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News dalla Gazzetta del Sud 14-16 Aprile PDF Stampa E-mail
Scritto da Vari   
martedì, 17 aprile 2012 07:32
ImageArticoli della Gazzetta scelti per voi:  CORIGLIANO, Iniziativa del comitato civico "Corigliano in Azione" prosegue la raccolta firme pro-impignorabilità prima casa. - COSENZA, Filiera turistica Sottoscritta un'intesa - Il papà calabrese, la madre ucraina e il piccolo conteso come un pacco - CATANZARO, Gershwin "riletto" in chiave jazz Enrico Rava conquista il Politeama Ricreata sin dalle prime battute l'atmosfera di un'America d'altri tempi - CASSANO, Scopelliti incorona il candidato Lione Il Partito democratico ha presentato la lista Alle 18, nell'aula consiliare, cerimonia di apertura della campagna elettorale del centrosinistra - CASSANO, La chiamata al voto. I presidenti di seggio - CASTROVILLARI, Nella sfida per arrivare al Municipio diversi "big" della politica in campo - CORIGLIANO, Il Pd stimola il dibattito per far uscire la città dallo stallo politico - CATANZARO, I cattolici impegnati nella vita politica coerenti con la fede - SAN PIETRO A MAIDA, Il piccolo Andrea Diaco è diventato campione italiano cadetti di karate - REGGIO C. Fatta sparire nel nulla perché tradiva il boss La giovane donna sarebbe stata strangolata nella sua casa da Fortunato Pennestrì. Decisivi tre pentiti - Fornero abbraccia Lanzetta e si emoziona «È una donna di straordinario coraggio e merita il massimo sostegno. Lo Stato deve imporre la legalità» - BUONA LETTURA

 Pignoramento case Raccolta di firme
Emilia Pisani
corigliano

Iniziativa del comitato civico "Corigliano in Azione" prosegue la raccolta firme pro-impignorabilità prima casa.
L'obiettivo è quello di sostenere la proposta di legge, fanno sapere dal comitato, presentata in Parlamento, finalizzata a tutelare i cittadini e le famiglie che hanno contratto mutui e prestiti e far dichiarare impignorabile la loro prima casa, a dispetto di quanto sostiene Equitalia.
Una prima consegna di firme è avvenuta nel mese di marzo presso il Parlamento ad opera di alcuni componenti il comitato e adesso proseguirà fino a metà maggio, come del resto in tutta Italia.
Una seconda, e ultima, consegna delle firme raccolte a Corigliano avverrà nella prima settimana di maggio, sempre presso il Parlamento, e sarà opportunamente comunicata ai media locali.
La raccolta di firme si è svolta nelle scorse settimane a Corigliano con appositi banchetti al centro storico, allo Scalo e a Schiavonea.
E ha coinvolto anche le frazioni, registrando la partecipazione di centinaia e centinaia di cittadini, che hanno aderito in modo convinto all'iniziativa per la sua notevole utilità sociale.
Negli stands curati dai responsabili della raccolta firme è stato possibile anche prendere visione del testo della proposta di legge e chiedere ulteriori informazioni.
È infatti inaccettabile che ci siano tante famiglie che oggi corrono il rischio di subire una procedura esecutiva per il pignoramento della prima e unica casa, e vedano così vanificarsi anni di sacrifici a causa di un semplice ritardo nel pagamento di una rata del mutuo dovuto a un errore del sistema bancario o a una mancanza temporanea di liquidità a causa della perdita del lavoro». - 16 aprile




Filiera turistica Sottoscritta un'intesa
Sottoscritta un'intesa tra Confindustria Cosenza, Assohotels Confesercenti ed i Consorzi Cotaj di Villapiana, Isca Hotels di Amantea ed Ecotour di Scalea per promuovere lo sviluppo della filiera turistica della provincia di Cosenza. L'accordo si muove dalla condivisione di criticità ed opportunità per poi individuare strategie ed interventi utili a promuovere lo sviluppo di un territorio ad alto potenziale turistico. «La provincia di Cosenza – si legge nel documento sottoscritto – nonostante sia dotata di un particolare clima mite e di rilevanti ricchezze naturalistiche, artistiche e culturali, riesce ad esprimere appieno le proprie potenzialità di attrattiva turistica solo per pochi mesi all'anno. Molti sono i fattori che tendono a limitare lo sviluppo di un settore con potenzialità tali da poter apportare trasformazioni rilevanti all'intera economia del territorio. L'obiettivo da perseguire in maniera determinata -conclude il documento- è quello di creare la destinazione Provincia di Cosenza: una Destination Management Organizzation (Dmo), in grado di fare capire al turista cosa c'è, cosa può fare, come può farlo». - 16 aprile



Il papà calabrese, la madre ucraina e il piccolo conteso come un pacco
Domenico Marino
cosenza

