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Vangelo di domenica 22 maggio PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
sabato, 21 maggio 2011 07:39
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 14,1-12 - «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.

V Domenica di  Pasqua

22 Maggio 2011

Dalla speranza alla certezza

Introduzione

Dopo due domeniche, in questa V di Pasqua, ritorna il tema della speranza, ma una speranza che supera ogni umana percezione.  Parliamo infatti di speranza messianica. Cristo, di fatto, nella pagina del vangelo di Giovanni, che la Liturgia della Parola ci presenta in questa domenica, si mostra a noi come la Via, la Verità e la Vita.

Ma queste parole di presentazione sono inserite in un discorso più ampio, che l’Evangelista articola come ultimo discorso del Maestro prima della sua morte. Sono in sostanza le ultime parole di  un Uomo che è consapevole di stare per morire. E colui che ne ha preso nota è convinto che quel morto è ancora in vita.

E le ultime parole che si pronunciano alla fine della vita, si sa,  hanno un carattere particolare. Riassumono il mistero di un essere. Socrate parla di immortalità prima di morire: il condannato a morte consola quelli che restano, come scrive l’allievo Platone.

Ma le ultime parole possono essere anche molto pragmatiche. La madre di Goethe diede istruzioni di non mettere troppa uva passa nel dolce preparato per la sua sepoltura. Alcuni esortano i loro figli a sostenersi a vicenda. I patriarchi della Bibbia muoiono benedicendo la loro discendenza.

Non leggiamo allora queste ultime parole pronunciate dal Maestro come un discorso ben costruito e coerente. Immaginiamo invece delle pause. Prendiamole piuttosto come parole pronunciate in un profondo silenzio, come parole indirizzate a uomini prigionieri, “tutt’orecchi”, in qualche modo. Noi potremmo ascoltarle anche come si ascolta una goccia d’acqua cadere in una grotta. Bisogna che chi ascolta sia assolutamente silenzioso per lasciar entrare in sé queste parole. Se noi ascoltiamo veramente, sentiamo parole di consolazione: Non sia turbato il vostro cuore. Parole di speranza: Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Parole di maestà: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Parole di vocazione esigente: Chi crede in me compirà le opere che io compio.

Non è facile per noi capire immediatamente queste parole. I discepoli, smarriti, che interrompono il Signore fanno delle domande coerenti con il proprio stato d’animo. Non hanno ancora capito, eppure è già l’ora dell’addio. Sapremo noi capire meglio?

Parole di consolazione e speranza

                Il Vangelo di questa domenica comincia con delle parole bellissime. È Gesù che sta parlando e

l’evangelista Giovanni ci riferisce il suo discorso. Gesù sa che ormai non gli resta molto tempo da trascorrere in compagnia dei discepoli e quindi vuole rassicurarli, far loro capire che non li lascerà mai. Perciò dice: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Che vuol dire turbato?

                Il Maestro conosce il cuore dei suoi amici, sa prevedere anche le loro reazioni. Per questo sa che presto i Dodici e gli altri discepoli, si troveranno preda di un miscuglio di emozioni: paura, tristezza, solitudine, incertezza ….

Paura, perché temono  di essere arrestatati anche loro e condannati a morte. Tristezza, al pensiero di tutta la sofferenza vissuta da Gesù. Solitudine, perché a ciascuno mancherà tanto la presenza del Maestro. E infine incertezza: che fare? dove andare? come comportarsi?
Per questo Geesù, dice loro: Non siate tristi, non preoccupatevi, non spaventatevi! Anche se fra poco non mangeremo più insieme, non converseremo, non cammineremo insieme per le strade, io non vi lascio soli. Fidatevi di me e del Padre mio! Non vi lascio per sempre: vado a prepararvi un posto nella casa del Padre mio e quando tutto sarà pronto tornerò a prendervi e vi porterò con me. Perché vi voglio bene e desidero che anche voi stiate dove sto io!

Ma com'è il luogo dove sta andando il Signore? Com'è la casa del Padre?
Gesù non ce la descrive, però qualcosa riusciamo a intuirla anche da soli! Certo, non sappiamo neppure se è proprio una casa, come quelle dove abitiamo noi, o se invece ha pareti di vento, scale di alberi, tetto di cielo e pavimento di mare... Non sappiamo com'è fatta, quante stanze ha, però siamo sicuri che

c’è posto per tutti.

La  dimora di cui il Maestro ci parla non sappiamo immaginarla, però se è il luogo dove staremo per sempre con Gesù, Dio Padre e lo Spirito Santo, allora è senza dubbio il posto dove si concentra la forza dell'amore! É la casa della serenità e della gioia, la casa dove stare in comunione tra di noi e con Dio!

 E tutto questo, pensiamoci, tutto questo amore, tutta questa gioia, tutta questa pace, sarà per sempre senza fine !  Davvero si resta senza fiato! E magari ci vengono dei dubbi: "Ma davvero verrà a prenderci, il Maestro? Davvero ci porterà con sé in questo luogo meraviglioso?”

Su questo sfondo, possiamo valutare la novità delle parole con cui inizia il vangelo di questa domenica: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. Esse contengono la risposta cristiana alla più inquietante delle domande umane. Morire non è - come era agli inizi della Bibbia e presso il mondo pagano - uno scendere nello Sheol o nell'Ade per condurvi una vita da larve o di ombre; non è - come per certi biologi atei - un restituire alla natura il proprio materiale organico per un ulteriore uso da parte di altri viventi; non è neppure - come in certe forme di religiosità attuali che si ispirano a dottrine orientali (spesso mal comprese) - un dissolversi come persona nel gran mare della coscienza universale, nel Tutto o, a seconda dei casi, nel Nulla...

