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Storia della diocesi di Cassano (1) PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Cavallaro   
domenica, 13 febbraio 2011 10:04
ImageFra qualche giorno in Castrovillari sarà celebrato il terzo Congresso Eucaristico diocesano, come abbiamo già segnalato in altra parte del sito, e avendo vissuto di persona il secondo del 1962 voluto e organizzato da mons. Barbieri a Cassano, si è acuita la mia curiosità sulle origini della nostra diocesi, che alcuni dicono antichissima, addirittura nata nel V° sec, e, senza voler rubare il mestiere a nessuno, ho fatto una modesta ricerca sul web e mi sono imbattuto in un libro interessante dato alle stampe nel 1848 da un tal Abate Vincenzo D'Avino, presumibilmente napoletano, dal titolo "Cenni Storici sulle Chiese Arcivescovili, Vescovili e Prelatizie del Regno delle Due Sicilie", per la cui redazione si avvalse dell'aiuto di titolati referenti locali. La trattazione della nostra diocesi fu affidata ad un sacerdote cassanese, il rev.mo Canonico Antonio Minervini, del quale ci potrebbe raccontare molto di più il caro amico prof. Leonardo Alario che lo ha anche ricordato nella sua recente pubblicazione dedicata ai preti illustri di Cassano. Ho trasformato le pagine ingiallite dal tempo in formato word per renderle più facilmente leggibili e ne faccio omaggio a tutti i miei fedeli visitatori, che mi auguro apprezzeranno questa mio modesto regalo. Per evitare di annoiarvi nella lettura il testo sarà pubblicato in successive puntate che chi vorrà potrà raccogliere e conservare.

NB: Il testo che vi proponiamo è stato lasciato volutamente così com'è stato scritto presumibilmente intorno al 1845/47, in un italiano che ad alcuni potrebbe riuscire ostico per l'utilizzo di termini oggi divenuti obsoleti, ma che sicuramente stimolerà il lettore ad una maggiore attenzione e a qualche ricerca sul dizionario che certamente male non fa.

 

Prima parte "Dagli albori all’ XI° sec."

 

CASSANO

( Chiesa vescovile )

Cassano città molto illustre e della più remota antichità  ha bene essa a deplorare le vicende dei tempi,che ora valgono per se stesse così a sperdere gli umani avvenimenti da non più durarsene memoria; ed ora è la malizia stessa dell'uomo, la quale ad un fine tanto lacrimevole sciaguratamente le rivolge. Risalendo di vero la sua cattedra episcopale ai primi secoli del cristianesimo, come mostreremo di seguito, se ne rende perciò di difficile investigazione la sua origine avvolta fra le tenebre di quelle lontanissime epoche. — Altronde ricca di un copioso archivio , ov'erano al certo i titoli più luminosi per la dignità della sua sede , quando lo straniero, come preso da furore vandalico, veniva nelle nostre contrade a recare il ferro , il fuoco e la strage , tutto andò miseramente perduto. È per tali fatti che a raggranellare le notizie di questo cenno su la erezione della sua chiesa a cattedrale , le sue varie vicende , e quelle dei luoghi principali della diocesi, ci è durata fatica consultare quei pochi monumenti di vera antichissima data, che abbiam potuto ottenere; essendo oramai ben noto che le memorie registrate per le Chiese di Calabria dagli scrittori del XVI e XVII secolo mancano ben di spesso di quella severa e fondata critica, che al progresso dei tempi volgenti unicamente si deve. Confessiamo pure rimanerci delle lacune, che non può sperarsi vedere altrimenti appianate, che da qualche pergamena, diploma,manoscritto, o simile documento,!! quale disseppellito dall' oblio dei secoli si mettesse a luce, oggi più che mai, in cui la santa e nobile brama d' illustrare le cose patrie par si vada nei calabri petti svegliando. Intanto quello che abbiam potuto raccogliere a miglior ordine e chiarezza ripartiremo in distinti paragrafi.

§. I. Della prima origine del vescovado di Cassano.