Una relazione turbolenta, qualche violenza di troppo e un figlio contesto. L'avvocato Salvatore Vetere, difensore della mamma di Antonio (il nome è di fantasia, ndr), spiega perché la giovane ucraina ha portato via il piccolo senza l'autorizzazione del papà, che infatti l'ha denunciata per sottrazione internazionale di minore. Una vicenda su cui si sono già pronunciati i giudici dei minori con il decreto del 2 aprile che dichiara la donna sospesa dalla potestà genitoriale sul bambino. Nel provvedimento è inoltre disposto, a pena di decadenza della potestà genitoriale, di ricondurre immediatamente Antonio a Cosenza per essere affidato al padre (assistito dagli avvocati Giampiero Calabrese e Saverio Caruso), cui spetterà in via esclusiva l'esercizio della potestà genitoriale.
La vicenda è ripercorsa nell'esposto che qualche mese fa l'avvocato Calabrese aveva presentato alla cancelleria della Procura dei minori di Catanzaro, e in quelle della magistratura ordinaria di Cosenza e Civitavecchia. Il testo, attraverso il dipartimento Giustizia minorile è stato trasmesso all'Autorità centrale dell'Ucraina, a Kiev. Il papà del bimbo è un impiegato cosentino che aveva denunciato il tentativo di fuga della donna all'estero col piccolo. La sua ex compagna era stata fermata dalla polizia di frontiera a Fiumicino poco prima d'imbarcarsi su un aereo. Ma la donna ci avrebbe riprovato, riuscendoci, a raggiungere la sua terra con il bimbo nato dalla convivenza con l'impiegato bruzio. A Kiev sarebbe arrivata a bordo d'un autobus di linea partito da Napoli.
La coppia italo-ucraina "scoppiò" lo scorso anno dopo una convivenza cominciata nel gennaio del 2009. Un rapporto piegato dal peso delle incomprensioni che l'arrivo del bambino, due anni fa, evidentemente, non è riuscito a sanare. Per tutelare i suoi diritti di padre separato, l'uomo s'era rivolto alla giustizia minorile che il 28 giugno si pronunciò disponendo l'affido condiviso del bambino. Un provvedimento che la giovane mamma avrebbe rispettato almeno fino a qualche settimana fa, prima che la donna riuscisse a scappare portandosi via anche il piccolo Antonio.
Adesso l'avvocato Vetere mette nero su bianco le ragioni della sua assistita. Anzitutto chiarisce che «tra gli ex coniugi pendono diverse procedure sia civili che penali. Sotto il profilo civilistico sistono due diverse procedure, una ad istanza della madre per ottenere l'affidamento esclusivo e la sospensione della potestà genitoriale del padre e l'altro ad istanza del padre che invero avanza le medesime pretese ai danni della madre. Trattandosi di questione che coinvolge anche un minore di appena due anni – prosegue l'avvocato Vetere – è ex lege interessato alla conoscenza dei fatti anche il pm il quale - valutati evidentemente pregiudizievoli per il minore gli elementi ad oggi in suo possesso - ha richiesto ai sensi dell'art. 333 cc al Tribunale dei Minorenni di Catanzaro riunito in camera di consiglio di emettere un provvedimento che allo stato è assolutamente provvisorio ed è revocabile in qualsiasi momento».
Il legale precisa che «pertanto è stata disposta con decreto del 13.02.2012, la sospensione della madre dalla potestà genitoriale del figlio con conseguente ordine di ricondurre immediatamente il minore in Italia ed affidamento del minore in favore del padre. Trattasi di un provvedimento assolutamente provvisorio atteso che sotto il profilo penale profilo penale proseguono ancora le indagini circa il ritrovamento della madre accusata di sottrazione di minore e del piccolo probabilmente ora in Ucraina la quale talmente terrorizzata dagli eventi, teme il rientro per le continue vessazioni subite dall'ex coniuge. Ed infatti l'atteggiamento della donna – aggiunge l'avvocato – sebbene possa apparire paradossale, trova origine in una relazione assolutamente pessima e turbolenta con il padre del bambino il quale in più occasioni si è reso colpevole di fatti penalmente rilevanti ai danni dell'ex moglie, per i quali sono state esposte le relative denunce e per i quali si resta in attesa che gli organi competenti portino a termine le dovute indagini e chiariscano i fatti originanti l'allontanamento "forzato" della mia assistita. Non siamo di fronte ad una madre pessima – chiude l'avvocato - piuttosto a una madre che terrorizzata cerca evidentemente di proteggere il proprio figlio da tutta una serie di atteggiamenti evidenziati negli atti di causa». - 16 aprile




Gershwin "riletto" in chiave jazz Enrico Rava conquista il Politeama Ricreata sin dalle prime battute l'atmosfera di un'America d'altri tempi
Giuseppe Panella

