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Il Foglio volante di settembre 2014 PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Iannaccone   
venerdì, 05 settembre 2014 17:10
ImageÈ appena uscito e sta per essere spedito agli abbonati il numero di settembre 2014 del “Foglio volante - La Flugfolio”, mensile letterario e di cultura varia che è al XXIX anno di vita. In apertura un articolo riguardante la delibera del comune di Sant’Angelo di Brolo (Messina) che dichiara il paese “Città esperantista”. Seguono, oltre alle solite rubriche, testi di Svilen Angelov, Loretta Bonucci, Fabiano Braccini, Aldo Cervo, Serena Angela Cucco, Carla D’Alessandro, Rodolfo Di Biasio, Amerigo Iannacone, Tommaso Lisi, Concetta Laura Mauceri, Giuseppe Napolitano, Fryda Rota, Gerardo Vacana.  Riportiamo, qui di seguito, il testo di apertura, un breve testo dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche” e una poesia di Fryda Rota.

Sant’Angelo di Brolo Città esperantista

 

Sant’Angelo di Brolo (in siciliano Sant’Àncilu Brolu), comune di 3.300 abitanti in provincia di Messina, un bel paese, da visitare, è diventato “Città Esperantista”.

La Giunta comunale ha deliberato l’adesione all’obiettivo europeo di promozione della lingua per la sua piena utilizzazione nelle relazioni internazionali, in ambito trans-culturale, scientifico, politico, religioso ed economico.

Riportiamo di seguito il testo della delibera.

 

Su proposta del Sindaco, la Giunta comunale ha deliberato l’adesione all’obiettivo europeo di promozione della lingua Esperanto per la sua piena utilizzazione nelle relazioni internazionali, in ambito trans-culturale, scientifico, politico, religioso ed economico.

Sant’Angelo cosí diventa “Città esperantista”, allo scopo di promuovere la lingua e conferire uno sviluppo coordinato, progressivo ed organico, esperendo a tal fine tutte le iniziative ritenute utili alla sua diffusione e all’apprendimento linguistico, prevedendo azioni e metodologie mirate al perseguimento di tale obiettivo.

Già nello scorso anno scolastico, oltre ad avere promosso un corso per gli studenti del luogo, seguito dall’esperantista Giuseppe Campolo, è stato indetto un concorso internazionale di poesia, che ha avuto una straordinaria partecipazione.

«La cultura – ha detto il Sindaco, Basilio Caruso – rimane uno dei nostri obiettivi prioritari. Inoltre, l’idea di aderire ad una rete di queste dimensioni, sarà un ottimo strumento per promuovere il paese, facendolo conoscere nel mondo. Cosí diventerà punto di riferimento e di incontro per i numerosi appassionati sparsi in tutto il Pianeta. Un doveroso ringraziamento – ha concluso il primo cittadino – lo voglio riservare a Giuseppe Campolo, che ha lavorato con passione alla realizzazione di questo importante progetto».

Dall’esigenza della comprensione tra i popoli, nel lontano 1887, si diede impulso alla creazione dell’Esperanto come lingua razionale e logica, che fosse uno strumento di comunicazione neutrale, superando la logica delle diversità linguistiche, per unire tutti i popoli, affinché potessero interagire senza barriere nella relazione della comunicazione e dell’informazione in ambito internazionale.

Considerata l’importanza di introdurre, anche in Italia, una lingua a ciò finalizzata, nel 1910 si registrò la fondazione della Federazione Esperantista Italiana (FEI), riconosciuta come Ente Morale con Decreto del Presidente della Repubblica e posta sotto la sorveglianza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che, già dal 1994, vide le prime proposte di legge per l’insegnamento dell’esperanto nelle scuole, di cui si evidenziava l’efficacia, dopo la costituzione di un’apposita Commissione, istituita con Decreto del Ministro della Pubblica Istruzione, allo scopo di programmare interventi di promozione della lingua internazionale esperanto atta a far acquisire agli alunni delle scuole elementari la maggior attitudine linguistica per un piú facile apprendimento di altre lingue straniere.

  

Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone

Apostrofo e accento 

Capitava talvolta che quando scrivevo in un articolo per un giornale cui collaboravo espressioni come un po’ di sole, in redazione veniva corretto in un pò di sole, con l’accento anziché con l’apostrofo. E spessissimo mi capita di vedere scritto con l’accento. Ma il modo corretto è po’, con l’apostrofo, in quanto si tratta del troncamento della parola poco.

Lo stesso vale per la seconda persona singolare del presente imperativo dei verbi andare, dare, dire, fare, stare: va’ per vai, da’ per dai, di’ per dici, fa’ per fai, sta’ per stai. Ma, attenzione: la terza persona singolare dell’indicativo è (egli) , con l’accento e non con l’apostrofo; (egli) va; (egli) fa; (egli) sta.

Da notare: di’, imperativo di dire, ma , con l’accento e non con l’apostrofo, nel significato di giorno, e di preposizione senza apostrofo e senza accento.

L’apostrofo si mette anche in alcune altre parole che hanno subito un troncamento: mo’ per modo (usava l’ombrello a mo’ di bastone); ca’ per casa (Ca’ Foscari); e pochi altri casi, come be’ per bene e to’ per togli.

Quanto all’accento, nei monosillabi va messo solo in pochi casi: (voce del verbo dare): Mi la mano; (giorno): Notte e ; è (voce del verbo essere): È stato lui; (avverbio di luogo): Qui e là; (avverbio di luogo): Sono andato lí; (congiunzione negativa): l’uno l’altro; (pronome): Guardava davanti a ; (affermazione): , va bene; (bevanda): Un freddo; e pochi altri casi.

Accento e apostrofo hanno due funzioni diverse, che non vanno mai confuse tra loro. Spesso si vede usato l’apostrofo in funzione di accento: sara’ invece di sarà, perche’ invece di perché, citta’ invece di città, E’ invece di È (frequentissimo) e simili. Ma se questo poteva essere giustificato fino a qualche tempo fa, quando si usava la macchina per scrivere, con la quale in molti casi, soprattutto con le maiuscole, non era possibile mettere l’accento, non è piú ammissibile oggi che il computer ci consente di scrivere qualsiasi cosa e di inserire anche qualsiasi segno speciale.

  

Il mio stendardo

 

Il mio stendardo è fatto di cera:

non garrisce per una terra

ma solamente per un pensiero:

chi ha abdicato ai sentimenti

– a un certo tipo di sentimenti,

quelli del prendere senza dare –

si commuove però guardando

l’assorto volo di un insetto.

 

La mia bandiera è senza colore:

non appartiene ad un Paese

– né si può darne definizione.

È trasparente al pianto che

sopra una rupe – a mezza via

nessun passante le vedrebbe.

 

Il mio orifìamma è solo mio:

la mia bandiera sono io.

 

                Fryda Rota

                Borgovercelli (VC)

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