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Laura Serra e i "Maritaggi" PDF Stampa E-mail
Scritto da G.Aloise   
martedì, 19 novembre 2013 10:00
ImageIn una nota apparsa sul Simposio – N.10 Aprile 2013 -  dal titolo “Dai Serra all’Ente di Riforma: tre interventi nel territorio di Cassano”, mettendo a raffronto, fra l’altro, la fondazione di Doria e quella di Lauropoli,  avevamo evidenziato la ricchezza di documenti esistenti presso l’Archivio Serra Cassano in Napoli che comprovano l’autorizzazione a “ costruire il Casale di Doria “, mentre per Lauropoli non avevamo rinvenuto  documenti significativi che attestassero la nascita del  nuovo borgo  nelle immediate vicinanze di Cassano. Per Doria ci era parso abbastanza interessante un documento del  31 Luglio 1642 dal titolo: “ Provvisione della Regia Camera della Sommaria con la quale si autorizza il Marchese Giovan Francesco Serra a costruire il Casale di Doria nel feudo di Cassano”  che accanto ad altri testimonia il complesso iter seguito dai Serra per realizzare il nuovo insediamento abitativo nel vasto e ricco feudo , acquistato da poco. (Foto: Incipit del testamento della duchessa Laura Serra, cliccare per ingrandire)

Per Lauropoli, invece, avevamo sottolineato l’esistenza di un documento del maggio del 1793 ove compare il nome del nuovo insediamento promosso da Laura Serra. Il documento in Archivio reca il titolo: “domanda fatta al Vescovo del quartiere Lauropoli… per la creazione dell’Economo Curato in quella Chiesa”.

Ora, in un recentissimo lavoro dal titolo “Governare Il Feudo”, Luca Covino, attentissimo studioso  e documentato ricercatore della storia dei Feudi della Calabria Citra ed in particolare del Feudo dei Serra, riporta alcune lettere di Laura Serra, da noi rinvenute a Napoli ma non lette nella loro interezza .

In particolare nel testo di Covino a pag.  241 si legge testualmente:

“Nella seconda metà del settecento  vennero distribuiti  maritaggi per le zitelle del paese.  Nel 1770 Laura Serra scriveva all’agente Cappelli (nota 1): “Coll’istesso Tenente le rimetto separatamente ducati 150 per farne costà maritaggi alla ragione di ducati 10 l’uno alle Donzelle più oneste e bisognose, preferendo bensì  le Orfane, e le pericolanti, e quelle ancora che fossero nubili di Lauropoli. Lei addunque si unisca col Canonico penitente Veneziani per farsi fare una nota fedele alle zitelle bisognose, e delle qualità di sopra additate, e per il giorno 6 Giugno distribuisca i suddetti quindici Maritaggi, ma con l’avvertenza di dare a ciascuna il denaro pochi giorni prima dell’effettuazione del Matrimonio, e ci comprenda la figlia di Anna la Schiava, e se vi fosse qualche Zitella, o Donna che faccia il cattivo mestiere, e che si volesse sposare per vivere onestamente da buona Cristiana, desidero che pure sia preferita”  ( A.S.C. parte II vol 17, lettera del 12 maggio 1770 ).

Questa lettera , ai fini dell’accertamento della fondazione  di Lauropoli e del nome imposto al nuovo borgo, riveste un significato assai  importante.

Intanto si accerta che nel 1770 il nuovo borgo  o quartiere esiste ed ha il nome di Lauropoli. Si avvalora, così, la tesi di Lanza che testualmente afferma: “Dopo di ciò la Duchessa impose il proprio nome al nascente paese, appellandolo Lauropoli.”

Non reggono perciò tesi alternative secondo le quali Laura Serra avrebbe edificato un insieme di case con al centro la Chiesa e la Casa signorile senza imporre alcun nome che invece sarebbe stato  indicato e  definito  successivamente dagli abitanti in omaggio alla sua fondatrice.

Nella tradizione dei Serra, fra l’altro, c’è il precedente di Doria. E la creazione di nuovi borghi , nella visione dei feudatari più avveduti,  è essenzialmente finalizzata alla valorizzazione del feudo  perché  una maggiore disponibilità di manodopera  e di vassalli, specie se provenienti dall’esterno,  assicura non solo il prestigio dello “Stato” ma contribuisce ad accrescere le risorse della Cassa baronale per via delle più estese attività agricole e di allevamento.