Ascoltare Enrico Rava mentre suona la musica di Gershwin è come fare un salto nel passato, proiettandosi nel futuro. Non è nuovo ad operazioni di questo tipo il musicista che sabato sera si è esibito al teatro Politeama, in una giornata tempestosa.
La voglia di ricerca e di misurarsi in campi diversi dal suo lo avevano portato con successo a suonare brani del repertorio di Michael Jackson. Accompagnato dai Jazz Labs, Rava vuole dimostrare che la sua scelta non è azzardata. George Gershwin non può essere considerato un compositore jazz, pur se nella sua "scrittura" sono presenti influenze di quel genere musicale.
Un percorso quasi obbligato, quello di confrontarsi con le musiche di Gershwin che, in passato, è stato "riletto" da artisti del calibro di Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, Billie Holiday, Charlie Parker, Miles Davis e dalla "rockettara" Janis Joplin.
Sin dalle prime battute gli otto musicisti ricreano l'atmosfera di una America d'altri tempi. Immagini in bianco e nero che diventano a colori e viceversa, grazie al tocco personale di Rava e del suo gruppo.
"It ain't necessarily so", da "Porgy and Bess", pur perdendo la sensualità della versione originale, trova maggior forza con l'innovativo arrangiamento di Dan Kinzelman. Un inizio prorompente che evidenzia solo una parte delle idee sviluppate in questo progetto. Pur se irraggiungibile per l'emotività espressa da Billie Holiday nella sua interpretazione di "The man I love", Rava riesce a coglierne l'intensità, mantenendo la sensualità di un brano tra i più amati del repertorio di Gershwin. La risposta positiva del pubblico è stata evidente.
Pochi secondi e le note della lunga "Rapsodia in blue" aleggiano nel teatro. La curiosità di ascoltare la trasformazione di una delle opere più rappresentative di Gershwin è notevole. Un ottetto in luogo di una orchestra può sembrare una idea malsana, invece tutto è perfetto. I fiati interagiscono in un magico interplay, costruendo un suono pulito ed evidenziando una eccellente capacità improvvisativa, con i musicisti che prendono spunto l'uno dall'altro adattando tempestivamente dinamica e fraseggio. Da sottolineare gli ottimi spunti di Mauro Ottolini, al trombone.
"But not for me" si fonde con la "Rapsodia" formando una lunga suite. Il brano, che chiude idealmente la prima parte del concerto, esalta ancora una volta l'armonia e la profondità della composizione di Gershwin.
Alla fine Rava si avvicina al microfono per annunciare che la seconda parte prevede brani del suo repertorio. Probabilmente la scelta dei pezzi in questione è ricaduta sui temi con caratteristiche simili a quelli di Gershwin. "Choctaw", dedicata a Don Cherry, aggiunge un senso ritmico maggiore rispetto a quanto ascoltato finora, proseguendo con una eterea "Amnesia", la cosa migliore di questa seconda parte, in cui Giovanni Guidi al pianoforte conferma di essere una delle realtà del jazz nostrano.
Immancabile "Summertime", brano per eccellenza di George Gershwin. Il ricordo della sofferenza sfoggiata da Janis Joplin è lontano, Rava fa "parlare" la tromba che, mantenendo il pathos richiesto dallo spartito, riesce a tratti ad essere rabbiosa.
Rava e i suoi salutano tra gli applausi convinti del pubblico, sparendo lentamente dietro le quinte con la certezza di non aver tradito le attese. - 16 aprile



