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La deriva inarrestabile (Teatro) PDF Stampa E-mail
Scritto da A.M.Cavallaro   
venerdì, 21 ottobre 2011 20:21
ImageQualche giorno fa mi sono visto recapitare dal portalettere un piccolo plico inviatomi dal caro amico, nonché poeta e collaboratore assiduo del nostro sito, Michele Miani. Ho aperto immediatamente l’involucro e mi son ritrovato fra le mani un volumetto dal titolo “La deriva inarrestabile” col sottotitolo: “Opera teatrale didascalica”, autore Michele Miani. Lo sfoglio immediatamente e le circa 60 paginette sono state avidamente lette ma non completamente digerite. Sì, perché il titolo parla di un’opera teatrale ed effettivamente lo è, ma non si tratta di una commediola con personaggi  ben chiari e definiti , con una trama che prevede una conclusione. Il caro Michele utilizza dei personaggi particolari: un filosofo, un fantasma, un poeta e svariate, non meglio identificate, “ombre” e “voci” per  costringere il lettore e il futuro spettatore a un’analisi introspettiva del suo essere uomo in relazione agli altri uomini e ai differenti modi di vedere la vita tra la metafisica e la spiritualità che è sempre annidata nell’animo umano. (in coda la prefazione completa)

Insomma mi ha costretto a una “ripasso” più attento.  La lettura della prefazione di  Sergio Ciannella è particolarmente importante, quasi  propedeutica a quel che viene dopo.  L’opera riecheggia la tecnica e le motivazioni della tragedia greca, “quando lo spettacolo non aveva nulla a che fare col divertimento o il passatempo, ma esprimeva un momento di culto, di accostamento al sacro, con la mediazione che meglio poteva garantire la religio, Dionisio…..” , come scrive appunto Ciannella.

I personaggi principali che abbiamo prima citato hanno ognuno un compito. Il Filosofo deve ricercare la verità nell’ingannevole stato di libertà che viene concessa agli uomini, compito oltremodo difficile che viene contrastato energicamente dal Fantasma che gli ricorda di continuo il passato ormai improduttivo di emozioni, quest’ultimo trova però un tenace oppositore nel Poeta che, invece, propugna tenacemente la vivacità delle emozioni umane e stimola il filosofo nella sua affannosa ricerca.

Le sessanta paginette sono da leggere e, soprattutto, da meditare,  nell’attesa che qualche giovane regista prima o poi ci dia l’opportunità  di assaporare  meglio, in teatro,  quanto l’autore ha voluto trasmettere.  Ringrazio Michele per il bel regalo e aggiungo che, ancora una volta, ha dimostrato di essere un profondo e attento osservatore della realtà di oggi, tenendo  un occhio attento al passato, che deve essere sempre da monito nelle scelte quotidiane, e invitando i suoi lettori a lasciarsi prendere per mano dalla Speranza (nel senso cristiano dell’accezione) per guardare al futuro senza paura o, peggio ancora, rassegnazione.

(Antonio M. Cavallaro)

 

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Michele Miani

Uomo…
Osserva la tua natura…
Non essere apatico vivente,
limitando la conoscenza,
inutilizzando la coscienza.
Segui la ragione della follia, il metodo dell’immaginazione,
La sfrenatezza dei pensieri,
nell’esplorazione dell’io,
dell’essere, nel mondo dei perché

io non cerco
dove non trovo.
Cerco me stesso…
In me stesso.
Cerco certezza dell’essere…"

(dalla quarta di copertina)

PREFAZIONE

A confine tra poesia e rappresentazione “La Deriva inarrestabile”, opera nuova originalissima, quasi sperimentale, che si allontana decisamente dai canoni teatrali tradizionali, propone una sorta di inedito “Teatro dell’anima”. I personaggi, infatti, non sono esseri umani, ma entità immateriali nelle quali si incarnano e prendono voce i dubbi, le turbolenze, le speranze dell’animo umano, che da sempre hanno accompagnato quel disagio esistenziale che può essere definito “crisi della conoscenza” e che caratterizza il percorso di tutti quelli che cercano una verità.

Sulla scena tre protagonisti, il Filosofo, il Poeta, il Fantasma, intorno ai quali aleggiano e si materializzano di volta in volta presenze collettive, chiamate “voci” ed “ombre”, che evocano il coro della Tragedia greca, un sussurro immaginario e immaginato, che partecipa della vicenda e interviene man mano che si sviluppa la trama, in veste di nume tutelare per guidare, ammonire, esortare.

