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La Calabria che non vorremmo PDF Stampa E-mail
Scritto da administrator   
giovedì, 01 dicembre 2011 07:39
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La Legge sconfitta
Ancora una volta la Calabria è sulle cronache di tutto il mondo e, come al solito, non per notizie che ci fanno onore. Tra gli altri anche un consigliere regionale e un giudice sono finiti in manette per probabile collusione con la 'ndrangheta. Si continua a parlare di recupero della legalità e intanto proprio chi è preposto a far rispettare le regole, fa un gioco completamente diverso ed imbocca la scorciatoia del malaffare per ottenere più soldi e, in taluni casi, anche più potere. Ci sarà sicuramente il tempo delle scuse dei "non l'ho fatto apposta" dei "mi trovavo lì per caso", ma non si cambia l'amaro stato delle cose. Ma mi viene da pensare anche a tutti coloro che sono stati di contorno a questi personaggi, che hanno ottenuto favori e prebende a piene mani, sapevano costoro con chi avevano a che fare? Sapevano che scrivendo il loro nome su una scheda elettorale favorivano l'immoralità, l'ingiustizia e la corruzione?   L'operato di certi politici, mi viene da paragonarlo a chi,  approfittando del basso prezzo, acquista un gioiello rubato sapendo perfettamente che è frutto di un latrocinio; così come quando qualcuno propone una legge chiaramente anti-costituzionale, tutti l'approvano, tutti ne approfittano a piene mani, poi, quando in alto viene scoperta la magagna, si ha la faccia tosta di affermare di non esserne responsabili e magari si va blaterando di essere i paladini della legalità. Nella seconda parte pubblichiamo un articolo tratto dal web dal quale abbiamo notizie più dettagliate di quanto accaduto ieri.(A.C.)

Sono 10 le persone arrestate a seguito dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai Pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, sui presunti legami tra esponenti di clan della ‘ndrangheta e alcuni ambienti politici nazionali.

Tra le persone arrestate figurano i nomi di Giuseppe Vincenzo Giglio, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria indagato per corruzione, rivelazione di segreti d'ufficio e favoreggiamento personale aggravato dalla finalità di favorire l'associazione mafiosa; Francesco Lampada, accusato di corruzione e intestazione fittizia di beni, già detenuto per associazione mafiosa, concorso in usura e intestazione fittizia di beni.

Provvedimenti cautelari sono stati presi anche per Giulio Giuseppe Lampada, accusato di associazione mafiosa, corruzione, concorso in rivelazione di segreti d'ufficio, intestazione fittizia di beni; Vincenzo Minasi, avvocato del foro di Palmi e con studi a Milano e Como;  Francesco Morelli, consigliere regionale della Calabria e Presidente della Commissione regionale al Bilancio.

Secondo il Gip Giuseppe Gennari “il clan Lampada era riuscito a costituire una rete di politici a livello locale e nazionale per tentare la ‘scalata’ ai Monopoli di Stato con lo scopo di fare un salto di qualità come imprenditori nel settore dei giochi di azzardo. Politici ai quali in cambio erano assicurati voti e sostegno elettorale”.
Il ruolo di collante tra i clan e gli ambienti politici nazionali sarebbe stato svolto da Francesco Morelli, il cui arresto ha scatenato anche le dure reazioni di una parte del mondo politico.

Da quanto si evince dal provvedimento del giudice, infatti, i Lampada nel 2009 avevano intenzione di ottenere la concessione da parte dei Monopoli di Stato per i giochi di azzardo. Morelli, tramite l'onorevole Mario Valducci (Pdl), avrebbe procurato loro una serie di contatti con i dirigenti degli stessi Monopoli. Nell'ordinanza del Gip si fa anche riferimento ad alcuni incontri, anche appuntamenti elettorali, avvenuti sempre tramite Morelli, con il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che non è indagato.

La vicinanza di Morelli al Sindaco di Roma, d’altronde, non è un mistero. Nel curriculum del politico calabrese, infatti, figura una partecipazione attiva alla costituzione e promozione di ''Area'', la rivista della Destra sociale. Attualmente, come scrive sulla biografia nel suo sito internet, è tra i più impegnati promotori per la costituzione dei ''Circoli della Nuova Italia'', ispirati e promossi dal Sindaco di Roma Alemanno.

Una vicinanza che ha procurato qualche imbarazzo ad Alemanno stesso, che si è affrettato a diramare una nota per prendere le distanze dai fatti contestati: “Ringrazio i giudici di Milano per aver sottolineato, nell'ordinanza che riguarda l'inchiesta sul clan Lampada, la mia totale estraneità ai reati che vengono imputati al consigliere regionale Franco Morelli  - ha dichiarato il Sindaco di Roma - Mi auguro che il lavoro della magistratura possa fare piena luce su questa grave vicenda, accertando con rapidità ed equilibrio le effettive responsabilità di ogni persona coinvolta nell'inchiesta".

Sebbene estraneo ai fatti, però, il Sindaco di Roma aveva stretto con Morelli un sodalizio politico piuttosto rilevante, partecipando anche fisicamente alla sua campagna elettorale. Un fatto penalmente irrilevante, ma senza dubbio imbarazzante. In questi mesi Roma è alle prese con un serio allarme criminalità, legato anche a un rafforzamento delle mafie nel territorio cittadino. Un episodio come questo, dunque, rischia di causare un serio danno di immagine del Sindaco e di minare la sua credibilità nella lotta alla criminalità organizzata.

(dal Web)

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