Scopelliti incorona il candidato Lione Il Partito democratico ha presentato la lista Alle 18, nell'aula consiliare, cerimonia di apertura della campagna elettorale del centrosinistra
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Giuseppe Scopelliti lancia Mimmo Lione.
Il presidente della giunta regionale ha aperto la campagna elettorale del candidato sindaco del centrodestra. Accompagnato dall'assessore regionale Giacomo Mancini jr e dai consiglieri regionali Gianluca Gallo, Giulio Serra, Fausto Orsomarso e Giampaolo Chiappetta, il Governatore ha spiegato d'essere fiero di avere contribuito alla nascita di una coalizione «che abbiamo fortemente voluto. A Cassano vinceremo con Lione, perché i cassanesi sanno che noi siamo dalla parte del buon governo e vogliamo dare continuità all'asse che c'è tra Regione e Comune».
Sul punto ha insistito anche l'ex sindaco Gallo, che ha confermato il potenziamento dell'hospice (destinato a passare da sette a venti posti letto) e l'istituzione di altri venti posti letto per la cura dei disturbi alimentari e dei comportamenti autistici, ricordando altresì l'impegno della Regione per la realizzazione dell'aeroporto e di una strada di collegamento veloce tra la statale 534 e lo svincolo autostradale di Frascineto.
Dal canto suo, Lione, ha affermato di voler privilegiare «la crescita economica, senza aprire voragini nei conti pubblici». Poi alcune idee: «L'istituzione delle consulte, il decentramento amministrativo per Sibari, la riqualificazione ambientale di contrada Giostratico e del monte di Cassano, la costituzione di presìdi fissi della Polizia municipale nei quattro centri abitati, il sostegno alle famiglie disagiate, la graduale stabilizzazione dei lavoratori precari».
Intanto, sul fronte del centrosinistra, presentata la lista del Partito democratico, alla presenza del parlamentare Cesare Marini e dell'ex assessore provinciale Rosetta Console, che ha speso parole di elogio per il candidato sindaco Gianni Papasso, definito come «la persona giusta e capace per governare un Comune in questi anni in declino e che ha perso importanza nella Sibaritide».
Incontrando poi tutte le forze della coalizione, Papasso ha presentato le misure per sostenere i disagio sociale: «Istituiremo il credito giovanile ed il credito rosa per incentivare le idee imprenditoriali dei giovani e delle donne. Abbiamo pensato anche a mutui da concedere sempre ai giovani ed alle famiglie disagiate con i tassi di interesse a carico del Comune. Sempre a sostegno delle categorie disagiate abbiamo pensato ad un banco alimentare ed ad altre misure concrete».
E ieri, in Comune, apertura della campagna elettorale di Giuseppe Cimino, candidato sindaco di "Futuro per la Sibaritide" e "Civica per Cassano". Tra i punti cardine del programma, la creazione dell'ufficio comunale unico delle entrate, la riduzione dell'imposta di soggiorno (da portare ad un euro, escludendo dal pagamento i minori di quattordici anni) e la creazione di un fondo con cui finanziare la riqualificazione di Marina di Sibari, destinando ad esso il 10% del bilancio partecipato.
Oggi nuovi appuntamenti: nel pomeriggio, alle ore 18, nei saloni dell'aula consiliare, si terrà la cerimonia di apertura ufficiale della campagna elettorale del centrosinistra. - 15 aprile



La chiamata al voto. I presidenti di seggio
Luigi Franzese
Cassano

Resi noti i nominativi dei presidenti di seggio designati dalla Corte d'appello di Catanzaro che presteranno servizio nelle 21 sezioni elettorali dislocate nel comune, per la tornata elettorale del 6 e 7 maggio per il rinnovo del consiglio comunale.
Si tratta di Leonardo Galizia, assegnato alla prima sezione; alla seconda Salvatore Salmena; poi Valentina Martucci, Diego Guidi, Giulio Praino, Salvatore Sangiovanni, Giovanni Davide Pugliese, Liborio Piscitelli, Concetta Briatico, Franca Varcasia, Maria Di Giuseppe, Pietro Altieri, Giuseppe Praino, Marilena Gaetani, Giuseppe Porto, Fraviano Giannicola, Elisa Mastrolorenzo, Maria Grazia Amato, Massimo Rota, Alessia Martucci, Daniele Alessandro Galizia.
Intanto i vari candidati a sindaco e a consigliere comunale hanno aperto la campagna elettorale e presentato le proprie liste. Si preannuncia una dura battaglia, specialmente per gli aspiranti alla poltrona di sindaco in quanto tutti i candidati hanno le carte in regola per andare a guidare la "macchina amministrativa" comunale. - 15 aprile




Nella sfida per arrivare al Municipio diversi "big" della politica in campo
Angelo Biscardi
CASTROVILLARI

Chiusa la prima fase della campagna elettorale dai quattro candidati che si sfideranno per la prima "poltrona" di Palazzo Gallo. Dopo la presentazione di Mimmo Lo Polito e la riammissione della lista di Forza nuova, sono scesi in campo diversi "big" per sostenere le candidature di Mario Rosa e Ferdinando Laghi.
I candidati della lista dei Repubblicani e di altre compagini collegate sono stati presentanti ada Vincenzo Torcicollo, capolista. All'appuntamento sono intervenuti Oscar Ielacqua, segretario regionale; Rosa, candidato a sindaco del centrodestra ("Mario Rosa a sindaco", Pri, "Insieme la Destra Nuovo Psi", "Pdl" e "Partito popolare"), Franco Torchia (sottosegretario regionale alla Protezione civile), il sindaco uscente Franco Blaiotta e Francesco Nucara, segretario nazionale Pri. Proprio quest'ultimo ha criticato lo stato di isolamento in cui naviga Castrovillari e la grossa percentuale di disoccupazione registrata dalla città..
Poco dopo, alle 19.30, il Polo civico di Laghi, i partiti "Futuro e libertà per l'Italia" e Idv si sono presentanti alla città in un teatro straripante di simpatizzanti del progetto politico iniziato cinque anni fa. All'appuntamento sono intervenuti Mimmo Talarico (Idv), commissario provinciale di Italia dei valori; Angela Napoli, coordinatrice regionale di Futuro e libertà; il consigliere comunale Giuseppe Satagada; il coordinatore cittadino di Fli, Leonardo Grieco; quello di Idv, Vincenzo Fuscaldi; la coordinatrice di "Solidarietà e partecipazione", Antonella Di Stefano; e gli 80 "alfieri" inseriti nelle cinque liste che traineranno la candidatura del primario del reparto di Medicina.
Il programma di oggi prevede, a partire dalle ore 10, la presenza di tutti i candidati in Piazza Municipio con i coloratissimi gazebo per continuare a dialogare, confrontarsi con i cittadini e sottolineare il sempre più forte legame con la città. - 15 aprile





