L'Universitas di Doria |
Scritto da G.Aloise | |
mercoledì, 04 dicembre 2013 12:28 | |
“Si opina da taluni, che Doria sia stata fondata dalla Duchessa di Cassano Marianna Doria Serra, Principessa di Torella, che le impose per nome il proprio cognome, o titolo di famiglia. Noi non ammettiamo questo parere, sì perché mancano i documenti autentici per provar l’asserto, e sì anche perché la Serra non visse se non verso la prima metà del secolo trascorso ( settecento n.r. ) , siccome apprendiamo dall’Operetta del Pagliari – Condizioni di Cosa Antica e Nuova - alla medesima dedicata nel 1734, ove l’autore nella dedica facendosi a numerare una per una tutte le doti e le virtù della sua padrona fino ai minimi con lo stile adulatorio proprio dei vassalli di quei tempi, non le dice verbo, nella qualità di fondatrice di paese, il che se fosse stato vero, non l’avrebbe taciuto.” Così Biagio Lanza nella sua monografia della città di Cassano e dei rioni di Lauropoli e Doria, inizia la descrizione appunto del “rione” Doria confutando “l’asserto” che questo insediamento sia stato fondato dalla “Duchessa di Cassano Marianna Doria Serra”.
Ma c’è di più : a sostegno del suo convincimento Lanza aggiunge : “Né può dirsi che il paesello ha potuto essere edificato dopo del 1739, perché nel 1735 era di tanta vecchia data, che Re Carlo III percorrendo allora la Calabria per andare in Sicilia, vi si fermò un giorno intero, abitando un Casamento del Feudatario, che di certo non si era potuto improvvisare in un mese, in un anno, ed accordò a Doria il titolo di Città a richiesta dei propri abitanti, che glielo chiesero in grazia”. Senza entrare nel merito della denominazione dei luoghi ove sarebbe poi sorta Doria, le affermazioni di Lanza meritano alcune precisazioni. La fondazione di Doria ha una storia che è raccontata dai documenti esistenti presso l’Archivio Serra Cassano in Napoli . Esistono, dunque, i documenti autentici che , secondo Lanza, sono indispensabili per provare gli accadimenti relativi alla fondazione ed al nome del nuovo insediamento nello Stato di Cassano. Sul numero 10 – Aprile 2013- del Simposio , pregevole periodico di cultura del Liceo Classico di Cassano allo Ionio, avevamo fatto cenno ad alcuni dei documenti più significativi che attestano il faticoso iter dell’autorizzazione a costruire il Casale di Doria concessa nel 1642 dalla Regia Camera della Sommaria in Napoli al Marchese Gian Francesco Serra (Nota 1) che da poco aveva acquistato dai Sanseverino il feudo di Cassano. Non passò molto tempo dall’autorizzazione ad edificare Doria ( 31 luglio 1642 ) e Gian Francesco Serra nell’aprile del 1651 ottenne un decreto della Curia Vescovile di Cassano con il quale si approvava la costruzione della Chiesa di San Domenico sulla quale si riconosceva allo stesso Marchese richiedente il diritto di patronato (Nota 2). Doria assurge, successivamente, al rango di “università” ed i suoi conti, come quelli della “università” di Cassano sono controllati dai Revisori dei Conti. ( Abbiamo riportato sul Simposio alcuni documenti fra i quali “La fede dell’Università di Doria sulle rendite e pesi” del 22 luglio 1688 e gli estremi di un provvedimento di nomina dei revisori di Conti delle Università di Dora e Cassano ). (Nota 3) Al nuovo casale viene imposto il nome di Doria in omaggio a Maria Giovannetta Doria , moglie di G.F. Serra e figlia di Carlo, duca di Tursi. Il matrimonio si celebra nell’anno 1633 (il primo ingresso di Giovan Francesco Serra a Cassano risale all’anno 1629). Se così è sulla base di documenti inoppugnabili, è evidente che Lanza cade in errore perché confonde Maria Giovannetta Doria di Tursi, con Marianna Doria Serra, principessa di Torella. La prima visse nel 600, la seconda nel 700. Dal matrimonio di Gian Francesco Serra con Maria Giovannetta Doria nacquero Giuseppe che fu il primo Duca di Cassano e Francesco, secondogenito maschio . Il secondogenito Francesco Serra sposò Laura Doria Tursi e dal matrimonio nacquero, fra gli altri, Marianna che il 1714 sposò Antonio Caracciolo principe di Torella e Giuseppe Maria che divenne poi il secondo Duca di Cassano, padre di Laura Serra, terza duchessa di Cassano. E dunque, la Marianna Doria Serra che ricorda Lanza non è per nulla legata alla fondazione di Doria perché visse dal 21 ottobre del 700 fino a maggio del 1766. Quando Laura Serra rimase orfana del padre, Marianna Doria ne fu la tutrice. E il Pagliari nella sua operetta del 1734 dedicata appunto alla Marianna Doria Serra non poteva