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Sibari

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San Eusebio da Cassano PDF Stampa E-mail
Scritto da C.Martirano   
martedì, 16 ottobre 2012 20:53

ImageLa chiesa di Sibari ubicata nel centro servizi è intitolata a S.Eusebio, che, secondo la tradizione, fu il primo vescovo di Cassano. Che la Chiesetta venisse intitolata a S.Eusebio, fu, presumibilmente, un desiderio dell'allora vescovo di Cassano mons. Barbieri, che la inaugurò consegnandola al culto dei Sibariti. Nel 2003 è stato dato alle stampe un interessante volume scritto dal prof. Coriolano Martirano dal titolo "Uomini e Storie di Calabria", nel quale l'autore pone all'attenzione del lettore una serie di personaggi calabresi che hanno avuto ruoli importanti nella società italica a partire addirittura dal mondo classico (Magna Grecia) fino ai primi anni del novecento. Fra questi il prof. Martirano ha collocato anche il Santo cassanese. Credo di fare cosa gradita a tutti i cassanesi, e non solo,  nel riportare per intero le notizie riguardanti questo Santo che ha vissuto in prima persona avvenimenti importantissimi degli albori del cattolicesimo. Alcune parole e alcune frasi segnate in grassetto sono "linkate" su Wikipedia per poter ottenere notizie in più su quei particolari argomenti. Buona lettura.(A.M.C.)

