascolteremo, infatti, che Padre, Figlio e Spirito Santo sono “un solo Dio non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” e che “adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina”. La Parola di Dio che ascoltiamo, però, ci chiede di percorrere un’altra strada per “intercettare” il “mistero” trinitario di Dio. Una strada fatta non di “ragionamenti e concetti”, ma di “memoria di eventi”. Potremmo dire che la Parola di Dio vuole aiutarci ad accostarci al “mistero” di Dio non attraverso la teologia “speculativa”, ma attraverso una “teologia narrativa”. Così, la Pagina del Vangelo narra, racconta della missione affidata agli Undici da Gesù prima della sua ascensione al Padre. Una missione – “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” – accompagnata da una promessa – “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Il Vangelo, più che farci penetrare “nell’alto dei cieli” per scoprire il “mistero” trinitario di Dio, ci aiuta a prendere consapevolezza che con il battesimo noi siamo stati “immersi” in questo “mistero”! E che il “sogno” di Dio è quello di “rimanere” con noi, fino alla fine del mondo, sempre! Noi siamo “nella Trinità”! O meglio, vi siamo stati in qualche modo “innestati” con il battesimo, ma per rimanervi dobbiamo “osservare tutto ciò che Gesù ci ha comandato”. Anche la prima lettura, tratta dal Libro del Deuteronomio, che fa memoria dell’elezione di Israele tra tutti i popoli della terra, perché in esso siano tutti benedetti, richiede un impegno: “Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre”. Per “rimanere” nella Trinità, dunque, dobbiamo “osservare” i comandamenti. Questi “comandamenti” però non sono qualcosa di esterno a noi, poiché lo Spirito, che tutti abbiamo ricevuto nel nostro battesimo, li ha posti nella profondità del nostro cuore, nella nostra coscienza! E questo Spirito, continuamente, “grida” in noi: “Abbà! Padre”! Se assecondiamo il “grido dello Spirito”, infatti, assecondando la nostra coscienza, noi ci riveliamo “figli di Dio”, poiché viviamo e operiamo come Gesù ci ha insegnato: “prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”! In questa domenica della Santissima Trinità, perciò, rendiamo grazie a Dio che ci ha scelti e chiamati alla fede attraverso il battesimo; chiediamogli di sperimentare continuamente il “brivido santo della nostra fede”, di sentirci continuamente immersi nel suo “mistero” d’Amore, “bagnati dal sangue prezioso del Signore Gesù e unti con l’Olio profumato dello Spirito”; impegniamoci perché attraverso l’annuncio e la testimonianza della nostra vita tutti gli uomini si lascino circondare dall’abbraccio amorevole e misericordioso del Padre che tutti, senza distinzione, chiama a partecipare del Suo Amore! Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre e nei secoli dei secoli! Amen.
AVVISI
- MARTEDÌ 2 GIUGNO vivremo la Giornata Comunitaria con l’organizzazione dei GIOCHI.
- VENERDÌ 5 GIUGNO la S. Messa sarà al mattino (8,30 – S. Giuseppe) poiché dopo la celebrazione il Parroco terrà il ritiro ai fanciulli di 1a Comunione.
- DOMENICA 7 GIUGNO, Solennità del CORPUS DOMINI, si terranno le PRIME COMUNIONI. L’orario delle Ss. Messe è: 8,30 – 11,00 – 17,30. Dopo la S. Messa delle ore 17,30 si terrà la breve processione del Corpus Domini da S. Eusebio a S. Giuseppe.
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