I ragazzi di Cetraro |
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Scritto da F.Garofalo | |
venerdì, 04 gennaio 2013 10:39 | |
Nessuno può vivere senza favole e nessuno se le dimentica. Mi riferisco alle favole tradizionali, ma penso anche a quelle moderne elaborate in chiave contemporanea per e dai bambini con l’aggiunta di personaggi nuovi; presentate con un linguaggio mediato dalla televisione. Se i più piccoli continuano ad amare la bacchette magiche, gli incantesimi e le mele avvelenate, i castelli con i principi e principesse, non desti meraviglia se gli stessi, chiamati a elaborare delle favole sovrappongono agli elementi tradizionali altri protagonisti e luoghi. Attraverso l’immaginario narrativo emerge la loro realtà, con i propri bisogni, speranze, problemi e paure. Trovano libera espressione le diverse situazioni del loro vivere quotidiano: la fatica nell’interagire con gli altri; la paura di essere esclusi e derisi; il desiderio di volere fare da soli; il trovarsi delle soluzioni autonomamente, senza chiedere aiuto; il timore di non riuscirci. La favola è un ambiente in cui il bambino si trova a suo agio: vi si parla il suo linguaggio, ne percepisce la “realtà”, costruisce nessi logici tra gli eventi, prova sensazioni, emozioni e desideri. Tramite la magia delle fiabe si può cancellare l’infelicità ed il dolore e si può immaginare un lieto fine. Queste poche righe vogliono essere una piccola testimonianza, "una piccola goccia in un oceano", come amava dire Madre Teresa di Calcutta, per rendere omaggio a questi bambini che nonostante i loro problemi restano e sono semplicemente meravigliosi nella pienezza della loro freschezza. Francesco Garofalo |
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