riconoscerle il merito di avere fondato il Casale di Doria perché la fondazione era avvenuta un secolo prima ma sempre ad opera dei Serra ed in omaggio alla “principessa” di Tursi Maria Giovannetta Doria e non alla “principessa” di Torella Marianna Doria Serra. Chiarito l’equivoco, altri documenti esistenti nell’Archivio Serra a Napoli e ripresi da Luca Covino nel suo ultimo lavoro “Governare il Feudo” chiariscono ulteriormente il processo attraverso il quale si è poi proceduto all’edificazione del Casale di Doria. Per comprendere meglio il significato della fondazione di Doria nel 600 e poi di Lauropoli nel 700 occore fare alcune considerazioni sulla consistenza dei territori che ricadevano sotto l’influenza dei Serra. Il feudo comprendeva vasti territori pianeggianti e si estendeva dal mare Ionio fino ad una zona montuosa che ricadeva nel Casale di Civita e in “Giarnastaso” e “Bruchetto”. La ricchezza del territorio sotto il profilo agricolo è un tratto caratteristico del feudo ma allora le pratiche colturali erano tutt’altro che innovative : esse si ripetevano quasi fossero immutabili. L’aumento della produzione e dunque del reddito fondiario era unicamente affidato , come osserva Covino, “alla disponibilità di uomini ed animali”. Di qui l’opportunità di realizzare nuovi insediamenti capaci di attrarre nuovi vassalli. Questa politica espansiva messa in atto dai Serra prima per Doria ed un secolo dopo per Lauropoli era destinata a scontrasi con gli interessi di altri feudatari. La nascita di Doria è stata notevolmente tormentata perché registrò la forte opposizione del Principe di Tarsia, il cui feudo confinava con Cassano tant’è che nel novembre del 1641 l’opposizione promossa dallo stesso Principe di Tarsia provocò la sospensione dell’edificazione di Doria . La successiva supplica di G. Francesco Serra, che fra l’altro godeva il favore della corte di Madrid, superò definitivamente la controversia e si pervenne alla decisione positiva del 31 luglio 1642 della Regia Sommaria. Successivamente , al fine di evitare contrasti tra i feudi , si adottò una decisione che di fatto impediva la costruzione di nuovi casali o la rendeva particolarmente difficile. (Nota 4) L’archivio Serra a Napoli conserva un altro interessante documento databile il 1645. E’ anonimo anche se redatto da un funzionario baronale ed è ripreso da Covino nell’opera citata a pag. 50. Secondo questo documento il primo insediamento fu realizzato con “pagliari” e viene definito come “casale di Montidoro”. Successivamente il feudo fu “infelicitato dall’unione del Crati con il Coscile “ e si dovette provvedere alla “elezione di un nuovo sito”. Il precario assetto idrografico costrinse G.F. Serra a scegliere un nuovo sito su un piccolo colle “cinto da più sorgenti d’acqua da bevere, commodo di quelle per un mulino, per lavare e per bestiami “. Ma temendo che il pantano di Baldanza, nonostante il posto fosse ventilato da ogni parte, ed affatto scoverto, potesse cagionare mal aria , fù levata la fiumarella ed asciuttato il pantano”. Il documento anonimo riferisce che la fondazione ebbe un iniziale successo tanto che in breve si riempirono oltre 50 case. In un solo pagliaro dormivano tre famiglie. Ma la scarsa qualità delle costruzioni ( le case erano fatte di mattoni crudi con paglia ed arricchite di calce ) scoraggio l’immigrazione di ceti più qualificati. Allora v’era un discrimine tra le cosiddette case “terrane” e le case di qualità che dovevano avere almeno un”soprano”. A Doria v’erano solo tre “palaziate fatte di fabbrica”. Forse in una di queste “palaziate” abitava un massaro che , come riporta il documento anonimo ripreso da Covino, “ha un figlio sacerdote , quale risiede in Doria, e vi celebra ogni mattina”. Doria, per la sua posizione, ebbe una funzione strategica che è evidenziata in maniera sintetica ed efficace nelle “Istruzioni del Marchese Giuseppe Serra all’agente generale Andrea Saulli per l’amministrazione politica ed economica dello stato di Cassano che comprende le terre di Civita,Francavilla e Doria in Calabria Citra” ( Luca Covino- I Baroni del Buon Governo pag. 95) Giuseppe Serra I Duca di Cassano alla fine del 600 affida all’Agente Generale del feudo una particolare riflessione : “ In Doria v’è necessario una persona per capitano per essere la terra di passaggio ed esposta a mille impensate accidenti con occasioni di transiti di squadre e di cento mille altre cose. V’è un buon uomo e si potrà far continuare”. Doria era e resta una “terra” di frontiera!!!