L’azione è un’azione interiore, non è una storia da raccontare ma la storia del vissuto umano alla ricerca delle radici dell’essere, in un respiro cosmico di libertà assoluta che rifiuta qualunque forma di condizionamento. In tal senso l’opera si avvicina al significato primigenio della rappresentazione teatrale tramandata dall’Antica Grecia, quando lo spettacolo non aveva nulla a che fare con il divertimento o il passatempo, ma esprimeva un momento di culto, di accostamento al sacro, con la mediazione del Dio che meglio poteva garantire la “religio”, Dioniso, vicino più degli altri Dei dell’Olimpo all’uomo e alle sue passioni, regolatore del bene e del male in un contemperamento ardito ma nello stesso tempo capace di disumanizzare per divinizzare attraverso l’esaltazione collettiva e l’entusiasmo, parola che nel suo etimo esprime lo stato di preparazione e predisposizione a ricevere il Dio. Analoghe prospettive etico-religiose si ritrovano nel lavoro di Miani, che pone alla ricerca della verità il Filosofo, affidandogli l’arduo compito di estrarre la realtà dall’ignoto, di carpire il fuoco sacro come un novello Prometeo, di destreggiarsi nel pericoloso inganno della dualità, per conquistare l’uno, l’assoluto, la libertà.

Il percorso mentale e dialettico di questo personaggio è disseminato di ostacoli, il più accanito oppositore é  il Fantasma, che vorrebbe a tutti i costi  frenare lo slancio dell’ardito, precipitandolo in un passato dove tutto ristagna, tutto muore, nessun soffio  vitale di vera libertà è ammesso. Le “Voci” gli fanno eco giungendo a deridere lo sforzo velleitario del Filosofo. Ma questi non si arrende, egli incarna la forza della ragione, perciò si ribella, reagisce e alla fine trova migliore ascolto nel terzo personaggio, il Poeta, che tuttavia rivendica la prerogativa della ricerca sostenendo la realtà delle emozioni e proponendosi come garante del successo che il Filosofo, da solo, non può conseguire. Allora ragione e sentimento si confrontano, si contrappongono, ma alla fine si associano integrandosi e trasformandosi in una sola entità che avrà la forza necessaria ad affrontare l’impresa, penetrando il mistero delle origini e della dualità.

Le “Ombre” hanno in questo un ruolo benefico, incoraggiano malgrado i ripetuti moniti del Fantasma e indicano al Poeta/Filosofo la via da seguire. Questa è la via della speranza che vince gli orrori di cui è vittima il genere umano e che risiede nelle più alte ed ispirate fonti, che provengono dall’alto, come nel caso della parola “divina” rivelata nella Bibbia e dal basso, come delle straordinarie concezioni umane espresse da mitici Autori come Omero e Dante.

L’itinerario simbolico che si sviluppa è come un cammino iniziatico che presenta ostacoli, prove da superaree che alla fine consegna la palma della vittoria che non è altro che una vittoria interiore, su se stessi, palma di sacrificio più che di gloria, perché da quel momento in poi non ci si potrà più fermare, né rinnegare la scelta di libertà. Il Poeta/Filosofo ora è lanciato nella sua impresa, è la stessa Umanità in cammino, pronta a ricercare le cause prime, non disposta a spegnere la sacra fiamma che l’avvolge e la anima.

La verità inseguita dovrebbe promettere la conquista dell’assoluto, un eterno presente che non ha più bisogno del passato perché si nutre della sua stessa sostanza. Ma il Fantasma che nell’opera rappresenta la memoria non può essere scacciato, è una presenza ineludibile che dovrà supportare il cammino verso il futuro, fin quando non sarà raggiunto l’Eterno.

Il  Poeta/Filosofo assimila così anche il Fantasma, le tre entità diventano uno, le Ombre plaudono e inneggiano alla vittoria dell’uomo.

Sergio Ciannella

 NB: Chi lo desidera può richiederne una copia direttamente all'autore:

 

Miani dott. ing. Michele

Via Colonne  48/1

80014 Giugliano in Campania (NA)

tel. 081 – 8950077—Cell. 335 - 6611519

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