Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow Storie Miti e Leggende arrow Il palazzo della Bufolaria
Skip to content
Il palazzo della Bufolaria PDF Stampa E-mail
Scritto da C.Forace   
lunedì, 16 settembre 2013 09:48
ImageRiprendiamo la pubblicazione degli articoli comparsi sull'ultimo numero del "SIMPOSIO" il periodico edito dal Liceo di Cassano Ionio. Dopo la pausa estiva presentiamo l'interessantissima nota dell'architetto Carlo Forace nella quale l'autore narra della completa sparizione di un palazzo che per diversi secoli ha rappresentato un punto di riferimento importante per coloro che viaggiavano nella piana di Sibari e per l'agricoltura di tutto il territorio. Pare che durante il passaggio delle truppe del Cardinale Ruffo nei suoi pressi furono impiccati 5 rivoluzionari e forse lo stesso cardinale vi soggiornò. Vi lasciamo alla lettura e alle interessanti foto che lo stesso architetto ci ha inviato a corollario del suo articolo. BUONA LETTURA. "Il nome di Bufolaria è circondato da un mistero determinato dal fatto che in molti non riescono a spiegarsi come un grande palazzo, addirittura alcune volte chiamato castello, sia potuto sparire nel nulla, al punto che è addirittura difficile identificarne il sito. Ebbene, anche io, appassionato di storia, archeologia, miti e misteri del nostro territorio, mi sono imbattuto più volte alla ricerca e alla definizione di elementi concreti che ne potevano almeno identificarne il luogo ove era stata costruita questa imponente costruzione. (cliccare sulla foto per ingrandire) Addirittura, nel dare una spiegazione alla stampa tratta da “La patria” di Gustavo Strafforello del 1898, dove viene rappresentato il castello di Cassano in Calabria Citra, ero stato tratto in inganno, pensando che poteva essere la Bufolaria, sia per la presenza del fiume e sia per la consistenza della struttura. Cercare un castello a valle e non dove lo abbiamo sempre identificato sul monte Marzio, ne avvalorava l’ipotesi, ma non esistevano documenti e anche minimi indizi di verifica. Il tutto si smontò dopo l’acuto intuito di Peppino Martire che identificò, con assoluta certezza, che non si trattava del nostro castello ma bensì di quello di Cassano D’Adda. Aimè che delusione, essere ingannati da pubblicazioni storiche e chissà  quante altre bufale si nascondono nella documentazione e nelle ricerche sulla nostra storia.

                Abbandonata l’ipotesi che addirittura della Bufolaria si poteva averne una stampa, mi ritornava in mente una frase detta dal mio caro amico e collega Arch. Ettore Cosentino, anch’egli di Lauropoli ma ormai da diversi anni a Firenze, egli parlava di una foto dov’era rappresentata la Bufolaria, trovata durante le ricerche per la sua interessante tesi di urbanistica su Cassano. Dopo alcuni tentativi ripetuti nel tempo, finalmente alcuni mesi fa mi fece dono del file relativo ad un piccolo frammento di una vecchia foto, che rappresentava un palazzo con a fianco  una figura umana.    

Dalla visione del palazzo mi è venuto in mente che possedevo un disegno eseguito dai rilevatori del Catasto nei primi anni del 900, identificato appunto come palazzo della Buffaloria. A dire il vero a questo disegno non avevo mai dato molta importanza, sia per la non rispondenza in nessun palazzo del territorio e sia per nessun elemento di verifica che poteva identificarlo. La rispondenza della foto con il disegno è impressionante, addirittura è possibile identificarne il sito con assoluta precisione per la presenza delle coordinate di un punto fiduciario. In esso vi è anche la descrizione: “Pilastrino costruito sul campaniletto che sorge sul tetto di un palazzo chiamato Buffaloria a breve distanza dalla stazione di Sibari”. Sul disegno c’è scritto “in disuso” evidenziandone appunto l’abbandono. Effettivamente già nei primi anni del 900 il palazzo era allo stato di rudere, ciò ne dimostra anche la scomparsa con il consequenziale riuso di tutto il materiale per la costruzione di nuovi edifici.

 Image

Oggi è difficile pensare all’importanza del reperimento di materiale di costruzione, viene quasi tutto acquistato e i vecchi edifici vengono lasciati decadere. Invece, quando le costruzioni si facevano essenzialmente in muratura o in mattoni, avere il materiale a disposizione di un vecchio edificio era un occasione, così era più economico e si evitava di andare a reperirlo in luoghi molto lontani.

                In tutti i casi possiamo finalmente affermare con certezza di riconoscere nell’immagine del piccolo frammento fotografico il palazzo della Bufolaria, di averne un disegno e, dato estremamente straordinario, l’identificazione precisa del sito.

                A questo punto è opportuno conoscere la storia del palazzo, quando, come e da chi è stato costruito, quale era la sua funzione e perché è stato totalmente abbandonato, naturalmente, per la minima documentazione in possesso, sono quesiti ai quali non è facile rispondere.