Il contenuto della lettera  conferma il ruolo che Laura serra intendeva assegnare al nuovo borgo incentivandone l’immigrazione e la permanenza. Accanto agli incentivi  di carattere “tributario” (riduzione dei canoni imposti a coloni e vassalli), la specialità di Lauropoli era estesa a tutti i benefici previsti dai rapporti feudali.

Le donzelle nubili di Lauropoli godevano di una sorta di privilegio nella stesura della graduatoria delle ragazze che potevano aspirare al beneficio del “maritaggio”. Esser residenti a Lauropoli era di per sé una condizione soggettiva favorevole per aspirare ad ottenere il beneficio, godendo perciò di un privilegio rispetto alle aspiranti residenti a Cassano o a Doria.

Il contenuto della lettera si presta ancora ad alcune considerazioni di carattere generale che contribuiscono a delineare il quadro della condizione civile del feudo alla fine del ‘700 pochi anni prima dell’emanazione delle cosiddette leggi eversive della feudalità.

Il “ maritaggio” è la traduzione dal francese del termine “formariage”, ma nel 1700 assume un significato diverso rispetto al significato che assumeva in Francia nel medioevo.

Infatti, nella Francia medievale e poi in tutta l’economia “curtense” del latifondo, il maritaggio era un tributo pagato al principe dal servo che andava a nozze. Infatti  i servi  potevano contrarre matrimonio solo  con un altro servo dello stesso signore, in caso contrario occorreva pagare una tassa che era una prestazione monetaria e non in natura. In caso di mancato pagamento del tributo imposto,  la sanzione non era la nullità dell’atto (il matrimonio è un sacramento ecclesiastico) ma una pena pecuniaria più consistente o addirittura la confisca dei beni.

Questo diritto in Francia venne abolito assieme a tutti gli altri diritti feudali dall’Assemblea Nazionale Costituente con le Leggi del 4 Agosto 1789 dopo la presa della Bastiglia.

Nel reame di Napoli, come in altre parti, il termine assume un significato opposto a quello in uso nella Francia medievale: da tributo diventa una gratifica per le ragazze bisognose in vista del matrimonio. In  molte realtà, a tal fine, si costituirono dei Monti di maritaggio che si fondevano con i Monti di Pietà ed i Monti Frumentari. Nel regno di Napoli, infatti, erano abbastanza diffusi i Monti di maritaggio, come esempio di assistenza privata, altrove, come a Bologna, esisteva un Monte per il Matrimonio. Queste istituzioni avevano una dotazione iniziale rappresentata da un lascito di rendite o di altri beni  e venivano alimentate  da contributi ed offerte da parte di categorie agiate. Il ricavato e le rendite servivano per aiutare le ragazze bisognose in vista delle nozze.

Questa usanza, ritenuta dal movimento femminista, anacronistica, si è perpetuata fino agli inizi del novecento o addirittura fino ai giorni nostri se è vero che in un Comune campano nel 2010 è stato emanato un bando con il quale si è indetto “un premio maritaggio a favore di fanciulle bisognose” che ha naturalmente sollevato  significative proteste.

 

A Cassano, stante l’assenza di un  Monte di pietà o di un Monte di maritaggio, (nota 2)  sopperiva l’intervento diretto del feudatario.

Nel nostro caso, infatti,  la Marchesa o duchessa Laura Serra  da Napoli attraverso il latore della lettera inviava all’agente Cappelli 150 ducati da devolvere a 15 “donzelle”. Mentre i regolamenti dei Monti di maritaggio prevedevano che solo le ragazze povere che riuscivano a mantenersi “onorate”  avevano la possibilità di aspirare “nella giusta ricompensa di una dote”,  Laura Serra, invece, sotto questo profilo più illuminata, rivolgeva una particolare attenzione alle donne che praticavano “il cattivo mestiere”, garantendo per queste “escluse” una preferenza nel caso si volessero sposare “per vivere onestamente da buona Cristiana”.

La lettera contiene  anche un invito ben preciso all’Agente Cappelli ed al Canonico penitenziere per  includere nell’elenco delle 15  donzelle “la figlia di Anna La Schiava” . Il riferimento specifico ad una ragazza è la prova che Laura Serra aveva sicuramente una profonda  conoscenza  della realtà anche quella riferita agli stati più bisognosi e forse più emarginati della comunità locale.