Il Pd stimola il dibattito per far uscire la città dallo stallo politico
Emilia Pisani
Corigliano

La città sarebbe completamente emarginata ed isolata rispetto ai meccanismi di crescita e sviluppo. La criticità è determinata dalla mancanza di una guida politico-amministrativa e dall'onta dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione della criminilatà organizzata. A proporre questo tipo di chiave di lettura dell'attuale realtà politica coriglianese è il partito democratico per bocca del suo coordinatore Antonio Pezzo. «Il Pd vive con intensa preoccupazione questa fase, frutto di responsabilità attribuibili esclusivamente al centro destra e alla sua ostinazione nel rimanere al governo anche quando l'esito finale divenne una condizione scontata ed inevitabile. Oltre al vuoto amministrativo ingenerato e alla conseguente gestione commissariale, che non sono gli unici elementi alla base della condizione di difficoltà, si assiste allo sfibramento della società coriglianese, elemento questo più preoccupante, sempre più ripiegata su se stessa. Il Pd – continua Pezzo – è proteso a raccogliere i fermenti e i "lamenti" della gente, aprendosi a forme partecipate e di condivisione sulle linee programmatiche che dovranno contraddistinguere la nostra azione». I democrat, stando alle dichiarazioni di Pezzo, sarebbero pronti anche ad avviare una vera e propria selezione della classe dirigente conseguenza della necessità di cambiamento chiesta dai cittadini. «Restituire a Corigliano il ruolo centrale che gli spetta nella piana di Sibari significa ridare la naturale leadership a questa città dalle enormi potenzialità. La legalità è la precondizione politica necessaria a cui tutti siamo chiamati ma, bisognerà sviluppare progettualità e idee decise in grado di scompaginare l'attuale status quo figlio dei disastri del recente passato. Tante sarebbero le esigenze e le reali cose su cui puntare dalla valorizzazione dei beni storici e artistici, di cui tante volte il Pd si è occupato sottolineando l'inadeguatezza delle ultime scelte operate dalla gestione commissariale, alle tematiche ambientali e urbanistiche, che rappresentano una piaga costantemente inflitta al nostro territorio». Il Pd coriglisnese rivolge poi un invito ai commissari prefettizi per quello che riguarda gli oneri di urbanizzazione «in tempi di disciplina di bilancio, l'invito che rivolgiamo con forza ai commissari è quello di voler provvedere al recupero degli oneri di urbanizzazione, oneri economici questi che altro non sono se non un minimo "obolo" di certo non sufficiente a rimediare alla devastazione ed allo scempio urbanistico e paesaggistico subito dalla città». - 15 aprile



