Storia della diocesi di Cassano (2) |
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domenica, 20 febbraio 2011 21:03 | |
In questa seconda puntata della Storia della Diocesi di Cassano scritta dal Can.co Minervini intorno al 1848, troviamo interessanti notizie riguardo l’ancor attuale stato della nostra Cattedrale. Apprendiamo, tra l’altro, che fu mons. Nicola Rocco ad ampliarla ed a portarla più o meno allo stato attuale e che fu consacrata il 22 marzo del 1722 dal vescovo di Umbriatico mons. Francesco Maria Lojero, in assenza del titolare della cattedra di Cassano, e dedicata alla Natività della B.Vergine, chiamata dal popolo “Madonna del Lauro” a causa di un enorme albero di alloro che si trovava nei pressi di una cappellina dove era custodita un’antichissima Icona Mariana, della quale oggi si può vedere una fotografia nel piccolo altare alla sinistra subito dopo l’ingresso. E’ da presumere che quell’icona, che ora è rovinata dall’incuria del tempo e degli uomini, possa essere coeva della più famosa e veneratissima Icona della “Achiropita” di Rossano. Ma di questo gravissimo danno ci occuperemo un’altra volta. Nell’augurarvi buona lettura, vi raccomandiamo, se interessati, di memorizzare questi testi per poter avere, alla fine, l’intera opera del Minervini.
§ III. Del vescovado di Cassano dal secolo XI al corrente. L'apparizione dei Normanni su le terre del nostro regno nei primi anni del secolo XI ; la bravura da essi mostrata in liberarle e difenderle dalle continue e furiose scorrerie dei Saraceni; il quasi totale abbandono, in che le aveano lasciate i greci imperatori; e finalmente il desiderio che era surto in petto di quegli eroi a fondare per se stessi una libera dominazione, furono tali cose possenti motivi, che indussero un cambiamento nell'ordine civile ed ecclesiastico delle nostre contrade. E di vero: dilatando le loro conquiste, ed addivenuti padroni della Puglia nel 1041,della Calabria nel 1060, a conciliarsi la stima e la benevolenza del romano pontefice, che riguardavano ben necessario alla esecuzione de'loro disegni, rimisero alla di costui ubbidienza tutte quelle Chiese che n'erano state divelle dall'ambizione dei greci patriarchi. Cassano, che era stata presa dal Guiscardo nel 1064, seguì la stessa vicenda; e così per opera dei Normanni tornò alla sua dipendenza dal trono di Roma.
Nel XII secolo Cassano si riguardava come esente dal metropolita reggino; mentre l'Ughelli, nel tom. 9, parlando di questa Chiesa cita un privilegio di papa Alessandro III, dato in Gaeta a’ 19 novembre 1165, nel quale confermando a Ruggiero che n'era arcivescovo il dritto di consacrare i vescovi suffraganei, tra questi che nomina, non parla di quello di Cassano. Nel XIV era forse anche questa la idea dominante; ma essendosene ricorso a Roma papa Urbano V. ai 15 febbraio del 1368, emise una sentenza all'uopo, per la quale Giov. Papasidero vescovo di Cassano fu obbligato a prestare la consueta ubbidienza all'arcivescovo Reggino, ed ad obbligarvisi con giuramento assistendovi da testimoni Dionigi arcivescovo di Messina, Bernardo vescovo di Marsico, e due canonici di Reggio procuratori del metropolita. Posteriormente la santa memoria di Pio V, con lettere apostoliche dei 17 settembre del 1566, dichiarò altrettanto; e nello stesso anno incaricò Francesco Gaspare di Rogliano, che era allora su la sede di Reggio, a visitare la diocesi Cassanese. I vescovi posteriori, specialmente della fine del XVI secolo, e per tutto il XVII si vollero immediatamente soggetti alla santa sede, come si ricava da varie antiche bolle di monsignor Carrafa del 1631, di monsignor Gaetano del 1604, e di monsignor Palumbo del 1617. Inoltre, se secondo l'antica disciplina i vescovi esenti doveano sedere nel concilio del vescovo