Dopo le immagini che sono state mandate in onda della nostra Sibari durante il programma di Rai-Uno Linea Verde, di cui abbiamo già scritto in altra parte del sito, abbiamo ricevuto molte telefonate ed e-mails di amici, turisti, nostri concittadini “estivi”, allarmati dalle “catastrofiche” visioni offerte dalla televisione di Stato. Abbiamo faticato non poco per tranquillizzare coloro che si accingono a venire per la prima volta dalle nostre parti, ma anche molti dei proprietari di alloggi e villette a Marina e Laghi di Sibari. Finalmente tutti hanno capito che l’esondazione del Crati è stata causata dall’incuria e dalle piantagioni agrumicole all’interno dell’alveo (cosa che da questo sito avevamo già denunciato da 5 anni a questa parte) e abbiamo pensato di far conoscere ai nostri lettori come invece veniva “custodito” il nostro fiume più grande nel XVIII sec., quando l’intera piana era proprietà dei duchi Serra di Cassano e dei Nobili Compagna di Corigliano. (Cliccare sulla foto per ingrandire)
Tra gli innumerevoli documenti che avevamo a suo tempo recuperato nell’archivio della Famiglia Serra a Napoli abbiamo anche alcune mappe che riportano gli “INFASCINATI” con i quali si proteggevano e rinforzavano gli argini. Questi infascinati erano formati da fascine di rami che venivano strettamente fissate le une sulle altre per mezzo di palificazioni ai bordi degli argini, e man mano che venivano sistemate, si riempivano gli interstizi di pietrisco e di fango argilloso che una volta indurito diveniva impermeabile. Queste protezioni venivano controllate spesso e rinforzate ogni qualvolta ce n’era necessità. La cartina che vi presentiamo è stata recuperata e fotografata in quell’autentico “pozzo senza fondo” d’informazioni, mai sufficientemente “esplorato”, che è l’archivio Serra di Napoli. Aprire uno qualsiasi di quei brogliacci o faldoni , significa immergersi in quella che è la VERA storia non solo di Cassano, ma dell’intero territorio della piana di Sibari. La pianta del Crati, che potete ammirare, ha un formato molto grande e non riusciamo, sul web, a mostrarla ben visibile in tutti i particolari e probabilmente non si riusciranno a leggere bene le annotazioni, comunque, chi guarda, ha certamente un’idea dell’attenzione che i nostri predecessori riservavano al “biondo” Crati. Nell’intestazione così è scritto: Pianta del Fiume Crati nel territorio della Contrada detta di Martino, a norma degli ordini delle Eccellentissime Signore Duchesse di Corigliano e di Cassano. Il documento è un Duplicato ed è firmato dai Regi Agrimensori Pasquale Scorzafave e Vincenzo Ciardulo, mentre l’originale deve essere stato realizzato da, un non meglio identificato, Gianbattista Guarnone in epoca precedente. Non è riportata datazione alcuna, ma all’archivio il documento si trova in un faldone dove vi sono altri reperti di metà del settecento. Antonio Michele Cavallaro |