I cattolici impegnati nella vita politica coerenti con la fede

«In questi giorni si preparano nuovi presìdi, nuove illusioni storiche, nuove aggregazioni che cerchino di ricompattare i cristiani. Ma i cristiani si ricompattano solo sulla parola di Dio e sull'Evangelo».
Quanta forza mostra, ancora oggi, questa frase pronunciata da Giuseppe Dossetti nel 1994. Adesso come allora, si va verso l'appuntamento con nuove elezioni, interrogandosi su quale sia, o debba essere, il ruolo dei credenti nell'agone politico. A riguardo, più volte papa Benedetto XVI ha ricordato come la Chiesa non sia un soggetto politico: se così fosse, essa «perderebbe la sua indipendenza ed autorità morale». Al tempo stesso, la Chiesa non è chiamata a creare partiti, eventualità che la trasformerebbe in custode di una religione civile. Piuttosto, ai cattolici il Vangelo chiede di porsi al servizio del prossimo. Il cristiano non strumentalizza la fede come ipoteca per conquistare spazi politici: ne fa la base di una presenza radicata sia nelle Beatitudini evangeliche, che annullano ogni perversa logica terrena di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sia nel ripudio delle tentazioni del deserto: potere, denaro, gloria.
Due sono le sfide da vincere. La prima risiede nell'impedire che la fede cristiana sia esclusa dalla vita pubblica, come già sant'Agostino ammoniva: «Non riducete il Vangelo a verità privata per non esserne privati». La seconda coincide con la necessità di rispondere con una nuova evangelizzazione agli aspetti mercantili della globalizzazione, che ponendo al centro l'aspetto materiale dell'uomo, ne pregiudicano l'apertura alla trascendenza verso Dio.
Di fronte a questo scenario, per dirla con papa Paolo VI, «è indispensabile raggiungere con la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio». Nitida e sempre più forte, sottolinea dal canto suo papa Benedetto XVI, s'avverte l'urgenza «della formazione evangelica d'una nuova generazione di cattolici impegnati in politica che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune».
Chiaro l'invito: occorre ritornare al Vangelo, la migliore scuola di laicità possibile per l'umanità, perché nessuno più e meglio di Gesù ha insegnato agli uomini l'arte di vivere esprimendo con i fatti l'amore e scegliendo di stare dalla parte della gente. Ai cristiani e non solo impegnati in politica, il compito allora di trasformare in realtà, in risposte concrete per la gente con l'esempio e con l'azione ciò che spesso resta confinato nel ruolo di mera aspirazione. Rosario Livatino, giovane magistrato assassinato dalla mafia, annotava nel suo diario: «Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili». È il Vangelo: non basta invocarlo. Bisogna rimboccarsi le maniche, per fare ciascuno la propria parte perché, come ricordava don Pino Puglisi, «se ognuno fa qualcosa, insieme si può fare molto». Se necessario, anche a costo della vita. + Vincenzo Bertolone - 15 aprile



Il piccolo Andrea Diaco è diventato campione italiano cadetti di karate
San Pietro a Maida
. Giornata d'oro per il karate Sanpietrese. Si sono svolti a Frosinone i campionati italiani centro sud di karate, evento su cui si sono confrontati sul tatami i migliori atleti Fikta. È stata una competizione ad altissimo livello, un vero spettacolo per chi ha potuto ammirarlo. C'era un'atmosfera di grande sfida, con gli atleti concentrati e terribilmente decisi a raggiungere il massimo della prestazione. All'importante appuntamento erano presenti anche gli allievi del Mukosan Karate-do di Catanzaro, società sportiva di arti marziali del maestro Miceli, che ha una palestra anche a San Pietro e a Lamezia, rappresentata dall'istruttore Nino Diaco, e che hanno conquistato importanti riconoscimenti. Su tutti spicca il risultato conseguito dalla giovanissima cintura nera il sanpietrese Andrea Diaco, una medaglia d'oro, che lo laurea neo campione italiano cadetti centro-sud nella specialità Kumite (combattimento) e che gli attribuisce il diritto a partecipare ai campionati assoluti di Salsomaggiore Terme i prossimi 19 e 20 maggio.
«I campionati italiani appena svoltisi rappresentano una tappa fondamentale della nostra programmazione – ha detto il maestro Miceli – sono felicissimo per il giovane Andrea che ha ricevuto il giusto riconoscimento per l'impegno e la costante applicazione ed il suo podio rappresenta una conferma del suo straordinario livello raggiunto». Grande soddisfazione giunge anche dall'assessore allo Sport del Comune Tommaso Pagliaro che dichiara: «Il successo del talentuoso atleta Diaco, riempie d'orgoglio la cittadina Sanpietrese, segno che l'impegno e la professionalità dei Maestri Miceli e Diaco sono sempre massimi e di alto livello». (s.s.) - 15 aprile



Fatta sparire nel nulla perché tradiva il boss La giovane donna sarebbe stata strangolata nella sua casa da Fortunato Pennestrì. Decisivi tre pentiti
Piero Gaeta
reggio calabria