                Secondo quanto ci riferisce il Miraglia, Antonello Parato di Casalnuovo, su ordinazione di Pietro Antonio Sanseverino, “…ebbe l’incarico dal Principe di Bisignano nel 1545 di costruire il Palazzo della Bufoleria nella difesa imperiale di Cassano (Notar Roberto Baratta, prot. 10, p. 166, doc. ined.)”25. Le identificazioni territoriali riportano il palazzo vicino al vecchio corso del Raganello, infatti, nella carta topografica dell’Ing. Giuseppe Astarita del 1759 si ritrova il disegno di una costruzione di notevoli dimensioni nel Feudo detto Difesa Imperiale, vicino ad un piccolo appezzamento nelle prossimità della congiunzione del Raganello con il Coscile, denominato appunto “Passaggio delle bufale”, da questo potrebbe derivarne il nome.

 

Image

                Sempre nella carta dell’Astarita, che ha elaborato la Platea di Sebastiano della Valle del 1544, nella legenda con le annotazioni numerate ritroviamo: al n° [47]  Ponte della Bufolaria, [48 ] Casino della Bufolaria, [49]  Luoghi dove si mungono le bufale, [50] Porcile della Bufolaria. Ciò denota che nel luogo dove è stato costruito il Palazzo vi era una intensa attività legata alle bufale, probabilmente collegata anche alla presenza del ponte, ciò fa pensare che il pascolo probabilmente avveniva in altri territori, poi vi era il passaggio attraverso il ponte, un ampio recinto in attesa della mungitura. Resta di fatto che con molta probabilità al Palazzo della Bufolaria vi era anche una significativa attività casearia, tale da rendere il sito ancora più importante, oltre che alla rilevanza strategica territoriale.                 

La presenza dei bufali nella piana è confermata anche nel 1890 da Swinburne Hnry che nel suo viaggio nelle due Sicilie così descrive: “Vicino alle sponde del Racanello incontrammo grosse mandrie di bufali che appartenevano alla Duchessa di Cassano. Credo che il numero delle bestie superasse il migliaio. Questi lussureggianti e paludosi pascoli sono molto adatti all’allevamento di queste bestie pesanti ma laboriose che amano vivere nelle paludi.”(1)

                Il Palazzo sarebbe stata completato il 31 ottobre del 1548, con un costo complessivo di  tremila scudi d’oro. Le finalità della costruzione erano quelle di avere un una residenza a valle con il controllo agricolo delle diverse colture e allevamenti che si svolgevano nella valle, in parte bonificata dai Sanseverino. Fra le colture vi era la produzione cerealicola che richiedeva dei vasti granai, infatti ne è testimoniato uno proprio alla Bufolaria (10.000 tomoli) e l’altro molto più grande di Gadella (60.000 tomoli), distante soli a due chilometri e mezzo dal palazzo.

                Il Feudo di Cassano con i suoi possedimenti viene venduto alla famiglia genovese dei Serra il 17 luglio del 1620. Fra i beni del patrimonio venduto dai Sanseverino risulta la “difesa della Bufolaria producente 20.0000 tomoli di grano, comprendente un palazzo nei cui magazzini si potevano ammassare 10.000 tomoli, con annesso giardino e stalla per un valore complessivo di 20.000 ducati” (2)

                Dopo il matrimonio fra Laura Serra e Giuseppe Maria Serra di Genova, suo cugino, che così diventa il secondo Duca di Cassano, la giovane coppia si diede da fare nel ristabilire nelle loro proprietà una verifica e quindi un rilancio economico delle risorse possedute. La giovane Laura aveva ben chiare le idee su quanto fare per restituire gli antichi splendori ai suoi beni feudali, così provati dalla cattiva gestione del nonno materno. Per quanto riguarda il Feudo di Cassano incaricarono un esperto perito, don Ignazio Dolera affinché facesse il punto sulla situazione. La lista dei danni forniti dall’incaricato Dolera fu lunga e minuziosa.  In merito al palazzo della Bufolaria veniva paragonato alla “Gerusalemme distrutta , ritrovandosi con porte e finestre gettate a terra , tavolini e poche sedie tutte fracassate. Anche se dall’inventario dei beni risultava una ricca mobilia, nella realtà  si riscontrava una situazione tale da sconsigliare di risiedere nel palazzo, essendo la spesa per riparare almeno porte e finestre molto onerosa, ed essendo tutti fradici i materassi e rotti i mobili. Le condizioni dei rami in cucina non appariva migliore. Si pensò così di venderli tutti sul mercato di Napoli, acquistando successivamente una mediocre batteria da cucina, con un centinaio di sedie impagliate da distribuire per le camere da dove si potria levare quel poco di mobilia rimasto guarnirne un quarto o due alla meglio per uso e servitio solo de’ Padroni. (3)

