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La democrazia di Berlusconi PDF Stampa E-mail
Scritto da M.Sirimarco   
martedì, 09 agosto 2011 07:01
ImageProbabilmente ha ragione chi ritiene che la vera democrazia non è mai esistita. Sempre sulla linea di confine tra il suo aspetto utopistico e quello anacronistico, la democrazia indica soprattutto una tendenza, una prospettiva verso il governo dei molti e l’ideale dell’autogoverno. Quali sono i fattori che incidono sul percorso democratico facendolo deviare dalla sua carica utopica per trasformarlo sempre, anacronisticamente, verso forme più o meno sofisticate di oligarchia?   Ne indico in via generale almeno tre.

In primo luogo certamente la corruzione nel duplice senso raccontato da Aristotele quando parla del contrasto tra Cimone e Pericle: il primo che cercava “consenso” utilizzando il suo enorme patrimonio personale; il secondo elargendo cariche pubbliche. Il secondo fattore è la crisi della rappresentanza e la rottura del vincolo rappresentativo anche grazie a sistemi elettorali che svuotano il ruolo dei cittadini.

Una delle tante conseguenze della lontananza tra eletto ed elettore, governante e governato è la trasfigurazione della rappresentanza in rappresentazione: cioè sul palcoscenico (qualcuno direbbe nel teatrino) della politica si sostengono strumentalmente valori incompatibili con quelli di fatto praticati, si difendono ostentatamente valori tranquillamente contraddetti nell’agire quotidiano. Il terzo fattore è la sproporzione dei mezzi economici tra i contendenti che, anche senza dar vita a fenomeni di corruttela, determina la degenerazione della competizione democratica soprattutto in quello che è il luogo essenziale del confronto politico, il sistema della informazione e della telecomunicazione.

La discesa in campo di Berlusconi in un sistema democratico quale quello italiano (non compiutamente democratico secondo la magistrale analisi di Aldo Moro) ha creato e crea tutta una serie di patologie macroscopiche perché i fattori degenerativi a cui ho fatto riferimento sono tutti presenti, essendo fattori genetici del “berlusconismo”.

Il suo enorme patrimonio personale (aumentato anche grazie al suo ingresso in politica) gli ha permesso di “acquistare” consenso e di indirizzare l’opinione pubblica con il controllo e la proprietà dei più importanti mezzi di comunicazione. L’uso spregiudicato del potere politico e la mostruosità di un sistema elettorale come il nostro ha consentito di distribuire cariche pubbliche e seggi parlamentari ad irresponsabili “responsabili” ed interessati famigli. Ed ha consentito, inoltre, di allestire un teatrino solo all’apparenza comico in cui i valori morali, sociali e politici sono così trasfigurati che la figura di B. è apparsa (e appare), purtroppo, a molti italiani come quella di un vero statista.

La fine del berlusconismo lascerà macerie culturali, sociali ed istituzionali molto ingombranti sulla cui rimozione, in una prossima stagione costituente (che riaffermi i valori costitutivi, fondanti il nostro ordinamento), bisognerà cominciare a riflettere.

Mario Sirimarco

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