Il Prezziner, nel vol. 1."secolo 1." della storia della Chiesa, parlando della incertezza cronologica che apparisce su le più illustri cattedre della cristianità , conchiude che la verace istoria ama qualche volta più di tacere che di parlare. Vorremmo noi pure così comportarci per la prima epoca dell'episcopato di Cassano, mancando di documenti, che ci potessero produrre ad una piena e sicura conoscenza della sua origine; ma a non preterire del tutto un punto sì principale ed interessante, contenteremo di poche e fondate congetture. E ad esser al soggetto, ricordiamo la favorevole circostanza, che incominciava a spandere la luce del Vangelo per le Calabre terre.

Gli Atti degli apostoli, nel capo 28. v. 13, ci narrano che partitosi S. Paolo dalla città di Siracusa nel corso delle sue peregrinazioni pervenne nella nostra calabra Reggio. Quivi è ragionevolmente a supporre, che santificasse il giorno della dimora che vi fece, con la predicazione della nuova dottrina di Cristo; onde riuscito a convertire alla fede quei numerosi abitanti,vi lasciò per vescovo e maestro Stefano di Nicea, suo discepolo e compagno di viaggio. E’ confermato questo fatto dalla costante ed antichissima tradizione non solo della Chiesa di Reggio, ma di altre di Calabria , e da
registri di autentiche e veracissime cronache. Si hanno gli  atti della vita e del martirio di questo Stefano, scritti in greco, i quali ci informano della canonica episcopale istituzione ricevuta dall'apostolo Paolo, e del glorioso sacrifizio, che consumò a 7 luglio dell'anno 74 di Cristo, unitamente ad altri campioni della fede, per la persecuzione di lerace  presidente dalla reggina città. Il Ferrario lo memora nel catalogo dei santi, che mancano nel martirologio romano; ed il Marafioti, nel lib. l.°cap. XX delle antichità di Calabria, attesta aver veduto nel monastero di S.Bartolomeo dell'ordine di S. Basilio in S. Eufemia, casale di Sinopoli, un vecchio libro in pergamena, ove dopo un lungo sermone di Andrea vescovo Gerosolimitano, leggevasi anche in greco la nota istoria di S. Stefano primo arcivescovo di Reggio. Ma senza più dubitare di tal punto, è egualmente conosciuta la regola che seguiva l’apostolo nello stabilire dei vescovi per le città che abbracciavano la fede. È questa espressa nelle parole che dirigeva a Tito da lui rimasto in Creta (cap. 1, v. 5 )t Ut costituta per civitates presbiteros; ossia, come spiegano i Padri, rimaneva a quelli la facoltà di crear nuovi vescovi in majoribus oppidis.  Or messo in Reggio il germe della santa fede di Cristo, fu di là , che spaziando la sua sopraumana e celeste virtù , venne successivamente fecondando le altre Calabre terre; e con lo scorrer degli anni, a misura che cresceva il numero dei convertiti, potè sorgere il bisogno di nuovi episcopati. Altronde erasi nella primitiva Chiesa introdotta la disciplina, che
fu poscia sancita nel canone 6 del concilio sardirese tenuto nel 347, non potersi la cattedra episcopale costituire nei piccoli villaggi, ma Densi in urbibus frequentioribus ; per la ragione ne vilesceret episcopi nomen et auctoritas; ond'è che molte ed illustri città, le quali popolavano l'antica Calabria si videro d'allora decorate dell'onore dell'episcopato. Di varie di queste sedi ne sorvanzano oggi giorno i soli nomi a memoria: altre decadute dalla loro primiera grandezza perdettero con questa pure l’ecclesiastica dignità: e di altre infine n'è, fra le tenebre dei lontanissimi secoli, come sepolta rimasta l'epoca originaria della istituzione. L'Ughelli, nella Provincia 20 della sua Italia Sacra, dando la descrizione generale della Calabria ci porge esempi di tutte queste vicende, e cita i vescovati dell'antica Tempsa, di Locri, Turio, Oreste e Porto-Roviglioso, Lusitana ed altre città che più oggi-giorno non sussistono. Ricorda ed egual modo quelli di Vibone e Tauriano,oggi aggregali a Mileto, di Montalto unito a Cosenza , di Taverna a Catanzaro, di S. Leone a S. Severina e simili; e scorrendo gli storici ragguagli, che nell' istesso luogo presenta degli altri vescovati di Calabria, mentre tutti risalgono ad una remota epoca, di pochi si trova questa con precisione fissata. E perché non dir noi che anche Cassano fu decorata della sede episcopale nei primi secoli dell'evangelica predicazione, e che la data di un tale avvenimento rimase involta e perduta fra le tenebre degli anni? Cassano riuniva per certo in se le qualità necessarie ad un tanto onore.
E di vero: a prescindere dalla sua antichissima origine, che da Stefano Bizantino ( de urbib. et pop. pag. 320 ) si fa rimontare agli Enotri, essa era salita in gran rinomanza presso la repubblica di Roma, la quale dopo avervi spedita una colonia, come si ha da Plutarco in S. Quintio Flaminio, fu dichiarata municipio secondo, la testimonianza di Cicerone ( in Verr. lib.7) e di Livio (/lib.35) e poscia ottenne in tutto i dritti di cittadinanza, a quanto ne scrive Vellejo Patercolo nel lib. 1°. Nè cada dubbio che il Cosa, Cosanum e Carisanum,  degli antichi era il nostro Cassanum  mentre Cesare nel lib.3 del De bello civili  apertamente lo indica stante in agro Thurino. E qual'altro esser mai questo poteva? Nei tempi posteriori trovasi con eguale onore menzionata nell'istoria. Il celebre Paolo Diacono numerava Cassano tra le principali città di una delle italiche regioni (lib. 2.17 ), in qua Poestus et Lainus,Cassianum, Consentia... sunt posita. Radelchiso principe di Benevento (nel suo capitolare dell' 851 riportato dal Grimaldi nella fine del 6.° tom. della 2.a epoca degli annali del nostro regno, al num.  IX) così parla a Siconulfo principe di Salerno : Inparte vestra... sint ista guastaldata... Tarantum , Cassanum .... Cusentia, Lainus , etc. Altrettanto ripete il Giannone, nel lib. 6.° cap. 1. della sua storia civile, parlando dei contadi e guastaldati nei quali furono divise le provincie del nostro regno occupato dai Longobardi, cioè che i più insigni furono quelli di Taranto, Cassano, Cosenza, Salerno e Capua. Ed a tacere di altro, se dunque fin quasi dalla nascita del cristianesimo fuvvi per le regioni della nostra Calabria la predicazione del Vangelo: d'allora chi con piena autorità poteva secondo il bisogno costituire dei vescovi: e Cassano città ben distinta gareggiava con le principali del regno, è ben fondata la supposizione che ella venisse decorata del trono episcopale nei primi secoli del celebrato umano riscatto.