viciniore, troviamo che nel sinodo provinciale tenuto in Cosenza sotto l'arcivescovo Fantino Petrignano, nel maggio del 1579, intervenne monsignor Tiberio Carrafa, e firmò gli atti, che si conservano nella biblioteche dell'illustre casa Bombini. Noi possiamo per di più aggiungere che nella bolla del vescovato di Cassano per monsignor Fortunato data da Benedetto XIII in Roma li 6 luglio 1729 , anno 6 del di costui pontificato, e che conservasi in questo archivio capitolare, la Chiesa di Cassano si dice immediatamente soggetta alla sede apostolica, come combinar ciò con quanto leggesi nelle bolle dell'episcopato dell'attuale monsignor Bombini, segnate in Roma nel maggio del 1829? Fa uopo convenire che buona cosa sarebbe per la Chiesa Cassanese il difeudare la propria esenzione. È in ultimo a notarsi che il vescovato di Cassano è uno dei diciassette che Clemente VII, con bolla dei 29 giugno 1529, uniformemente al concordato con Carlo V. del 1520, dichiarò di regio patronato quanto alla nomina. Ora sarebbe questo il luogo da considerare le varie vicende cui andò soggetta la nostra Chiesa per le tante infeudazioni che si fecero di Cassano a diversi signori, e per la influenza che lo spirito baronale di questi stessi tempi esercitò su l'episcopato. Ci riserbiamo però a trattare un tale oggetto separatamente di seguito. §. IV. Serie cronologica di vescovi di Cassano. Benché il vescovato di Cassano fosse di antichissima data, e surto probabi!mente,come vedevamo, nei primi secoli di nostra fede, pure i nomi di coloro che dalla primiera origine lo ressero sono rimasti ignorati con gli anni; e la serie cronologica che ce ne presenta l'Ùghelli, nella sua Italia Sacra, il Maradei nella lettera all'uopo, il padre Fiore ed altri, comincia appena dalla fine del XI. secolo. E pure dobbiamo avvertire che il catalogo tessutone dall'Ughelli non è punto esatto, tra perchè manca di moltissimi vescovi, e perchè altri sono falsamente allogati nell'ordine della numerazione. Noi faremo scorgere alcuni di questi errori, perchè si sia cauto ad usare l'autorità di questo scrittore in tali citazioni, e vorremmo che altri pure si occupassero a scoprire consimili lacune od anacronismi che regnano nella citata opera, la quale per altro confessiamo contenere delle interessanti notizie sacre di tutta Italia. Intanto senza volerci qui fermare a discorrere tutti i nomi dei nostri vescovi, faremo solo menzione di quelli che si resero celebri per fatti storici, o che bene meritarono della Chiesa.
Difatti il citato scrittore narra , che alle pendici degli Appennini, in un colle molto ameno verso l'ostro, in distanza di circa tre miglia dal lato sinistro di S.Giorgio era l'antica città di Aitano. Ora Totila re dei Goti partito da Roma la terza volta,ed avviatosi per ricuperare Sicilia, passando per Calabria, occupò tutti i luoghi del governo di Teremondo ed Amareo capitani di Belisario, i quali dimoravano in Reggio. Tra questi luoghi si trovò Aitano, che parve cosi piccolo al superbo Goto,che per dispregio lo nomò Caseghiano, ossia abitazione di case ridotte a terra. Per la mescolanza poscia di diverse nazioni si perde in Calabria la vera pronunzia del nativo parlare, e si disse Casegnano, o Cassignana, nome che dura tutto giorno, additandosene le rovine. In S. Giorgio si conservano alcune antiche scritture fatte in Casignano, donde si ricavano le diverse rovine che patì in vari tempi, e dopo le quali non più risorse per essere stato luogo piccolo e di non molto popolo. Dietro tali ragguagli possiamo ben conchiudere, che la Cassignana di Calabria Reggina non ci da nè la idea, nè la memoria di un vescovato. Lo stesso Marafioti, al cap.30, parla di un altro Casignano, anche piccolo casale nel territorio dell'antica Locri; e l'Aceti, presso