Don Ciotti fra i giovani di Cassano |
Scritto da G.Iacobini | |
lunedì, 05 maggio 2014 08:39 | |
«Calabrese è il nome di un popolo, non di un clan» - Don Luigi Ciotti scuote, ridesta e infiamma le coscienze - Incontro coi giovani della diocesi cassanese insieme a monsignor Galantino. Lì dove c’è povertà materiale e culturale si prepara il terreno alle mafie. Ecco perchè c'è bisogno di cultura: per dare «la sveglia alle coscienze ed affermare con una corale risposta che dove viene messa a rischio la dignità della persona la Chiesa deve parlare con umiltà, senza retorica e demagogia», ma «con la forza profetica» che le è propria. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, domenica sera ha parlato a cuore aperto tra le navate della Cattedrale di Cassano all'Jonio insieme al Pastore della diocesi cassanese (e segretario generale della Cei), monsignor Nunzio Galantino, in occasione del primo degli incontri di preparazione alla visita alla Chiesa particolare di Cassano da parte del Santo Padre, in programma per il 21 giugno prossimo. Aspettando Papa Francesco: nel corso della serata, promossa dalla Caritas diocesana e dall’Ufficio Comunicazioni Sociali, ripercorrendo la sua storia personale di giovane prima in conflitto con la Chiesa ed in seguito di uomo di Dio sulla strada don Ciotti ha ricordato alcuni momenti significativi dei suoi primi anni di sacerdozio, richiamando alla mente gli approcci con il mondo delle devianze e della povertà, fino ad arrivare all'impegno contro le mafie nato all'indomani delle stragi di Capaci e via d'Amelio, esaltando la collaborazione con il sacerdote calabrese don Italo Calabrò per salvare i giovani dalle faide locali. «Non c'è un’età per mettersi in gioco» - ha sottolineato davanti ai giovani presenti in gran numero insieme ad associazioni, movimenti, sacerdoti, religiosi e tante gente comune - ma la «speranza ha bisogno di tutti e diventa grande» se si trasforma «in un noi che vince» anche di fronte alla «immensità di questi problemi». Ha quindi evidenziato la necessità di combattere l'analfabetismo in un Paese dove sono 6 milioni le persone senza cultura: «La cultura sveglia le coscienze e aiuta a eliminare la mafiosità che è il vero patrimonio delle mafie». Bando dunque alla «rassegnazione ed alle «teste basse. Offriamo una risposta corale» con la vita quotidiana. «Abbiamo solo questa vita per amare, amarci, per saldare la terra con il cielo e vivere la profezia del tempo che è vivere questo nostro tempo con responsabilità civile, facendo «come cristiani società con Dio, chiamati ad essere «corresponsabili» del cambiamento possibile, ha aggiunto, per poi concludere: «La strada insegna che è possibile incontrare le persone per incontrare Dio. Noi dobbiamo essere segno di speranza perchè le mafie temono la Chiesa che annuncia la Verità». |
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