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Riuscito Convegno a Catanzaro PDF Stampa E-mail
Scritto da administrator   
domenica, 16 ottobre 2011 08:07
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mons. Bertolone
Come aveva già fatto nella diocesi di Cassano, mons. Bertolone, ora arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, ha organizzato nei minimi dettagli il primo convegno nella sua nuova sede. Un vero successo, se si può usare questo termine, trattandosi di una manifestazione dai connotati teologici molto pronunciati, che ha portato più di mille partecipanti nella bellissima sala del teatro Politeama. Il Tema della Speranza è stato dibattuto nella "due-giorni" da eminenti relatori invitati per l'occasione da mons.Bertolone. Presenti anche alcuni cassanesi, tra cui il sindaco avv. Gallo,il dott.Bruno assessore alla sanità, il nostro amministratore Antonio Cavallaro e il reggente della nostra diocesi mons. Franco Oliva. Fra i collaboratori particolrmente attivi alcuni "fedelissimi" cassanesi, che si sono prodigati per la riuscita della manifestazione,  Raffaele Vidiri, Gaetano Zaccato e Gianpaolo Iacobini, chiamati dal presule anche a Catanzaro. Nel seguito offriamo la cronaca del Convegno apparsa oggi sull'edizione catanzarese della Gazzetta del Sud.

«Giustizia, pace e bene comune non sono utopia» Oltre mille presenze tra fedeli, religiosi, sacerdoti e laici. In chiusura il concerto dell'orchestra "La Grecìa" Monsignor Vincenzo Bertolone, Pastore dell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ha concluso il convegno diocesano sulle realtà ultime, ovvero morte, giudizio universale, inferno, purgatorio e paradiso, svoltosi venerdì e sabato scorsi al teatro Politeama. Questa la sua riflessione conclusiva: «Un destino magnifico ci attende: non solo possedere Dio, ma partecipare alla sua stessa vita, essere investiti della sua luce per vedere come lui, per essere animati dal suo amore per amare come ama lui, unica speranza che varca il tempo».

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mons.Colafati,Card.Amato,mons.Bertolone
Le parole di Bertolone hanno chiuso le due intense giornate di discussione e confronto sui grandi temi oggetto della speranza ultima, alle quali hanno preso parte per ciascuna oltre mille tra fedeli, laici, religiosi e sacerdoti. La seconda, in particolare, aperta dalla messa celebrata da monsignor Bertolone, con i lavori coordinati da don Giuseppe Silvestre, è stata caratterizzata dagli interventi, tra gli altri, di don Gaetano Di Palma, docente presso la Pontificia facoltà dell'Italia Meridionale, che ha approfondito l'importanza della risurrezione di Cristo in relazione alle realtà ultime. «La Risurrezione – ha affermato don Di Palma – inaugura i tempi nuovi, per i quali si realizza il progetto divino di guadagnare all'umanità la vita eterna, con il passaggio dei risorti dalla mortalità all'immortalità. Resta una grande sfida: trasformare questo patrimonio di conoscenze e valori in sfida culturale ad una contemporaneità che spesso disconosce ed ignora, quando non combatte, i novissimi e Cristo stesso». Traccia ripresa da Orazio Piazza, ordinario di teologia dogmatica presso la Pontificia facoltà dell'Italia Meridionale, che si è occupato della morte, del giudizio, dell'inferno, del purgatorio e del paradiso interpretandole dal punto di vista dei credenti. In seguito, don Francesco Cosentino, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana, si è soffermato «sulla prospettiva escatologica di una morte che è meta e compimento dell'esistenza umana, ma anche salvezza dell'uomo e parola rivelatrice che svela all'uomo chi egli sia e quale direzione abbia la sua esistenza».
Nel pomeriggio i lavori, moderati da don Domenico Concolino, sono ripresi con la relazione di don Giuseppe Ancona, docente di teologia dogmatica alla Pontificia università Urbaniana, che ha posto l'accento sugli orientamenti maturati sulle realtà ultime alla luce degli insegnamenti racchiusi nel Concilio Vaticano II e nella lettera enciclica "Spe Salvi", trovando eco nelle parole di don Giovanni Mazzillo, docente di teologia fondamentale all'Istituto teologico calabro "San Pio X", che analizzando i legami tra escatologia e prassi di vita, ha acceso i riflettori sulla speranza, «da intendersi non solo come virtù, ma anche come dono ed impegno, esortazione a costruire un mondo davvero vivibile per tutti, nella misura in cui sappiamo che esso è sempre da migliorare secondo il parametro del Regno che è realtà trascendente, ma è pur sempre iniziata già sulla terra».
Quindi, a seguire, l'intervento di don Francesco Brancaccio, docente di teologia fondamentale all'Istituto di scienze religiose di Cosenza, soffermatosi sull'importanza della mariologia nella prospettiva escatologica, dal momento che «in quanto icona della Chiesa, Maria è rilevante, decisiva, per l'umanità intera, che in lei che vive ogni vicenda terrena nella pienezza di umanità e santità possibile nell'attimo, trova il modello di ciò che è chiamata a vivere e realizzare».
In coda, dopo il concerto dell'orchestra "La Greca" della Provincia, le conclusioni dell'arcivescovo. «Ogni discorso sul mondo che verrà – ha detto il presule – è debole: mancano parole e categorie adatte al di fuori di un linguaggio analogico. La resurrezione resta dunque un profondo mistero e, al tempo stesso, un'inossidabile certezza: risorgeremo conservando il nostro essere di adesso e acquisendo una straordinaria trasfigurazione, legata alla resurrezione già avvenuta in Cristo». Quindi, auspicando che dal convegno «emergano spunti da trasformare in strumento di lavoro per incontri di formazione nei consigli pastorali, in assemblee parrocchiali o di associazione, ritiri spirituali, gruppi di ascolto, corsi di formazione cristiana, ma pure per un sereno confronto tra i preti e tra i diaconi sui temi di predicazione», monsignor Bertolone ha concluso: «La Chiesa deve essere, come e più che ai tempi di Paolo, testimone di Dio. È la strada maestra: quella di una Chiesa non ripiegata su sé stessa, ma decisa a procedere in sintonia con l'uomo e in cerca del modo migliore di offrirgli la verità e la bellezza dell'incontro con Cristo, nella consapevolezza che la fede trasfigura l'esistenza, rendendola intensa, vibrante, appassionata e facendone la via per partecipare, nel modo più umano, al miracolo di esistere, costruendo già su  questa terra con passione, generosità e gratuità, quel che ci attende. Giustizia, pace, bene comune: forse un'utopia, ma chi si sforza di vivere così diventa lo stupore di Dio e carica di eternità ogni attimo di vita».

Gazzetta del Sud 16 ottobre - Edizione di Catanzaro

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l'affollata platea del Politeama
 

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