Nè osta che nelle sue vicinanze esisteva il gran vescovado di Turio ; mentre nella storia della Chiesa sono ben noti e frequenti gli esempi di città, e talora anche di borgate, come rapporta il Selvaggio nella sua Canonica, che a piccole distanze fra loro fulgevano con gli onori della mitra. E senza ricorrere ai monumenti dell'antichità conosciamo bene che le varie e già dismesse sedi episcopali, che oggi giorno compongono le diocesi di S. Severina , di Cariati e di Amalfi, di Sorrento, di Cava , di Sora ed altre, erano molto fra loro vicine; tra perchè l'antica disciplina nello stabilimento dei vescovi riguardava solo se i luoghi ov'erano messi potevano con decoro sostenerli, e non già alla scambievole distanza.

Ora per confermare sempre più l'addotta opinione circa la cattedra di Cassano non taceremo quanto ci è avvenuta di leggere in una memoria stampata in Roma nel 1748,e segnalata da un tal Domenico Spinelli, per la causa che ivi si agitava tra monsignor Fortunato della ducal casa Serra, come sarà detto in seguito. In essa dunque, al num. I, sia scritto, che nel sinodo romano convocalo nel 465 da papa Ilario si trova segnato un tal Capsario Cassitano, il quale vuolsi da molti, che a quell’epoca sedeva su la cattedra di Cassano. Se il fonte donde è presa tale notizia non ammettesse alcun dubbio, avremmo cosi un bell'argomento a tener sempre più per fermo, che la nostra Chiesa fin dai primi secoli godette l'onore dell'episcopato. Ad ogni modo è questa pure la testimonianza che le rende L'Ughelli, nella pagina 463 della sua Italia Sacra, tom. 9, scrivendo che : episcopatus Cassanei antiquus est  e il  padre Fiore, nella sua Calabria illustrata al proposito diceva che la prima origine del trono episcopale di Cassano fosse a ripetersi nei primi secoli della fede nascente. Ma ormai tralasciando delle ulteriori congetture facciamoci a seguire il chiaro e sicuro fanale della storia.

