Commemorazione dei caduti in guerra |
Scritto da A.M.Cavallaro | |
lunedì, 05 novembre 2012 07:44 | |
La manifestazione per la commemorazione del 4 Novembre, ottimamente organizzata dal comitato ad hoc presieduto da Vincenzo Nociti, ha avuto luogo ieri a Lauropoli e, come lunga e consolidata tradizione, si sono susseguiti gli interventi dei personaggi lì convenuti. Ieri hanno parlato il Sindaco Gianni Papasso, l’on. Gianluca Gallo, i comandanti della tenenza dei carabinieri ten. Morrone e della compagnia della Finanza cap. Taccardi, l’on. Aloise, il giornalista Golia ed altri, introdotti dal prof. Achille Nociti. La sobria cerimonia è culminata con la deposizione di una corona d’alloro ai piedi della lapide commemorativa dei caduti delle due grandi guerre dello scorso secolo. Tutto perfetto, unica nota stonata, la massiccia assenza dei giovani. Gli altri anni quando il 4 novembre ricadeva in un giorno feriale, il corteo risultava ben più corposo per la presenza degli studenti che venivano condotti e organizzati dalle dirigenze delle diverse scuole, quest’anno, di domenica, i giovani si sono guardati bene dal presenziare all’avvenimento. Questa, se ce n’era bisogno, è la dimostrazione di quanto poco viene sentita la necessità di avere memoria del passato da parte delle nuove generazioni. (Nella foto un momento della cerimonia)
Se è pur vero, come ha ricordato poco più tardi durante la SS.Messa mons. Galantino, che la Storia non insegna alcunché agli uomini che continuano da millenni nei propri errori, bisognerebbe almeno avere rispetto per coloro che sono morti per la sopravvivenza di questo paese e il minimo che si possa fare é dedicare alla loro memoria un paio d’ore all’anno. Purtroppo abbiamo notato l’assenza anche di coloro che operano nella scuola a vario livello; come si può pretendere che gli studenti, in un giorno di festa potessero essere presenti, quando i loro insegnanti, probabilmente, non li hanno neanche stimolati a partecipare? A parte la retorica solita sull’eroismo dei nostri soldati, non dobbiamo dimenticare che moltissimi di coloro che hanno perso la vita in guerre che non avevano certo deciso loro, spessissimo non erano neanche a conoscenza dei veri motivi per cui rischiavano la propria pelle e si trovarono, loro malgrado, costretti ad abbandonare le proprie famiglie, i propri affetti, le proprie occupazioni, per il volere di politici tronfi d’orgoglio, presunzione e arroganza che mai hanno partecipato personalmente, rischiando la vita, alle battaglie ed alle guerre da essi stessi volute e dichiarate. Ha detto bene mons. Galantino “nessun vero o presunto ideale riesce mai a compensare lo strazio per la perdita di un figlio, di un fratello o di un amico ”. Dopo la cerimonia commemorativa, è stata celebrata dal vescovo di Cassano mons. Galantino, la SS.Messa nella Chiesa della Purificazione di Lauropoli retta dal parroco don Pietro Martucci. Abbiamo precedentemente accennato ad alcuni passaggi della sua omelia che è stata particolarmente incisiva e toccante e della quale offriamo il testo completo in coda alla presente nota. Antonio Michele Cavallaro
Omelia pronunciata da mons. Nunzio Galantino durante la celebrazione della SS.Messa
Siamo riuniti oggi per fare memoria e per pregare. Far memoria e pregare per persone morte in guerra. Al di là dell' enfasi retorica della quale ci siamo nutriti per tanto tempo, si tratta di persone strappate alla vita e agli affetti familiari. E, credo che nessun vero o presunto ideale riesce mai a compensare lo strazio per la perdita di un figlio, di un fratello o di un amico. Penso che voi come me restate profondamente toccati dal dolore che ancora oggi circonda quelle bare che vengono, con tanta solennità, scaricate dagli aerei di Stato che riportano in patria giovani militari morti in guerre ancora in atto e delle quali sono rimasti davvero in pochi a ritenere la utilità. Un popolo che sa ricordare i suoi figli morti in guerra è un popolo nobile. Ma la nobiltà di un popolo non dispensa questo stesso popolo dal chiedersi: ma è servito davvero l'alto tributo di morti se ancor oggi sono in atto guerre nelle quali si continua a morire e nelle quali si continuano a investire risorse enormi? Siamo qui per pregare e per fare memoria del passato perché ci sia utile al presente. Cicerone aveva