 "Eusebius natus Casignanae, urbis Magnae Graeciae ... " scrive Ciacconio. Nel reggino esiste una Casignano, nei pressi di Bianco sul torrente Bonamico, fondata dai profughi di Potamia in seguito al terremoto del 1349. O ha ragione lo storico Padre Russo quando identifica Casignano con Cassano, antica Città magno-greca fondata dai coloni achei nel secolo d'oro di Pericle.
Eusebio nasce nella seconda metà del duecento quando la Calabria, terra di frontiera, è la testa di ponte del morente Impero romano verso l'Africa. I confini di Roma sono assaliti, al nord e al sud, dalle orde barbariche e le "quadrate legio­ni" non sono più in grado di arrestare le invasioni. Forse non sono nel vero quanti attribuiscono al Cristianesimo la caduta dell' Impero ma non sono lontani dalla verità quanti attribuiscono alla nuova religione la ragione della caduta della ro­manità nella coscienza civile che è pratica quotidiana di vita. L'Impero era nato e si manteneva con la forza, che significa violenza; forza che il Cristianesimo ban­disce dalle relazioni umane basandole sulla legge dell'amore che è fratellanza in Cristo.
In questi primi due secoli dell'era cristiana si combatte nell 'anima del cittadi­no romano una guerra che prima di tutto è scelta esistenziale. E' lecito per un Cri­stiano "adorare" l'Imperatore? Ed ancora: è lecito per un romano "adorare" Cri­sto? Due modi di vivere: due concezioni della vita e quel che conta di più due contrastanti scelte di vita. Massenzio è attaccato da Galerio ma riesce a mantenere il controllo dell'Italia e quindi della Calabria. L'Africa si ribella con Domizio Alessandro e Costantino assume il controllo della Spagna. Roma vacilla. Le persecuzioni contro i cristiani raggiungono il massimo della più spietata violenza; non tanto per motivi religiosi - a Roma il Pantheon assicura libertà di culto a tutti i cittadini - quanto per motivi politici non volendo i cristiani giurare fedeltà all'Imperatore, capo supremo dello Stato. Da qui le persecuzioni ed i martiri. Che non son né pochi e né di poca enti­tà. Massenzio diventa il simbolo intanto della conservazione dell'Impero e con­seguentemente della lotta alla nuova religione.  In questo contesto vive Eusebio che predica il verbo dell'amore in tutta la Ma­gna Grecia; oltrepassa il Crati ed arriva a Cosenza dove è consacrato Vescovo di Cassano, ma è subito chiamato a Roma. Il 5 Febbraio del 310 succede a Marcello al verti­ce della Chiesa. Profondo conoscitore del greco e del latino è umanista di rara eleganza; predicatore suadente, è trascinatore di folle; uomo pio dotato di non comune bontà, è amato per la disponibilità, per il coraggio e per le virtù che lo impongono all'attenzione generale.
Dalla natìa Calabria - Cassano è centro di intensa attività culturale - porta a Roma la freschezza di una cultura che non è finalizzata a se stessa ma che è posta al servizio della Fede come strumento conoscitivo della pa­rola di Cristo. Il Sacramento gregoriano ed il Sacramento gelasiano dell' ottavo secolo ricor­dano Eusebio come confessore. Il Messale romano lo fa martire. Ha comunque un posto di rilievo nella effervescente vita politica di Roma proprio alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio dove nel 312 - due anni dopo la sua elezione al Soglio Pontificio - il Santo di Cassano assiste alla vittoria della Fede.
È tra quanti vedono splendere nel cielo terso della Capitale dell 'Impero le fati­diche parole: "In hoc signo vinces". Vince Costantino ma soprattutto vince il Cri­stianesimo che finalmente esce dalla clandestinità per dilagare nella realtà sociale di una gente assetata d'amore, di giustizia e di libertà.
E' il Papa della vittoria di Costantino su Massenzio che è come dire del cri­stianesimo sul paganesimo. Eusebio è il sottile regista dell'"operazione" che cul­mina nel 313 con l'editto di Milano con il quale l'Impero riconosce alla religione di Cristo libertà di culto. Il paganesimo è tollerato mentre il cristianesimo si af­ferma come religione di Stato con riconoscimento di immunità fiscali e attribu­zioni giurisdizionali ai Vescovi.
Pontefice di particolare spessore teologico dispone, tra l'altro, che i laici non possono accusare il proprio Vescovo davanti ai giudici secolari, che gli "infami" non possono testimoniare e che alle spose ed agli sposi è proibito entrare nei Mo­nasteri prima che abbiano celebrato il loro matrimonio. E' il Pontefice della Unità della Chiesa. Indice il Concilio di Nicea che condanna le eresie e che dà unità alla Chiesa.
Con speciale Bolla impone che gli eretici, pur se pentiti, possono tornare nel seno della Chiesa solo dopo pubblica ammissione di colpa. Riserva ai Vescovi la somministrazione della cresima come atto solenne che fa del cristiano "il perfetto soldato di Gesù Cristo". E non è poco.
Il pontificato di Eusebio coincide col momento più delicato della affermazione cristiana. Si passa dai quattro editti di Diocleziano contro la nuova religione ap­plicati con ferocia da Valerio e da Massimino all'editto di Costantino.
La Chiesa trionfante inizia la marcia inarrestabile che ha come confine l'eterno e l'infinito. Con l'editto di Milano la religione di Cristo, alla luce del sole e senza segreti e con amore, penetra nella coscienza della gente e diventa modello di vita. Eusebio, questo umile figlio di Calabria che dalla sua Cassano porta a Roma la freschezza delle idee, la probità e la giustizia ma soprattutto la fede incrollabile in Cristo, contribuisce e non di poco a questa vittoria, che è vittoria della Fede.
Le cronache non parlano di incontri e di rapporti con Costantino. Parlano però di incontri con la madre dell'Imperatore, quella Elena che diventerà Santa. E par­lano della grande influenza che la Madre ha lungamente sul Figlio.
Gli ultimi anni di vita vedono il Pontefice impegnato nel risolvere il problema della apostasia. Non sono infatti pochi i casi di battezzati che abbandonano la Fe­de.
A differenza di quanti sostengono la inutilità della penitenza per i lapsi, Euse­bio è del parere, secondo quanto si legge in una iscrizione di San Damaso, che è "caritatevole insegnare a questi disgraziati a piangere i loro delitti". Alla intransi­genza della ortodossia si contrappone il concetto del perdono non come conni­venza ma come comprensione della umana debolezza; e ciò alla luce del Vange­lo. Quasi centenario rende l'anima a Dio. E lo piangono cristiani e pagani, quelli per la bontà, questi per la tolleranza.
Papa buono e Papa saggio ma anche Papa politico, il Papa dell'editto di Mila­no.

Coriolano Martirano

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Chiesa di San Eusebio a Sibari
 

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