il Barrio, ne rimembra un altro ch'era una delle dodici piccole borgate di Aprigliano. Che se in ultimo il Cassianum del sopracilato luogo di Paolo Diacono è per appunto il nostro Cassanum, come dubitare che il vescovo cassinianese lo era quello egualmente della nostra sede? Son queste delle riflessioni, che ci son sembrate necessarie per assicurare un tal punto di storia. È ritornando al soggetto notiamo che dopo di Sasso è falsamente dall'Ughelli allegato Soffrido, il quale si aggiunge che fioriva nel 1161; e che nel 1136 unitamente ad Unfrido vescovo di Sammarco firmava una donazione fatta da Ogerio e dalla di costui moglie Basilia conte e contessa di Bragallo, oggi Altomonte, per fondare l'abazia di S. Maria del fonte in Acquaformosa. Tale istromento ha la intitolazione: Anno ab Incarnat. Domini. 1156 primae vero Indici, regnante gloriosiss. Imperatore nostro Henrico I; anno imperii eius secundo. E poco dopo lo stesso Ughelli, parlando del vescovo Ugo, dice fondato il detto monastero nel 1195. Riconosciamo in tali assertive delle immense contraddizioni, notate anche in parie dal Manriquez e dal Rodotà. E su le prime,leggendo: regnante gloriosiss. Imperatore nostro Henrico I, si è ciò in opposizione con i rudimenti della nostra storia, mentre si sa da questa, che nella serie dei nostri monarchi noi non contiamo un Enrico o Arrigo I; ma sibbene Arrigo IV lo Svevo, che uni all'impero il reame di Napoli per le nozze con la regina Costanza. Inoltre leggendosi: anno imperii eius secundo, sotto la data del 1156, si ha un altro e patente anacronismo. La istessa storia c'informa , che il matrimonio di Arrigo con Costanza seguì ne1 1185, secondo l'anonimo Cassinese, o meglio nel 1189, secondo Riccardo da S. Germano: che esso Arrigo venuto la prima volta nel regno nel 1191, e tornatosene poscia in Germania per le opposizioni di Tancredi, alla di costui morte venne ad impadronirsi della corona e degli stati nel 1195, secondo i cennati cronisti, sicché l'anno secondo del suo regno ricaderebbe nel 1196. Finalménte dal computo istesso cronologico può ben intendersi che all'anno da lui espresso 1156 non corrisponde la prima indizione. Or noi a garentire l’Ughelli da tante storiche incoerenze, azzardiamo una diversa lettura del titolo di tale istromento, che ci è avvenuto altrimenti a leggere in un altro esemplare, cioè: Anno ab Incarn. Domini 1156, prim. vero Indict. regnante gloriosiss. Imper. nostro Henrico, primo anno imperii eius secundo (die) Maii: ma anche ciò stante, se lo è vero che la pergamena fu redatta sotto l'impero di Enrico, non regge la data dell'anno , che deve necessariamente trasferirsi al 1195,o al 1196,sebbene il Manriquez dimostri l'anno 1197, dal di cui settembre correva la prima indizione; e 'l nostro Soffrido se firmò quel diploma , dovè anche vivere nel 1195 al 1197. Ma a conchiudere tale digressione, diciamo che l'Ughelli nel riferire il cennato diploma pare avesse dimenticato quello che poco innanzi era stato scritto da lui. Di vero: parlando della Chiesa di Taranto produce un editto dello stesso imperatore e re Enrico, che conferma alla sudetta Chiesa i privilegi accordatile da' re predecessori, e lo presenta con tutti i dati della storica verità, cioè: acta haec anno Domin. Incarnat. 1196, Indict. 