Giuseppe Aloise
Nota 1 Gian Francesco Serra ha inciso profondamente nella realtà produttiva di Cassano. Pur essendo legato alla Corte madrilena tanto da essere successivamente nominato Gentiluomo di Camera da Filippo IV e quindi “Grande di Spagna”, s’interessò in maniera particolare delle vicende del feudo cassanese. Appena ventenne, era nato il 20 maggio del 1609,dopo il primo ingresso a Cassano, nel 1629 per testimoniare il proprio attaccamento al ruolo che era chiamato a svolgere in una terra , molto distante da Genova dov’era nato, non mancò di rivendicare il diritto ad avere un baldacchino nella Cattedrale di Cassano . Sul piano produttivo avviò una significativa opera di bonifica prosciugando tutti i pantani che si formavano attorno a Cassano ed in particolare a Garda,Baldanza,Porro, Centre di Doria, Pozzi e Gadella. Ma l’idea più geniale, ripresa poi da Laura Serra, fu l’introduzione di una particolare fiscalità di vantaggio decennale per coloro che si trasferivano a Cassano. Tali privilegi erano estesi anche per le famiglie che si trasferivano a Civita a riprova dell’interesse alla tutela di un centro di minoranza linguistica.
Nota 2 Il diritto di patronato o ius patronatus di derivazione medievale era il diritto del feudatario su una chiesa costruita su un terreno di sua proprietà . Il diritto di patronato non va confuso con il diritto di proprietà. La chiesa costruita appartiene all’Ente ecclesiastico cui fa riferimento. G.F. Serra si assunse l’onere di erigere la Chiesa di San Domenico e mantenerne la funzionalità. Il diritto di patronato includeva talvolta anche l’onere di versare gli emolumenti al rettore, o al parroco della Chiesa o al preposto alle funzioni religiose. I diritti erano onorifici e talvolta consentivano anche di esprimere un gradimento per la nomina del parroco.
Nota 3 Lanza afferma che Carlo III si fermò nel 1735 per un giorno a Doria abitando in un “casamento del feudatario” e accordò , su pressante richiesta, il titolo di Città al Casale. Queste affermazioni meriterebbero di essere approfondite per valutarne l’esatta rispondenza agli accadimenti realmente avvenuti. Quanto al titolo di città, occorre fare qualche precisazione. La provvisione della Camera della Sommaria del 31 luglio 1642 qualifica Doria come “casale”. Il termina Casale ( Casalia ), nella geografia storica degli insediamenti urbani nel mezzogiorno, definisce un aggregato rustico formato da un certo numero di case e di “pertinentia”, cioè di terreni coltivabili . Doria dunque si caratterizza inizialmente come un agglomerato di case rurali sul territorio dell’Università di Cassano. La iniziale espansione consentì a Doria di assumere una propria autonomia tant’è che un documento del 22 luglio del 1668 qualifica Doria come Università. Doria avrà avuto un suo ordinamento perché le Università venivano amministrate da assemblee e da un sindaco. La gestione degli amministratori veniva poi sottoposta al controllo dei revisori, che per Doria risultano nominati. Non è chiaro dunque quale riconoscimento potesse attribuire Carlo III a Doria , perché prima che Carlo di Borbone attraversasse la Calabria , il Casale godeva di un’ampia autonomia tipica delle Universitàs. Quanto alla permanenza di Carlo III a Doria in un casamento del feudatario sarebbe interessante conoscere la fonte dalla quale Lanza attinge la notizia. Nota 4 Con la prammatica XXIV del 17/6/1653 ricadente sotto il titolo “ De Baronibus et eorum officio” si regolamentò in maniera restrittiva l’edificazione di nuovi casali stabilendo che “ qualsivoglia persona non possa, né debba in modo alcuno erigere o fabbricare casali …….. né promettere a quelli che vi verranno ad abitare immunità o assicurazione alcuna …” L’allarme derivava dal fatto che : “per i diversi avvisi avuti da’ Ministri Provinciali di questo Regno, si e’ avuta notizia, che da diversi Baroni, e Feudatarj si siano edificate, e nuovamente erette molte terre, e casali; de’ quali alcuni presuppongono di aver avuta licenza con pretesto d’introdurre ad abitarvi Albanesi e Schiavoni, ed altri sono stati edificati senza licenza di V.E., dal che risulta espressa contravvenzione agli ordini di S.M. e Costituzioni del Regno e notabilissimo danno alla Regia Corte nell’esazione de’ fiscali...» . La deroga al divieto di nuove costruzioni era subordinata ad una serie di condizioni oltre “l’espressa e particolare licenza”. Era necessario sentire il Regio Fisco e le Università convicine. |
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