§. II. Del vescovato di Cassano dal secolo VIII al XI.

È ben nota la persecuzione che la Chiesa cattolica cominciò con l'ottavo secolo a sostenere pel culto e la venerazione delle immagini dall' imperadore di Oriente Leone Isaurico. Il grido delle crudeltà e delle ingiustizie che all' uopo si commettevano in Costantinopoli, pervenuto in Italia avea mosso il pontefice Gregorio II a scrivere all'imperatore delle lettere piene di fuoco, con la speranza di rimuovcrlo, lettere che sono rapportate dal Baronio; ma non ne ottenne che derisioni, insulti e minacce.  Agli 11 febbraio del 731 eletto Gregorio III al governo della Chiesa universale, intese bene la procella da cui era molto a temersi ; e visti riuscir vani quei mezzi che giva tentando per impedire le profanazioni, le quali si erano prese da per tutto a commettere, e far desistere l’imperatore dal suo sacrilego impegno , determinossi usare alla perfine le armi che la dignità del proprio ministero accordavagli. Fu quindi nel principio del 732 che il nominato pontefice convocò in Roma un concilio, ove intervennero 93 vescovi, con tutto il clero, i nobili e il resto del popolo romano. In esso si dichiararono eretici e scomunicati tutti gli iconoclasti in generale , o coloro che osassero profanare comunque le sacre immagini. Irritato a tal nuova Leone giurò vendicarsene, e cominciò da prima a confiscare a proprio profitto i vasti patrimoni che la Chiesa romana da gran tempo pacificamente possedeva nella Calabria e nella Sicilia, che erano amministrati da suddiaconi o rettori, che negli antichi monumenti della storia così trovansi memorati rectores , vel subdiaconi Calabria ecc. Tolta cosi al papa tutta la influenza temporale che poteva avere in questi luoghi , e spingendo più oltre il suo furore, ottrasse dalla dipendenza del vescovo di Roma, come metropolitano, tutte le chiese ed i vescovi che erano in terre suddite dell'impero, e le dichiarò dipendenti dal patriarca di Costantinopoli. Cominciò allora come un nuovo ordine nella gerarchia ecclesiastica del nostro regno; ed è questa la prima epoca istorica, nella quale comincia a figurare il vescovato di Cassano.

Difatti tutti i vescovi della vecchia e nuova Calabria non esitarono un momento di ubbidire agli ordini imperiali con riconoscere il patriarca di Costantinopoli per loro legittimo capo in quanto alla disciplina, come con antiche autorità dimostra il chiarissimo Fimiani nella 2.a parte della sua Diatriba de Orf. et progres. Metropol. Inoltre come la città di Reggio figurava allora per capitale del tema, o provincia di Calabria, il vescovo della stessa città fu dichiarato primate o metropolitano dell'intera Calabria,con autorità o giurisdizione sopra tredici vescovi suffraganei, i quali doveano esser da lui consacrati, a condizione di dover egli ricevere la imposizione delle mani del patriarca di Costantinopoli. Or uno di questi tredici vescovi si era quello appunto della nostra Cassano; e dovendo supporre, come se ne ha tutto il fondamento nella storia , che Leone Isaurico ed il patriarca Bizantino non avessero allora per allora creati dei nuovi vescovadi, quello dunque di Cassano esister dovea anche prima della citata memoranda epoca del 732; ed eccoli così per dritto al principio del secolo VIII. È questo pure il ragionamento del Morisani (Giuseppe), nella sua erudita scritta dei protopapi.

Intanto l'ambizione dei greci patriarchi mirava ad assicurarsi la conseguita estensione del novello potere; e perciò stimolava gl'imperatori a sanzionarla con editti sovrani. Anzi, entrati nel timore che le Chiese di Puglia di Calabria e di Sicilia, violentemente tratte alla loro soggezione nel memorato secolo, un dì per l'altro se ne sarebbero disciolte, bramavano che con atto pubblico e solenne, munito della suprema autorità, si fosse chiusa ogni strada ai romani pontefici a poterle un tempo reclamare. Quindi tutto all'uopo il loro impegno spiegando, ottennero nell'887 dall' imperatore Leone soprannominato il Sapiente ed il filosofo una diatiposi, o descrizione delle nuove Provincie ecclesiastiche. Or senza volerci noi punto brigare delle questioni mosse dagli eruditi circa la data di questa imperiale sanzione, e il numero dei vescovi che vi si citano, ci contenteremo notare che in essa si noverano 83 metropoli, che aveano dei vescovi suffraganei; e nel num. 32 messa la città di Reggio di Calabria con 43 di sua dipendenza.e nel decimoterzo luogo segnato quello di Cassano

