Naufragio del "Principessa Mafalda" |
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Scritto da R.Messina | |
lunedì, 27 febbraio 2012 08:01 | |
![]() Il naufragio in una stampa d'epoca ![]() La principessa Mafalda in cartolina La storia comincia nel porto di Genova, sotto la "Lanterna", tra i bastioni ottocenteschi e le banchine animate e cariche di ogni cianfrusaglia. Quasi l'autore fosse a bordo, avvia un avvincente racconto che, passo dopo passo, rivela quanto accadde sulla nave. A cominciare dalla ricostruzione delle tante storie di gente unita dal caso, accomunata dal grande esodo per mare, avvicinata, resa sodale per il comune sentore e il comune ambire. Calabresi, tanti: di Cetraro, Scilla, Corigliano. Ma anche contadini del Polesine e del Friuli. Artigiani campani. Sarti siciliani. Famiglie intere. E tanti uomini soli, curvi e tristi. Anche gente ben vestita: soprattutto ricchi turisti sudamericani di ritorno da Parigi, pieni di ammirazione per la sua inimitabile "grandeur", destinata comunque a lasciare il segno anche nelle architetture lungo le avenidas portegne. Quella di Guaglianone è narrazione (e prosa) che emoziona, specie nella descrizione del momento clou del naufragio (per lo sganciamento di un'elica che provoca una grossa falla a poppa), con l'orchestra di bordo che, contrariamente al "Titanic", qui tace improvvisamente. Quel silenzio produce un brivido che corre sulla schiena della gente, che intuisce qualcosa, e poi urla disperata, corre insensatamente su e giù per i ponti. Il rumore sordo delle lance gettate in mare in tutta fretta. Le invocazioni di aiuto pronunciate in una babele di lingue. L'acqua che sale inesorabile da ogni parte, inonda stive e cabine. Le onde che si infrangono sempre più forti sulla parete inclinata del piroscafo. La schiuma che dà schiaffi in faccia. Giù, di sotto, il colore cupo degli abissi. E una volta in mare, il terrore dei pescicane che si avvicinano. Su quest'infernale bailamme, le voci e gli ordini perentori dell'eroico capitano Gulì, che morirà al comando del suo sarcofago inghiottito dall'oceano; e quelle degli ufficiali Bernardi e Santoro, appena ventenni, che si calano temerari senza indugio nei dormitori a soccorrere i passeggeri in difficoltà e in preda al panico. Poi il repentino inabissamento, l'avvolgimento come di un lenzuolo, della distesa liquida che cpre tuttoi e tutti. Quindi i soccorsi dalle navi "Althena", "Formose", "Empire Star", "Rosetti", "Avelona", posizionate tutt'intorno al "Mafalda", come a piangere il funerale del gigante d'acciaio ferito a morte. E la triste conta dei dispersi: più di quattrocento, su circa milleduecento passeggeri, con i sopravvissuti condotti in salvo dopo due giorni a Rio de Janeiro. Ricostruzione e descrizione minuziosa dei fatti, operata con evidente partecipazione emotiva e piena empatia da Pasquale Guaglianone, sono frutto di lungo ed accurato lavoro di ricerca sui giornali d'epoca rinvenuti a Buenos Aires, e di testimonianze dirette di sopravvissuti rintracciati in Argentina. Ora, per questa fatica editoriale (in via di traduzione in spagnolo e disponibile a breve in ebook) si sta approntando una "tournée" (che non fatichiamo ad immaginare accolta con grande interesse) tra New York, Buenos Aires, Mendoza e Cordoba: proprio i luogi dell'approdo, della speranza, del riscatto dei sopravvissuti del "Mafalda".-
Roberto Messina |
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