Dopo 18 anni la scomparsa della giovane Angela Costantino, moglie del boss Pietro Lo Giudice, ha trovato una spiegazione. Drammatica. Angela Costantino non è sparita nel nulla ma sarebbe stata uccisa da Fortunato Pennestrì su ordine di Bruno Stilo e Vincenzo Lo Giudice. A questa conclusione sono giunti gli investigatori della Squadra mobile reggina, diretta da Gennaro Semeraro, che ieri hanno fermato i tre alle prime luci dell'alba con le accuse di omicidio aggravato dai futili motivi e occultamento di cadavere.
Aveva 25 anni e quattro figli Angela Costantino, quando di lei non si ebbero più notizie. Era la moglie del boss Pietro Lo Giudice che era recluso nel carcere di Palmi e, agli occhi della cosca, si era resa colpevole di un delitto gravissimo: era stata infedele al marito. Una colpa da lavare con il sangue «secondo quelli che – per dirla con le parole del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza – sono i disvalori della 'ndrangheta». E allora ci fu «un accordo di famiglia» (il copyright è del pentito Paolo Iannò) per decidere l'uccisione di Angela e salvare l'onore del boss. E «l'accordo di famiglia» fu preso da Vincenzo Lo Giudice e Bruno Stilo che diedero incarico a Fortunato Pennestrì di eseguire la sentenza di morte. Secondo quello che hanno raccontato tre "pentiti" agli inquirenti («abbiamo raccolto gravi inidizi e dichiarazioni convergenti», ha confermato Sferlazza) sarebbe stato Pennestrì a strangolare nella sua casa la vittima e poi avrebbe fatto sparire il cadavere. Ma Pennestrì agì da solo? Questo i pentiti Maurizio Lo Giudice (fratello del boss), Paolo Iannò e Domenico Cera non l'hanno specificato, tuttavia «le indagini – ha aggiunto il procuratore Sferlazza – continuano per chiarire se ci sono altri soggetti coinvolti in questo orribile omicidio. La Squadra mobile ha svolto un'indagine meticolosa mettendo assieme prima una serie di indizi (le pentole lasciate sul fuoco, i bambini abbandonati senza ragione...) che facevano supporre che la scomparsa della donna non fosse dipesa dalla sua volontà, poi sono giunte le dichiarazioni dei pentiti e il quadro si è delineato».
«Angela era un pericolo per tutta la famiglia», riferì 5 anni dopo Mauurizio Lo Giudice. E quella frase segnò la svolta nelle indagini della Polizia. Già nei giorni successivi alla scomparsa, gli investigatori esclusero la possibilità di un suicidio della giovane, sebbene questa, da tempo, assumesse psicofarmaci. Fin dai primi rapporti, la Polizia definiva la «scomparsa non pianificata, non voluta ma, piuttosto, subita, da Angela». Le indagini, però, non fecero luce sulla verità e il gip dispose l'archiviazione. Per anni non si seppe nulla. Poi arrivò Maurizio Lo Giudice col suo memoriale: «Uno dei pilastri della mia collaborazione sarà la scomparsa di Angela».
Già nel 1999, all'inizio della sua collaborazione, Maurizio Lo Giudice, indica Pennestrì come un esponente di spicco della cosca Lo Giudice, insieme con Bruno Stilo: «Dopo l'arresto dei miei fratelli chi era che prendeva in mano tutta la famiglia nel periodo dei soldi... cioè dopo che sono stati arrestati... Natino Pennestrì prendeva... andava pure a chiedergli i soldi a quelli che li avanzavano, cioè lui aveva preso tutta questa dell'usura... sì, perché le estorsioni erano fino all'arresto dei miei fratelli, che dopo non siamo andati più a Santa Caterina, dopo c'è stata la pace lì e allora non siamo andati più. All'arresto dei miei fratelli era Bruno Stilo, mio cugino Domenico e mio fratello... mio nipote Fortunato».
E proprio nel 1999, Maurizio Lo Giudice, racconta agli inquirenti della scomparsa di Angela Costantino, parlando, fin da subito, della sua eliminazione. Ed è sempre Maurizio Lo Giudice a raccontare agli investigatori della relazione extraconiugale della cognata con un giovane, trasferitosi a Roma, forse per evitare pericoli mortali. I Lo Giudice avrebbero deciso di eliminare il "problema-Angela" senza informare Pietro Lo Giudice. «Pietro, mio fratello – dice Maurizio Lo Giudice –, che era carcerato non doveva sapere nulla... si doveva solo fare la galera in pace, mio fratello Pietro». Sarebbe stato proprio Pennestrì a informare Maurizio Lo Giudice dell'omicidio alcuni giorni dopo la scomparsa: «I fatti ... così confessandomi che Angela era morta, dottore, che nella nostra famiglia non esisteva il verbo tradimento e che non abbiamo potuto fare niente per non macchiarci del nostro stesso sangue».
L'operazione
I fermati. In totale sono dodici le persone coinvolte nell'operazione della Polizia di Stato contro la cosca Lo Giudice. Il provvedimento di fermo è stato disposto nei confronti di Bruno Stilo, 50 anni, Fortunato Pennestrì, 37, e Vincenzo Lo Giudice, 50, tutti di Reggio Calabria e ritenuti responsabili per l'omicidio di Angela Costantino.
Gli arrestati.L'ordinanza di custodia cautelare per la parte delle indagini che riguarda l'aspetto patrimoniale è stata notificata a Domenico Lo Giudice, 44 anni; Giovanni Lo Giudice, 41; Maria Lo Giudice, 21; Giovanna Rosa Turbante, 43; Anna Gatto, 40; Domenica Pennestrì, 39; Antonino Paviglianiti, 24; Bruno Stilo, 50; Antonia Maviglia, 50.
I beni sequestrati. È stato eseguito il sequestro preventivo della "Co.Pla.Sud" Sas; ditta individuale "Ingr.Al.Sud"; ditta individuale "Lo Giudice Maria" e ditta individuale "Maviglia Antonia". Sequestrati anche quattro immobili, un terreno con immobile e tre veicoli. Il tutto per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. - 15 aprile