E pure i vescovi Bizantini miravano ad altro. Ad alienare sempre più gli animi di quei vescovi, che erano stati messi sotto la loro dipendenza, dalla devozione al capo supremo della Chiesa, ne volevano spezzare ogni vincolo di religiosa unità. Fu perciò che nel X. secolo , e preciso nel 968 Polyeucto patriarca di Costantinopoli promulgò un editto, col quale ingiungeva ai vescovi della Puglia e della Calabria, che bandito dalle loro chiese l'esercizio del rito latino introducessero le greche ed orientali ceremonie per la liturgia, pei sacramenti, e tutta altro della ecclesiastica polizia. Tale disposizione per amore della novità, pel timore del greco imperante, e più per qualche maggiore indulgenza che accordava infatto di disciplina, trovò i vescovi e le chiese, che volentieri l'accolsero, onde si videro grecizzare. Fu allora che la Calabria più che mai addivenne in tutto greca, e molti paesi della parte meridionale della stessa, le contrade, i poderi, i fiumi ebbero da quei tempi dei nomi greci, che tutto giorno conservano.

Ora il Rodotà, nel lib.l. cap. X. della sua opera sulla origine del greco rito vagamente asserisce, che la vescovil sede di Cassano fu forse l'unica nella Calabria, che costantemente rifiutossi ad ogni innovazione. Egli però senza addurre alcuna pruova in conferma di questa sentenza, ha per l'opposto contraddetta la istorica verità, che risulta da mille argomenti; e noi possiamo anche sommariamente additarli, onde conchiudere a tutta ragione che la Chiesa di Cassano avesse pure il greco rito abbracciato.

Ed invero: vedevano di sopra che la nostra Chiesa dal secolo VIII, era sottoposta al greco patriarca di Costantinopoli; ed è noto altronde che i greci imperatori, tranne poche interruzioni di dominio longobardico e saracinesco, che son conte dall' istoria, possedettero queste nostre regioni sino a quando vennero dai normanni conquistate. Ora,in questo periodo, che fu presso a poco di tre secoli, i greci aveano talmente unite coi calabri le loro simpatie ed i loro interessi, che i cassanesi addivenuti anche greci erano con le armi con essi loro nel campo, a combattere e respingere l'imperatore di Occidente quale estraneo signore. È memorabile fra le altre la pugna che nel 969 fu sostenuta tra Cassano e Petra dai greci avverso gli imperiali. Ricavasi questo da un diploma riferito dal Righelli, nel tom. 2 dell' Italia Sacra, parlando dei vescovi di Parma, e che si legge segnato da Ottone l. il Grande, il quale a 18 aprile del citato anno stanziava in Cassano : XIV Kal. Mai. Anno Incarn. Dominici? DCCCCLXIX, anno vero Domni Othonis serenissimi Augusti VIII, Indictione XII, actum in Calabria in suburbio Cassano. L'avvenimento poi è marcalo dal Muratori nei suoi annali e preciso sotto l'anno di Cristo di sopra espresso 969 ; e che terminò colla lotta dei greci per opera dei due valorosi generali (Guntario e Sigefredo) e con delle contribuzioni, onde si gravò quella parte di Calabria, che era dai greci occupata. Sicché addivenuta Cassano patria e fautrice di greci, non poteva che greco esserne il rito religioso.

Inoltre, a pochi anni è, si rinvenne nell'archivio di S. Maria del Castello in Castrovillari un placito greco del 997, che contiene una sentenza pronunziata da Sergio Prumarco di Carzivello. così detto, ossia Castrovillari. Ora in questo autentico documento si parla di un tal Basilio greco con l'aggiunto di "papas", che dandosi in quei tempi ai vescovi come a qualunque sacerdote, non vorremmo ostinarci a crederlo vescovo; ma è detto però padre di un Demetrio. Inoltre dopo esservisi pure citati un Gregorio figlio di un prete Filippo, un Filippo figlio di un prete Giovanni, alla fine tra i nomi di testimoni rammentasi l’arcidiacono di Cassano anche greco. E non la è questa una pruova quasi diplomatica del nostro assunto?