Infine, sul piano dell’assistenza, una sorta di welfare sul quale si reggeva l’autorità baronale, merita una particolare attenzione un altro istituto messo in campo dai Serra a Cassano. Tutti i poveri ed i bisognosi venivano inseriti in un “Rollo”, un elenco non rigido ma suscettibile di essere integrato anche su istanza degli interessati. Venivano così elargiti sussidi e contributi mensili attingendo appunto da questo elenco compilato sempre con accortezza.

La lista dei poveri o l’elenco dei poveri che veniva compilato e detenuto nei Comuni  dagli Enti Comunali di Assistenza  in epoca recente e fino alle soglie del 2000 altro non era che una riedizione più regolamentata  del “Rollo” di antica memoria che a Cassano veniva gestito, sia pure in maniera caritatevole, dai Serra attraverso i propri emissari  che operavano nel feudo e  per loro conto lo governavano.

Era un  welfare caritatevole, non espressione di diritti garantiti, ma che comprendeva “in nuce” istituti e modalità di intervento che poi si sono successivamente affinati  con la riaffermazione dei diritti di libertà e di uguaglianza dei moderni  Stati democratici.

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(Foto: Firma olografa della duchessa Laura Serra in calce al testamento di ben 24 pagine)

 

Nota 1)

Domenico Cappelli, patrizio di Castrovillari, era al vertice del governo del feudo. Reggeva l’Agenzia feudale. Luca Covino  nel suo interessantissimo lavoro, già citato, dal titolo “Governare il feudo”  descrive nei dettagli l’organizzazione relativa alla direzione, all’amministrazione ed alla conduzione del feudo dei Serra.

L’assenza da Cassano e la residenza a Napoli ha senz’altro indotto Laura Serra ad articolare nei dettagli l’organigramma del Feudo.  Interessante, a questo proposito ,  “La relazione sullo stato di Cassano  1751”: “I principali Ministri e subalterni sono l’Agente generale, il Governatore, l’Erario, il Mastrogiurato, il Fattore di Campagna, il Montiero o sia Capocaccia, il Castellano e gli Officiali dello Scagno o sia Computisteria”.

Al Governatore era affidata l’amministrazione della giustizia (a Cassano la Corte baronale aveva competenza sulle cause civili e penali di primo e secondo grado); all’Erario era affidata la gestione della Cassa baronale;  al Fattore di campagna era affidata la gestione agricola (nel 1752 le funzioni del Fattore di Campagna si divisero: al fattore tradizionale si aggiunse un fattore per la zootecnia – l’industria degli animali).

Il Mastrogiurato  che normalmente doveva essere   un Galantuomo , era sostanzialmente un Ufficiale di Polizia ed  aveva in particolare la giurisdizione di notte della città al fine di evitare risse, scorribande e furti.       Il Montiero  era autorizzato a rilasciare le licenze di caccia, di raccolta della legna ed era infine una sorta di guardiano dei confini.

 Il Castellano si curava delle carceri poste nel Castello e custodiva i prodotti alimentari (formaggio, ricotte, olio e pollame).

Gli Officiali dello Scagno (scanno) erano le persone addette alla registrazione e conservazione delle scritture contabili.

L’Organigramma del Feudo non si esauriva a Cassano.  Infatti dalla sede del feudo venivano trasmessi a Napoli periodicamente conti, spese ed altre informazioni sulla gestione. La corrispondenza veniva registrata a Napoli da un Segretario mentre i conti e le altre informazioni di rilievo venivano revisionati da avvocati a da un razionale.

Nota 2)

“Sulla base dei dati pubblicati da Padre Francesco Russo, si riteneva che nella Diocesi di Cassano, nel corso del XVI secolo, esistessero solo i Monti di Pietà di Castrovillari (istituito nella seconda parte del secolo), di Morano (eretto nel 1581) e di Tortora….  Quanto rivela l’archivio Comunale di Papasidero ci consente di  smentire tali dati poiché alla fine del Cinquecento si può annoverare nella Diocesi cassanese un altro Monte di Pietà con annesso Monte frumentario. Si tratta di un organismo dalla duplice finalità istituito a Papasidero  il 24 novembre 1593 durante l’episcopato dello scozzese Lewis Owen (Ludovico Audoeno  nella forma latinizzata) Lo statuto del Monte ed il relativo regolamento per il maritaggio delle ragazze povere sono contenuti in un manoscritto apografo copia ottocentesca dell’originale “La Storia assente” di  Saverio Napolitano pag. 135.

Giuseppe ALOISE

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Il dott. Aloise intento allo studio di un antico documento presso l'Archivio Serra di Napoli
 

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