Fornero abbraccia Lanzetta e si emoziona «È una donna di straordinario coraggio e merita il massimo sostegno. Lo Stato deve imporre la legalità»
Pino Toscano
Reggio calabria

«L'incontro con Maria Carmela Lanzetta mi ha dato una grande emozione. È una donna di straordinario coraggio». Il ministro del Lavoro Elsa Fornero, a Reggio per partecipare a un convegno organizzato dalla Fondazione Bellisario sui giovani e l'occupazione, piomba in prefettura e abbraccia il sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, che dopo il ritiro delle dimissioni è divenuto un simbolo della resistenza alla 'ndrangheta in uno dei territori più contaminati dalla criminalità organizzata.
«È facile, quando si vive in aree diverse del Paese, dire che bisogna avere coraggio», riflette il ministro. «Evidentemente non si comprende il livello di rischio di chi opera in queste zone e vuole farlo liberamente e onestamente, al servizio della propria comunità. Il sindaco Lanzetta ha attraversato un momento di grande sconforto. Comprensibilissimo, con tutto quello che le è accaduto. Ma ha trovato la forza per superarlo e, decidendo di restare al suo posto malgrado le gravi intimidazioni subite, rappresenta un bellissimo esempio della Calabria che si ribella alla violenza mafiosa. Adesso merita di essere aiutata a portare avanti la sua azione. Lo Stato deve starle vicina, tutti noi dobbiamo sostenerla. La sua non è una battaglia personale, ma quella di tutte le persone perbene che rifiutano le logiche criminali e vogliono un futuro diverso per questa regione».
Una donna forte, con le sue fragilità e le sue paure. Che a un certo punto aveva deciso di gettare la spugna perché non vedeva vie d'uscita, ma soprattutto si sentiva (ed era) sola e abbandonata nella sua impari lotta a una 'ndrangheta decisa a «mandarla a casa» con tutti i mezzi. Anche l'altro ieri, mentre a Monasterace c'erano Bersani e l'Antimafia, le ha mandato questo "consiglio" con una lettera anonima. Non ha l'aspetto di una combattente, Maria Lanzetta. Eppure, proprio nel momento del crollo emotivo, questa donna è riuscita, con la secca frustata delle dimissioni a uno Stato sempre troppo distratto e ritardatario quando si tratta della Calabria, a mettere sottosopra mezzo mondo, sconvolgendo la quiete della politica e della istituzioni, dai partiti al governo, fino al Quirinale. E poi è stato tutto un accorrere trafelato di autorità per convincerla a tornare sui suoi passi. Cosa che ha fatto, sia pure «con riserva» in attesa di registrare entro tre mesi qualcosa di concreto oltre le parole. Togliendo lo Stato dall'imbarazzo, anzi dal panico. Perché, come dice la Fornero, «uno Stato che non impone la legalità è uno Stato che si arrende». E a Monasterace c'è andato vicino.
«I tre mesi di cui parla il sindaco non sono un ricatto», precisa il ministro. «Per quel poco che l'ho conosciuta, la trovo una persona di rara sensibilità, non avrebbe mai posto la questione in questi termini. La condizione posta risponde a una giusta esigenza di legalità. È inaccettabile che ci siano luoghi del Paese sottratti alla legge. Ma di questo si occuperà meglio il ministro Cancellieri, che mi ha chiesto di abbracciare il sindaco anche per lei e che nei prossimi giorni verrà qui».
Maria Lanzetta appare sollevata. «Col ministro abbiamo parlato di lavoro e io mi sono fatta portavoce delle richieste dei sindaci della Locride, trovando ascolto». Il lavoro. Tema scosceso, che oggi, all'auditorium Calipari di Palazzo Campanella, sarà al centro del convegno voluto dall'on. Lella Golfo. Fornero promette interventi «minuti ma efficaci». Meglio che niente.
IN SINTESI
L'esempio.«Il gesto del sindaco Maria Carmela Lanzetta rappresenta un bellissimo esempio della Calabria che si ribella alla violenza mafiosa. Adesso merita di essere aiutata a portare avanti la sua azione. Lo Stato deve starle vicina, tutti noi dobbiamo sostenerla. La sua non è una battaglia personale, ma quella di tutte le persone perbene che rifiutano le logiche criminali e vogliono un futuro diverso per questa regione».
Il rischio.«È facile, quando si vive in aree diverse del Paese, dire che bisogna avere coraggio. Evidentemente non si comprende il livello di rischio di chi opera in queste zone e vuole farlo liberamente e onestamente, al servizio della propria comunità. Ma uno Stato che non riesce a imporre la legalità è uno Stato che si arrende. E questo è del tutto inaccettabile» - 14 aprile

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