Ma per di più. In un antica platea dei beni di nostra Chiesa del 1669 esarata dall'esemplare esistente nel grande nel  archivio della regia Camera di. Napoli,  fra le scritture dell'episcopato di Cassano              ed ivi pure registrata a 21 giugno del detto anno, troviamo infine copia di un vecchio diploma del duca Ruggiero, che fu poscia primo re di Sicilia. In esso diploma si legge,che nel 1094 il duca dello stesso nome Ruggiero avea dato al vescovato di Cassano: omnes presbyteros Cassanenses cum filiìs et haeredibus eorum. E che importavano i figli e gli eredi dei preti Cassanesi se non gli indizi manifesti del grecismo da essi seguito? Anzi mentre sappiamo che i normanni conquistarono le nostre contrade nel 1060, e preciso Cassano con Castrovillari e Matera nel 1064, fa uopo supporre , che quei di Cassano anche dopo la celebrata conquista vivevano tenaci nelle greche cerimonie, da ritrovarsene sin nel 1094 i residui e gli esempi.

Ma a conchiudere tanta pruova, avendo i greci per tre secoli circa, come dicevamo di sopra , dominate le nostre terre, non deve credersi che avessero usati tutti i loro mezzi, e le sapute loro pratiche per costringere la Chiesa di Cassano a farsi greca anch'essa? Come supporre che i greci patriarchi avrebbero sofferto per sì lungo tempo un rito da loro odiato, cioè il latino, in una Chiesa da loro dipendente, tanto più che da autentici documenti con certezza sappiamo, aver molte chiese minori della diocesi graziosamente abbracciate le greche ceremonie? È a dritto a supporsi che ne fosse dalla cattedrale partito l'esempio. E volendo di queste pure far cenno, ricordiamo sulle prime che Castrovillari grecizzò per lungo tempo. Il signor L'Occaso lo avverte nella sua memoria su la topografìa di detta città , e molti monumenti che vi si conservano tutti di greca forma dichiaransi. È fra questi una croce con greche iscrizioni , ed i caratteri indicano il IX e X secolo. Di più: le chiese di S. Pietro dei greci, S. Giovanni di papa Dodero, e S. Nicola di papa Carbone, che si trovano spesso memorate in antiche carte, come pure l'uso della greca lingua, che si conservò in Castrovillari sino alla metà del XIII secolo, e che si trova usata in vari diplomi esistenti in quegli archivi parrocchiali, tutto conferma l'esposto. Altrettanto può tenersi per Altomonte, come ne fan fede fra le altre antiche carte un istromento segnato dall'arciprete della chiesa di S. Giacomo all'uso dei greci con lo specioso titolo di protopapa, ed altre scritture rammentate dal Gualtieri e dal Rubeis. Consimili pruove abbiamo per Laino, mentre è ben noto dalla istoria del medio evo, che questa terra seguì sempre il destino di Cassano, e quindi fu longobarda e greca secondo la sorte dei tempi. Saracena ci dà pure delle memorie del suo passato grecismo , vedendovisi tuttora una chiesa che oltre la forma , le pitture e gli ornati alla greca, ne serba anche il nome di S. Maria del Gamio, o delle Nozze; titolo preso dall'assistenza della Vergine alle nozze di Cana in Galilea. In altri tempi serbava nell'archivio bolle, platee e diplomi tutti in greco, e taluni anche a lettere di oro; come su le mura della chiesa leggevansi delle iscrizioni nella stessa lingua. Tutto è oggigiorno scomparso; e da una carta esarata da Paolo Celio di Saracena, notajo apostolico, ricaviamo che i greci ne furono prima scacciati dall' imperatore Ottone II; e nel 1176, sotto Guglielmo II più non vi esistevano. Estendendo le ricerche per altre chiese della diocesi potremmo forse riconoscere sempre più dilatato fra noi il greco rito , ma a non dilungarci di troppo dal proposto soggetto ci contentiamo per ora di ritenere, che la cattedrale di Cassano unitamente alle altre di Calabria e di Puglia rimase nella dipendenza dal trono di Costantinopoli sino all' XI secolo.

