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Mons.Bertolone e Mons.Pala due isolani per Cassano PDF Stampa E-mail
Scritto da administrator   
domenica, 06 gennaio 2008 20:02

NEL SEGUITO DELL'ARTICOLO MESSAGGIO DI MONS. BERTOLONE PER L'EPIFANIA 

Mons Pala
Mons Pala
Gianfranco Cabras, creatore e gestore dell’interessante sito dedicato a Mons. Giovanni Francesco PALA, indimenticato vescovo della nostra diocesi dal 6 maggio1984 al 21 maggio 1987, mi ha inviato un messaggio del quale faccio partecipi  tutti i nostri visitatori:

“Aggiornamento Sito WebNovità FUNERALE A QUARTU SANT'ELENA

Il Sito Web è stato arricchitto con le foto del Funerale di Mons. Giovanni Francesco Pala. Dopo le esequie celebrate a Cassano allo Jonio dall'Episcopato Calabro, le sue spoglie vennero traslate e giunsero nella Parrocchia di Sant'Elena a Quartu Sant'Elena nel Maggio 1987. Le esequie vennero celebrate dall'allora Arcivescovo di Cagliari Mons. Giovanni Canestri  con l'Episcopato Sardo. Da Cassano allo Jonio giunsero a Quartu Sant'Elena sacerdoti e fedeli calabresi per partecipare alle esequie del loro Vescovo. Il Comune di Quartu Sant'Elena conserva un notevole servizio fotografico a memoria di tale avvenimento.”

Il sito di cui si parla è http://www.palavescovo.it .

Personalmente ho un ricordo dolcissimo di questo Vescovo dotato di una carisma straordinario per la capacità di riuscire a mettere a proprio agio chiunque avesse di fronte. Il Signore lo ha chiamato presto a Sé per i suoi imperscrutabili fini, dopo 20 anni esatti abbiamo un nuovo Pastore della medesima tempra, non so se si tratta di un segno, ma anche Mons. Bertolone è un isolano con molte caratteristiche simili a quelle del compianto Mons. Pala, che Dio ce lo conservi il più a lungo possibile per il bene della Diocesi e per la Sua maggior Gloria. Noi gli staremo vicini e pregheremo per lui. Quando avrete letto questa nota innalzate una preghiera per ambedue. Per il primo, che possa eternamente stare nella luce eterna e per il secondo affinchè l’Altissimo gli illumini il cammino di uomo e di Pastore nel nostro misero mondo terreno. 

 

La fede è un rischio da correre: chiamati ad essere instancabili cercatori di Dio Il calendario si veste oggi di rosso per accogliere degnamente l’Epifania, la festa che ha come simbolo i Re Magi, gli infaticabili cercatori di Dio, inarrestabili pellegrini dell’Assoluto che percorrono una pista del deserto diretti a Betlemme alla ricerca di Cristo. La loro vicenda rispecchia quella d’ogni uomo e d’ogni donna che cercano Dio con cuore sincero. La ricerca del Volto di Cristo, in effetti, è argomento sempre attuale e chiave di lettura per interpretare la storia d’un mondo in cui sono in molti a disperdere il senso della vita. Il XX secolo, ad esempio, apertosi  con movimenti accomunati dalla divinizzazione dell’uomo (homo homini deus est), s’è poi chiuso con la coscienza dei limiti della ragione e la consapevolezza che solo un Dio ci può salvare. Ne deriva una constatazione fatta propria anche da grandi laici dei tempi moderni: «La fede non è un grande problema, ma il grande problema di fronte al quale tutti gli altri diventano risibili» (Indro Montanelli).Lungo i sentieri che portano alla soluzione di questo nodo divino, capita di ritrovarsi affianco il tormento, il dramma, il mistero. Compagni di viaggio che, alla maniera dei Re venuti d’Oriente, spesso conducono, parafrasando Manzoni, al dolce abbandono di Lucia nella Provvidenza, alla faticosa conquista di Fra’ Cristoforo, alla fede adamantina del cardinal Federigo, «ruscello che scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidirsi, in un lungo corso per diversi terreni va limpido a gettarsi nel fiume».Per vedere la luce del grande dono della fede di Dio sono necessari cuori umili e semplici. Per giungere da Colui che «si fa trovare persino da quelli che non lo cercano» (Rm. 10,20), è richiesta la capacità di non cedere allo sconforto, soprattutto nei momenti difficili; di non ritenersi appagati; di non fidarsi solo della ragione, ma di appellarsi a Gesù, che «è il vertice ed al vertice delle aspirazioni umane, è il termine delle nostre speranze e delle nostre preghiere, è il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, è Colui che dà un valore alle azioni umane, è l’amico insostituibile, è il Maestro, il Salvatore, la Vita» (Paolo VI).

Fede e ragione, dunque, sono come due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità (Giovanni Paolo II). Noi tutti  siamo allora chiamati a farci come i Magi, pellegrini dello spirito per contemplare «l’Amore che muove il sole e l’altre stelle», fine supremo della storia e di ogni vita umana. Saranno da bussola le parole d’uno dei più illuminati cercato­ri di Dio Henry de Lubac: «L'idea di Dio è inestirpabile, perché in fondo è la Presenza stessa di Dio nell'uomo. Sbarazzarsi di questa Presenza non è possibile. L'ateo non è colui che vi sarebbe riuscito. È solamente l'idolatra che, come diceva Origène, riferisce a qualsiasi cosa piuttosto che a Dio la sua no­zione indistruttibile di Dio».

+ Vincenzo Bertolone
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