coniato un’espressione tanto famosa quanto falsa: «la storia è maestra della vita». Un’ affermazione – ripeto - assolutamente non vera: la storia, soprattutto quella di tanta sofferenza e di tanti lutti sembra non aver insegnato nulla. Vi sono ancora morti – tanti morti – vittima dell’esaltazione e dell’arroganza di pochi. Noi continueremo a piangere morti finché non saremo disposti a lasciarci strappare il cuore di pietra per ricevere un cuore di carne. Nessun miracolo può avvenire – nella vita individuale e sociale - nessuna pace si può stabilire, se la prima conversione non avviene dentro di me. La storia della prima e della seconda guerra mondiale, come ci stanno rivelando i tanti diari lasciati dai reduci, al netto della retorica sono state in realtà solo storia di tristezza e di morte. Certo – si sente dire da più parti – che noi oggi siamo in pace. Ma è pace vera? La pace, lo insegna la Dottrina sociale della Chiesa, non è soltanto l’assenza di guerra, ma la promozione dell’umanità vera. E noi siamo ben distanti da una pace in cui vive la giustizia, l’equità e il rispetto per la vita. Siamo ancora costretti, nella nostra terra a registrare morti violente. «Per costruire la pace si richiede anzitutto che vengano sradicate le cause di discordia tra gli uomini e in modo speciale le ingiustizie. Sono esse che fomentano le guerre. Molte di queste cause provengono dalle troppo stridenti disuguaglianze sul piano economico, come pure dal ritardo dei rimedi necessari. Altre invece nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, se guardiamo alle radici più recondite, dall'invidia umana, dalla diffidenza, dalla superbia e da altre passioni egoistiche. Siccome l'uomo non può tollerare tanti disordini, ne consegue che il mondo, anche quando non infuria la guerra, è travagliato continuamente da lotte e violenze» (Conc. Vaticano II, Gaudium et Spes). Bisogna allora, come afferma anche la Costituzione della Repubblica Italiana, «Rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Queste parole oggi sono calpestate perché le persone sono calpestate. No, non c’è pace finché un padre deve mendicare un posto di lavoro per continuare ad essere onesto. Non c’è pace finché una madre viene licenziata perché con un bimbo piccolo non è più redditizio tenerla. Non c’è pace finché un giovane non può andare all’università a studiare solo perché non ne ha la possibilità. Funziona così... si dice... No! Se stiamo qui a pregare è perché noi sogniamo un nuovo mondo. Lo sogniamo e lo costruiamo a partire dalla croce di Cristo, segno di pace e non di violenza. In quel Crocifisso noi vediamo tutti i crocifissi del mondo e, guardandolo, da esso attingiamo energie per dare anche ai crocifissi del mondo una speranza di vita. Di fronte al Crocifisso, Dio Padre non sta semplicemente a guardare. «Le mie lacrime raccogli nell’otre tuo » afferma il salmo 56,9. Ci è sconosciuto il senso di tanto soffrire, di tante lacrime versate. Ci è assicurato però che neppure una di esse cade invano, ma che è raccolta e come memorizzata dal Signore Iddio, mentre egli non tiene affatto in contro vittorie e successi dei bollettini di guerra, nei quali uomini uccidono altri uomini. Preghiamo e agiamo perché donne e uomini non debbano più piangere i morti in guerra, ma preghiamo e agiamo per cacciare via la malvagità, l’invidia, la vendetta, l’avidità, l’idolatria del benessere e del denaro. Preghiamo e agiamo per essere capaci di lavorare insieme per le generazioni future. Lo dico anche agli amministratori presenti e a tutti credenti e non credenti. Impegniamoci a risvegliare insieme una umanità sonnolenta, per far emergere la vera umanità, dove non ci sono nemici, ma fratelli. Questa è la pace di Cristo. Questa è la pace alla quale vogliamo educare le giovani generazioni, questa è la pace che ci impegniamo a costruire, per non essere condannati alla sterilità di chi ripete continuamente il passato e non si mette mai in discussione. Preghiamo per tutti i morti a causa di tutte le guerre, che sono sempre ingiuste. Preghiamo per essi e per le loro famiglie. Preghiamo per essere migliori noi, per impegnarci a costruire un mondo diverso a partire dalle nostre relazioni personali. Lo chiediamo a Maria, Regina della pace. + d. Nunzio
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