14, imperante Dom. Henrico Invictiss. Roman. Imp. et Sicil. Rege: anno vero Regni eius 26; imperii vero 5; et Regni Sicilia 2 (secundo). Come dunque tante varietà nel nostro diploma? Or prima di questo Soffrido, e Goffredo, come trovasi pure chiamato, fu sulla sede di Cassano un tal Federico Milanese, trasandato dall' Ughelli, e consacrò la chiesa di S. Pietro la Cattolica in Castrovillari, nella prima domenica di agosto nel 1157, come si sa da una iscrizione, che ivi tuttora si legge. E prima di esso Soffrido possiamo pure accrescere la serie dei nostri vescovi di tre altri, i cui nomi ricavansi da antiche memorie esistenti nell'archivio capilolare, e cennati nella platea del 1569, registrata in Napoli, come dicevamo. Son essi un tal Vitale, che vivea nel 1116, nel quale anno accettò la conferma della donazione di Trebisaccia fattagli da Alessandro di Clarmonte fratello di Ugo, di che parleremo altrove. Un tal Gregorio, che forse vivea prima di Vitale, e cui Ruggiero figlio del gran conte, avea concesse tutte le chiese ed i monasteri di greci e latini esistenti, o che si costruivano nella diocesi. È il terzo un tal Urso che nel 1119 ottenne dal duca Ruggiero, poscia primo re della nostra monarchia, la conferma di tutte le donazioni, che sin'allora erano state fatte alla Chiesa di Cassano. Sicché fino all'epoca di Soffrido possiamo ritenere l'ordine dei nostri vescovi in tal modo: Sasso, Gregorio, Vitale, Urso, Federico, Soffrido, e convenghiamo, che con la scoperta di altri monumenti potremmo pure riempire delle lacune di lunghi tempi, che fra alcuni di questi istessi intercedono. Nel 1221 fioriva il vescovo Terrizio, che nel detto anno fece tradurre dal greco in latino il diploma, col quale Mobilia, figlia del famoso Roberto Guiscardo, confermava le donazioni fatte dal padre al monastero del Patire, e l'autenticava col proprio sigillo, unitamente al decano ed al tesoriere di Cassano, come rapporta l'Ughelli parlando dei vescovi di S. Severina. Inoltre esso Terrizio con Luca arcivescovo di Cosenza, per delegazione di Federico II, giudicò nel 1223 una causa che si agitava fra l'abbate floriscense e l'archimandrita del Patire , ch'é riferita pure dall’Ughelli, nell'articolo degli arcivescovi di Cosenza. Or senza trattenerci a scorrere per intero la serie cronologica degli altri nostri vescovi, ne noteremo alcuni altri principali e distinti per diversi titoli. Sono di questo numero Fra’ Marco d'Assisi vescovo di Cassano, eletto nel 1268 , e che da papa Giovanni XXI. fu destinato collettore delle decime imposte su tutta la Calabria e la Sicilia per le guerre di Terra Santa. Belforte Spinello da Giovinazzo, figlio di Nicolò conte di Gioia e gran cancelliere del regno, il quale assistette nel concilio di Costanza: e poscia unitamente al vescovo di Tricarico fu da Sergianni delegato a papa Martino V. nel 1418 a congratularsi della elezione di costui,da parte della regina Giovanna,come riferisce il Costanzo nel lib. 13 della storia di Napoli. Marino della celebre famiglia di Tomacelli di Napoli, che assistette all'incoronazione di Alfonso II. a' 2 maggio del 1494, unitamente ad Aurelio Biennato Milanese, vescovo di Martorano, ed altri vescovi del regno. Cristofaro Giacobazio , che assai caro a Paolo III fu da questo papa spedito per suo legato a latere nel 1338 all'imperatore Carlo V, per intavolar trattati di pacecon Francesco 1. re di Francia. Ed a tacere di altri, molti dei nostri vescovi furono decorati della porpora, ed un qualcuno assunto al governo della Chiesa universale. Oltre del cardinal Domenico Giacobazio, ch'ebbe per qualche anno la nostra Chiesa in commenda, e la resignò poi nel 1523 a favore del nipote Cristoforo, contiamo questo istesso, che fu cardinale del titolo di S.Anastasia: Durante de Durantibus eletto cardinale da Paolo III, circa il 1542; Giovan Angelo cardinale de Medici figlio di Tutto ciò manca nell'Ughelli, e potremmo mille altre consimili cose aggiungere se non temessimo dilungarci di troppo dalla brevità che vi è richiesta in questo cenno. Altronde ove ci mancheranno le forze ed il tempo da trattare più a lungo tal soggetto, sappiamo esservi pure occupato un diligente archelogo ed amico. §. V. Costituzione della Chiesa cattedrale e sue varie vicende.