                Nel 1799 il Palazzo della Bufolaria è stato scenario dell’armata dei sanfedisti comandati dal Cardinale Ruffo, il quale nell’eseguire l’ordine della Regina Maria Carolina di punire i traditori colpendo le loro proprietà, fece sfilare quasi ventimila uomini, briganti e reduci, contadini e preti, davanti alla grande fattoria di Don Stanislao Serra. Forse per salvare i beni di famiglia dal sequestro, l’inerme Stanislao Serra si sforzò di accogliere con generosità l’armata della Croce. Offrì al Cardinale e ai suoi attendenti una lauta cena, contribuì con cinquemila scudi al allestire un ospedale da campo per centinaia di sgherri ammalati, versò seimila ducati direttamente nelle borse di Ruffo (4)  

                Nel 1857 il Lanza la descrive in questi termini: E’ un vasto palazzo quadrato a due piani, con quattro torri quadrate ai quattro angoli. Contiene sale spaziose, molte stanze, sale larghe, passaggi segreti, assai nascondigli, e tutta in buono stato. La porta d’ingresso al primo piano è ornata per intero di travertino bianco tutta scolpita in rilievo di figure simboliche, su di una delle quali incise leggonsi al lato destro le quattro iniziali S.P.Q.R. che interpretate da taluni Senatus Populusque Romanus, han fatto credere essere il Casino opera romana. Lo stile architettonico ce lo addimostra antichissimo; eppure vi sono ragioni a supporlo costruito in tempi a noi più vicini. Innalzasi questo fabbricato nel tenimento della difesa imperiale, comunemente appellato Buffolaria per molti bufoli, che vi stanno a pastura, da cui prese il nome(5)

                La pianta del palazzo per come riferisce il Lanza è quadrata con un lato di circa 40 metri e quindi per un superficie complessiva di 1600 mq., realizzata su un piccolo rialzo al fine di sistemare i sotterranei e di dare più risalto alla struttura, non a caso alcune fonti lo citano come castello della Bufolaria.  Le quattro torri presuppongono al piano terra la presenza di quattro ampi locali, nelle parti laterali se ne ipotizzano altri, con le varie funzioni sicuramente rapportate ai servizi del palazzo e alle attività agricole della difesa imperiale.

La struttura aveva probabilmente una piccola corte interna contornata dalla scala che serviva i cinque livelli, l’interrato e sempre nelle quattro torri si nota la presenza di un ammezzato tra il primo e l’ultimo piano. La presenza del campanile presuppone l’esistenza di una cappella, quasi sicuramente a piano terra per dare la possibilità anche ai contadini di partecipare ad alcune celebrazioni. Le stanze del primo piano potrebbero essere nel numero di quattro saloni e di dodici stanze, altre dodici all’ultimo piano, mentre gli ammezzati potrebbero aver ospitato le cucine, le dispense e le stanze per la servitù. Nel complesso la struttura risulta imponente, molto funzionale e naturalmente essa era servita da altre costruzioni staccate ad uso prettamente agricolo, come li riporta l’Astarita nella sua legenda.

 

Image

Del palazzo della Bufolaria non rimane assolutamente niente, la foto provocatoria vuole far risaltare cosa l’uomo è stato capace di fare, annullare completamente un edificio storico di rilevante importanza, come lo stesso è avvenuto per il castello a Cassano.

Cosa ne sarà della cosiddetta Torre di Milone, essa è stata costruita da abili maestranze, sopra una sorgente, in tempi remoti per dominare e per proteggere il suo popolo dagli invasori. Ma adesso forse sta affrontando l’ultima invasione, non sono guerrieri armati, ma sono molto forti e la loro grande arma è l’indifferenza, riuscirà a sopravvivere?

Le testimonianze del passato rendono un contesto territoriale e culturale denso di significati, ne arricchiscono la propria identità e la propria storia. Le tante vicissitudini del passato hanno visto gli uomini fare tanto per la loro epoca e con grande orgoglio lo hanno fatto per essere tramandato alle generazioni successive. Noi che abbiamo ereditato questo patrimonio dobbiamo avere la consapevolezza che non ci appartiene e che egoisticamente ne possiamo fare quello che vogliamo, esso c’è stato dato solo in consegna per custodirlo e tramandarlo alle generazioni future."

Bibliografia

(1)     Swinburne Hnry – Viaggio nelle due Sicilie – 1890

(2)     E. Podestà – F. Augurio – S. Musella  - A cura di Alessandra Serra Cassano - I Serra – p. 374 - Edizione Testo & Immagine 1999 – Torino.

(3)     Ibidem - p. 409.

(4)     Pietro Gargano - Gennaro Serra di Cassano – Un portone chiuso in faccia al tiranno – Ed. Magmata 1999 – Napoli

Lanza Biagio – Monografia della città di Cassano e dei rioni di Lauropoli e Doria – Brenner (CS) 1981- Dal testo originale del 1884.

 

Carlo Forace

Image
l'arch. Carlo Forace
 

< Precedente   Prossimo >