 

Non vogliamo intanto tacere,che quantunque si fosse ciò verificato pel reggimento ecclesiastico, pur tuttavia furono varie ed immense le vicende politiche subite in quest'epoca dalla città di Cassano. Esse furono conseguenza dei domini greci e longobardi che alternativamente si suceedevano, a prescindere delle saracinesche irruzioni, e degli assalti di nuovi imperatori di Occidente ; fino a che frammezzo a tanta lotta surse una nuova monarchia. Non sarà certo discaro averle tutte come sott’occhi per riconoscere i vari signori che durante tale epoca esercitarono una varia influenza su la nostra Chiesa.

Ed a partire dal VII. secolo, in cui erasi già stabilita la dominazione longobardica nelle nostre contrade , sappiamo che nel 602 la Longobardia estendendosi sino a Cosenza, abbracciava tutti i Bruzì, i quali incominciavano dal Lao e dal Sibari, o sia dal Mercuri e dal Cochile, ed erano dominati da Arechi I. duca di Benevento, cui nel detto anno scriveva al papa Gregorio 1. Cassano dunque a tal tempo dipendeva pure da tal principe. Così forse per tutto quel secolo; ma nell'ottavo n'era mutata la sorte; mentre vedevamo che nel 732 Cassano formava parte del patrimonio Calabritano di S. Pietro , da che tolta essa pure alla sedia apostolica fu sottoposta al patriarca di Costantinopoli, e quindi apparteneva al greco imperatore. Ma continuando ad esser greca di rito, nel 782 Cassano con Cosenza e Laino esser dovea posseduta dai longobardi, trovandosi espressamente memorata fra le distinte città del ducato Beneventano da Paolo diacono , che scriveva nella corte del duca Arechi II. L'istessa dovea esserne la condizione nell' 851; mentre è Cassano come guastaldato in detto anno assegnato da Radelchi a Siconolfo nel capitolare citato di sopra; ed è a supporsi che ciò dovea aver luogo da più tempo, non potendosi altrimenti intendere come il duca cedesse al principe ciò che non era suo.

Di vantaggio narra Erchemperto, che la Calabria Beneventana fu posseduta da Radelchi dopo la morte del duca Sicardo cioè nell' 839; e nell'841 fu tutta poscia da Siconolfo occupata. Nell' 896 tornò Cassano al greco impero con Laino, Cosenza e Bisignano, come si ha da due indici di Leone VI imperatore. Nel secolo X. Cassano provò pure la barbarie di uno straniero tiranno, che si fu la gente saracena. Già fin dall' 842 avean messo piede nella Calabria greca: nell'870 aveano stanza in Amantea: e nei primi anni del X secolo aveano più fiate assediato e devastato Reggio, Cosenza, Nicotera, Tropea , Petilio e Mileto. Nel 951 dopo aver di bel nuovo sparsa la desolazione in Reggio mossero verso Gerace, avendo a capo Halassan emiro di Sicilia. Trovatasi però Gerace ben fortificala, e giudicandosi disperala la impresa, l'emiro chiese la pace con ostaggi, e sloggiando l’accampamento discese sotto le mura di Cassano. Quivi trovò una simile e più decisiva resistenza, onde dovè conchiudere un egual trattato di pace. Nel 969 veniva l’imperatore I. a spiegare un nuovo comando in Cassano , ed a battervi i greci. Nel 976 gli strateghi, o ministri imperiali e presidenti della Calabria stanzionando in Rossano contenevano sotto il loro dominio anche Cassano come città greca. Così sino al 986, nel quale anno i saraceni facevano nuove scorrerie in Cassano al par che in Cosenza. Intanto quasi estinta la longobarda dominazione apparvero su le nostre terre i normanni, che dopo varie guerre, e gloriose vittorie scacciatine i saraceni se ne resero padroni nel 1060; e con tale politico cambiamento, cominciò pure la nostra Chiesa a subire novelle vicende, che ci faremo ad esaminare.

Intendiamo bene che tal quadro esigerebbe immensi schiarimenti; ma le notizie quivi raccolte, e che esser possono elementi di una patria storia politica, le lasciamo alla considerazione di più valente scrittore; chè lo scopo di questo scritto non ci permette su di esse più a lungo fermarci.

Antonio Can.° MInervini


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