I vescovi che successero al Rocco continuarono a profondere le loro cure, ed i loro averi ad arricchire e nobilitare sempreppiù il nostro duomo, ed era oltremodo ricco il tesoro che in esso altre volte ammiravasi. Monsignor de Magistris nel 1694 l'avea adorno con la statua d'argento del protettor S. Biagio, e con intero corredo dello stesso metallo per l'altare maggiore. Monsignor Michele, nel 1755, avea rimasta tali ricchezze alla nostra Chiesa, che oltre una maestosa statua della B. Vergine in argento, vi era pure l'altare della stessa con ornamenti tutti di argento arricchito, con sei ostensori, ed acquistato un enorme campanone del peso di 12 cantaia. Di tutto però rimase spoglia nelle guerre e nei bisogni provati dal nostro governo negli ultimi anni del passato secolo; ed il saccheggio onde la devastò il soldato straniero nel 1806 le tolse ciò che ancora rimanevale delle sue primiere religiose magnificenze. Benemeriti si resero ad egual modo di nostra Chiesa monsignor Fortunato, per averla di molti lavori di marmo arricchita, come son quelli dell'altare maggiore, e delle balaustrate che circondano detto altare, e quello della B. Vergine, oltre i lavori ed intagli di noce co' quali adornò la sacrestia nel 1729, ed il coro nel 1750; monsignor Coppola, che nel 1795 l'abbellì con dignitoso frontespizio di stucco, e magnifico pulpito di marmo; e se la storia permettesse parlar de' viventi, potremmo numerarci vari immegliamenti indottivi dal nobile e saggio pastore mons. Bombini. Fra i molti però non taceremo dovere ad esso Bombini il trono episcopale di marmo, la nicchia, che anche con isvariati marmi su la muraglia in fondo della Chiesa sul coro si offre allo sguardo degli spettatori, e le fabbriche del vetusto episcopio, che squallide e cadenti per la ingiuria dei tempi e la lunga vedovanza di nostra cattedra , ora belle e maestose risorgono. Ma diranno i posteri meglio e di più. Nell’insieme poi la cattedrale si mostra luminosa, magnifica e di vaga architettura. Di fronte sta la maestosa torre del campanile, che sopra una base di 32 palmi quadrati elevandosi all'altezza di palmi 96, ti sveglia la idea di quella del medio evo. Esso fu costruito sotto il presulato di monsignor Bonifacio Gaetano nel 1608, come dalla leggenda che vi si scorge; e sebbene nell'aprile del 1613 venne trasferito all'arcivescovato di Taranto, pure con sua lettera de' 27 maggio di detto anno , essendo ancora in Cassano, deputò il decano D. Scribanio Granito per farne continuare la fabbrica. La morte poscia seguita dal vescovo cardinale in Boma nel luglio del 1617 ci fa credere che fosse la causa onde rimase come tuttodì si vede. Nella cattedrale uffìziano al presente quattro dignità, che sono l'arcidiacono, il decano, il cantore, il tesoriere (benché nell'antica platea del 1491, e nell'altra del 1510 si legga primo nell'ordine il decano), dodici canonici, ridotti a tal numero nel 1235 da Biagio vescovo sotto Gregorio IX, e quattro preti partecipanti col nome di cappellani, senza però che questi abbiano alcuna divisa. Essi sono rappresentanti del clero soprannumero, che anticamente era tutto ammesso a partecipare. Ma sotto mons. Bonifacio Gaetano essendosi fatte delle giuste rimostranze, che per la tenuità delle rendite non poteva la Chiesa perdurare ad avere un clero ricettizio innumerato, dopo varie informazioni all'oggelto, Francesco Maria Gaetano protonotario apostolico,vicario e luogotenente generale di Gaetano, cardinal prete e vescovo di Cassano, in qualità di suddelegato della sede pontificia il 21 luglio 1610 smise una costituzione che fissava di allora la cattedrale ad avere un numero determinato di partecipanti, cioè quattro dignità, dodici canonici, e quattro sacerdoti cappellani, da doversi questi ultimi succedere per anzianità di età dal clero soprannumero.Veniva inoltre dichiarato, che ogni partecipante dovea essere oriundo della città di Cassano, ed ascritto da chierico al servizio della Chiesa. Vedremo a che tutto questo menava. Intanto pareva che il decoro della cattedrale esigesse un maggior numero d'insigniti. All'uopo l’eminentissimo monsignor Gaetano, col consenso del capitolo, e come delegato della S.Sede, nel 1613 istituì tre canonicati, che si dissero onorari o soprannumeri. E perchè si deputarono principalmente al servizio del vescovo nelle funzioni pontificali renderle sempre più decorose, nel 1629, mons. Gregorio Carrafa ne istituì altri cinque, portandone cosi il numero ad otto, i quali oggigiorno rimangono. Essi godono in tutto le onorificenze ed i privilegi degli altri canonici e prendono parte ai soli affari di giurisdizione capitolare. La loro nomina è del vescovo esclusivamente, come quella delle dignità e degli altri canonici siegue il prescritto del Concordato del 1818.
(Continua) NB: Le foto della cattedrale (interno ed esterno) sono di Gaetano Zaccato, quelle dei ruderi e della Madonna del Lauro di Peppino Martire.
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