Jopshua Bell durante la sua performance Riportiamo questa notizia interessante apparsa su diversi siti web, la dice lunga sulla percezione delle cose belle che abbiamo durante lo svolgimento dei nostri normali atti quotidiani. Chi lo desidera troverà in fondo all'articolo il link per leggere la notizia in inglese sulla pagina web da cui è stato estrapolato.- Venerdì 12 gennaio 2007: Enfant Plaza Station, stazione della metropolitana di Washington. Un violinista anonimo posizionatosi all’ingresso della stazione, alle 7,51 inizia ad eseguire brani di musica classica per la bellezza di 43 minuti. Nessuno si ferma : nei primi 3 minuti passano 63 persone nella più totale indifferenza, poi arrivano le prima monetine nella custodia dello strumento musicale. Dopo 6 minuti, qualcuno inizia finalmente a fermarsi per ascoltare quel giovane di buona volontà che sta suonando ininterrottamente, ma subito dopo ogni passante, troppo freneticamente occupato dal vivere per lasciarsi distrarre e ascoltare, riprende il passo. Alla fine di quei 43 minuti l’artista chiude la sua performance andandosene con 32, 17 dollari . Ma ….. non tutto ciò che accade è come sembra:
• quella che a prima vista appare una comune e frequente scena di vita metropolitana è in realtà un esperimento lanciato e condotto dal Washington Post qualche anno fa nel 2007. • l’anonimo e giovane artista di strada è in realtà Joshua Bell , 39 anni, uno dei più famosi e talentuosi violinisti del nostro tempo con una carriera da far venire i brividi , che già dall’eta di 16 suonava con le più grandi orchestre del mondo e che solo una settimana prima aveva suonato alla Sypmphony Hall di Boston dove per ascoltare un suo concerto quella stessa gente era disposta a pagare cifre assurde e dove un biglietto per uno dei migliori posti costava centinaia di dollari. • il violino con cui esegue non è un comune pezzo di legno che fa vibrare le corde a frequenze diverse ma un prestigioso e costosissimo Stradivari del 1710 stimato più di 3 milioni di dollari e in grado, se sapientemente sfiorato, di tirare fuori i più soavi suoni per l’orecchio umano. • i brani eseguiti non sono l’accozzamento sbadato e casuale di musica da intrattenimento, ma il celebre e impegnativo repertorio che solo un professionista con anni di preparazione e studio alle spalle può eseguire in 43 minuti con tanto trasporto e inimitabile precisione , tra cui alcuni dei più virtuosi e complessi componimenti per violino quale la Ciaccona, dalla Partita n.2 in Re Minore di Johann Sebastian Bach,per proseguire poi con l’ Ave Maria di Franz Schubert, Estrellita di Manuel Ponce, un brano di Jules Massenet, e una gavotta di Bach. Lo scopo dell’esperimento è da collocare nell’ambito “ percezione e priorità:” in un ambiente banale e in un momento inopportuno, il gusto del pubblico riesce a cogliere il valore e la bellezza dell’arte e del talento o la ignora senza batter ciglio perché non collocata nella giusta cornice? A quanto pare ci lasciamo spesso ingannare dal contesto in cui è collocato un contenuto, dalle etichette, se un prodotto non ha un buon marchio non desta la nostra attenzione, in altre parole Joshua Bell in quella dimensione era un’opera d’arte senza cornice.
Quante possibilità diamo all’inatteso, all’ inaspettato di sorprenderci o di riconoscere l’essenza senza farci ingannare dall’apparenza? Quante possibilità ci diamo di cogliere il valore di qualcosa senza prima guardare il prezzo o di riconoscere e premiare il merito senza lasciarci legare le mani da profitto e dai compromessi? Come diceva Saramago “Perché siamo diventati ciechi, Non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione, Vuoi che ti dica cosa penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”.
Non ragioniamo a compartimenti stagni, usciamo dagli schemi, abbandoniamo il sentiero più battuto per prenderne uno meno battuto, cogliamo l’inatteso, scoviamo il valore, il talento e il merito là dove non ci aspettiamo di trovarli, rendiamo giustizia al genio, all’ingegno,alle capacità, all’intelligenza. Non aspettiamo che sia questo mondo e questo burocratico modus vivendi a decretare le etichette con cui bollare ogni ingranaggio di questo sistema, svincoliamo e liberiamo l’opera d’arte dalla cornice, perché essa risiede nel dipinto e non nel telaio che la contiene e perché questo ottuso modo di catalogare la realtà ci rende “Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”.
L’arte può risiedere nel caos, il bello può nascere dal brutto, il talento può vivere nella modestia, il merito non si eredita con un cognome, il valore non è definito dal prezzo e le capacità non sopravvivono in vetrina. La burocrazia uccide il genio, osiamo uscire dall’ordine che ci è stato imposto “perché anche le idee sbagliate possono essere belle”( Saramago).
Sophie Germain Cliccare quì per la notizia in inglese
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