È invece un andare a stare con Cristo nel seno del Padre, un essere dove lui è, ovvero finalmente raggiungere la meta della vita eterna.

E se vogliamo farci un’ idea della vita eterna, il cui velo di mistero non può essere ancora tolto, possiamo prendere in prestito le parole di Goethe nel Faust: “Fermati, istante: sei troppo bello!”. Ecco cosa potrebbe essere la vita eterna: un istante che vorremmo non finisse mai e che, a differenza di tutti gli istanti di felicità quaggiù, non finirà mai !

Parole di maestà

                Ma le ultime parole di Gesù, oltre a consolare e a infondere  speranza, riassumono anche la maestà del suo essere e la pragmaticità del suo agire. Egli, infatti, si presenta ai discepoli qual Via, Verità e Vita.

                Quando diciamo via, subito ci viene in mente una strada, un percorso, un sentiero...

Normalmente è così, questo è il primo significato che tutti capiamo. Eppure, nelle parole di Gesù il significato di via cambia : è una persona che  si fa  “via”. Una persona che ci mostra come fare, che dedica tempo per farci imparare una cosa nuova, che sta accanto a noi mentre proviamo e riproviamo, diventa per noi una via, diventa il percorso che ci fa diventare capaci di una abilità nuova. Proprio in questo senso Gesù dice che è la via perché, attraverso la sua Parola, continua a mostrarci con la sua vita cosa fare per essere secondo il cuore di Dio, dunque, quale strada percorre per giungere alla meta: la casa del Padre. Ma scegliere Gesù come via che ci porta al Padre significa, anche, impostare la nostra vita con un vero fondamento di speranza. Il Signore non ci abbandonerà mai nei vari sepolcri della nostra esistenza, quando le delusioni, le incomprensioni, gli insuccessi, ci portano a rinchiuderci nella tomba vuota di noi stessi. Allora ci prenderà la mano, ci rialzerà e ci inviterà a riprendere la via con Lui verso il Padre.

                Gesù dice anche di essere la Verità. Ieri come oggi quante persone sono andate alla ricerca della verità? Nel passato, un grande esempio ci viene da sant'Agostino, il quale ha ricercato la verità in vari ambiti  e alla fine, quando ha capito che Dio viveva in lui, la trova in se stesso. La verità che offre il mondo ci lega necessariamente a qualcosa. La verità che ci offre Gesù è libertà. Libertà di essere se stessi, libertà di agire senza condizioni. Scegliendo Gesù sceglieremo la verità, quella verità che ci renderà liberi davvero.

                Ed infine il Maestro aggiunge: “io sono la vita”. Dopo la Risurrezione, Gesù ha dato prova di avere la vita in sé. Non esistono elisir della lunga vita terrena. Tutti gli sforzi che i ricercatori possono fare non daranno mai la certezza di una vita terrena senza fine. Siamo nati per l'eternità. In quanto Risorto, Gesù è la vita senza fine, solo in Lui abbiamo la certezza della vita eterna. Ma non dobbiamo aspettare il giorno del "passaggio", da subito possiamo partecipare alla pienezza della vita eterna facendo giorno per giorno la volontà di Dio.

Dire che Gesù è la via, la verità, la vita, vuol dire allora che il Maestro è colui che ci mostra come vivere secondo il cuore di Dio; vuol dire che Cristo Gesù è colui che non ci inganna, non dice bugie, ma realizza nella sua vita ogni parola che pronuncia e ci insegna nella coerenza come essere veramente liberi; vuol, infine, dire che il Signore è l'unico che può donarci la vita per sempre, piena e bellissima!
                Allora fermiamoci un istante in silenzio per dire al Signore che sì, davvero, con tutto il cuore  crediamo che Lui è la via, la verità e la vita.

E in questa settimana, ogni volta che ci sentiamo soli, tristi, preoccupati, spaventati, possiamo ripetere a noi stessi le parole di Gesù  agli apostoli: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.

Conclusione

Chi ha vissuto vicino a Cristo lo può comunicare meglio agli altri. È questo il senso anche di quella esperienza mistica, di contemplazione, che siamo chiamati tutti a fare per poi portare agli altri la gioia di aver incontrato Cristo nella preghiera, nei sacramenti e soprattutto nel volto dei più poveri e sofferenti della terra.

E la Chiesa, depositaria della memoria vivente di questo incontro, deve possedere le stesse caratteristiche peculiari dell’ essere e della pragmaticità del suo Sposo e Maestro. Perciò deve diventare una comunità unita in se stessa ed aperta al mondo, al quale deve portare l'annuncio della salvezza con coraggio, semplicità, fedeltà, amore alla verità, nella difesa della giustizia e dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Per questo sia oggi e sempre questa la nostra umile preghiera: "O Padre, che ti riveli in Cristo maestro e redentore, fa' che, aderendo a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a te, siamo edificati anche noi in sacerdozio regale, popolo santo, tempio della tua gloria.  Amen.

Serena domenica

 

 

                                                                              + Vincenzo Bertolone

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