San Biagio testimone di libertà |
Scritto da +V.Bertolone | |
lunedì, 31 gennaio 2011 16:10 | |
«Un santo patrono non dovrebbe essere un semplice cartello pubblicitario per la gente. Un santo patrono deve essere considerato come il tipo ideale sul quale dobbiamo cercare di modellare la nostra vita come lui modellò la sua sul modello divino che è Cristo». La ricorrenza della festa di san Biagio, patrono della diocesi cassanese, offre la possibilità di riflettere sul senso dell’invito che già due secoli addietro lo storico francese Frédéric Ozanam rivolgeva al mondo sottolineando il ruolo che nell’esistenza di ognuno, tra i numerosi grandi personaggi della storia, possono rivestire quelli che ispirano l’umanità: quando i grandi parlano il linguaggio del cuore e si dimostrano portatori d’una spiritualità quanto mai attuale e foriera di valori, diventano modelli da imitare e di cui fare propria la saggezza. A questa categoria può certo ricondursi san Biagio, forse medico, di origine armena, morto martire nel 316, Vescovo di Sebaste: arrestato durante la persecuzione ordinata da Licinio, fu imprigionato ed appeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e lacerata la carne. Innalzato alla dignità di santo ed invocato contro i mali di gola, per aver miracolosamente guarito un ragazzo che rischiava di morire soffocato da una spina di pesce, è venerato anche a Maratea, città che ne conserva la maggior parte delle reliquie in una basilica le cui pareti, in più d’un’occasione, si ricoprirono d’un liquido acquoso di colore giallastro, raccolto dai fedeli e adoperato per la cura dei malati, in quanto dotato di poteri taumaturgici e riconosciuto come manna celeste da Pio IV, papa dal 1559 al 1565 ed in precedenza vescovo di Cassano.
|
< Precedente | Prossimo > |
---|