Viaggio fra i bar di Cassano Ionio, unico punto di aggregazione fra le anime di un intera comunità oramai preda del vizio - “Avevo poco più di dodici anni, frequentavo la scuola media. Un pomeriggio con gli amici iniziammo a giocare a carte con un gruppo di anziani in un bar. Giocavamo la padronanza, un gioco che fino a quel momento avevo visto fare ai più grandi di me. Chi vince a questo gioco, decide chi degli altri giocatori deve bere un bicchiere di vino o di birra. Dopo parecchie partire, uscimmo da quel bar praticamente ubriachi e la cosa fu molto divertente perché, presi dall’euforia, iniziammo a fare una serie di birbanterie che in condizioni normali non avremmo mai fatto. Quel giorno scoprimmo questo nuovo modo di divertirci e da allora ogni pomeriggio prima di andare in giro, passavamo dal bar a giocare la padronanza. Quello lo ricordo come uno dei periodi più allegri della mia infanzia. Con i miei amici facevamo le cose più insensate, da veri teppisti.
Passò poco e iniziammo a bere anche di mattina fino a quando, inattivo e svogliato, iniziai a evitare anche la scuola. Poi mio padre mi mandò a lavorare nelle terre. Sul lavoro bevevamo per riscaldarci. Finita la giornata facevo una sosta al bar per giocare la padronanza, ma alle nove di sera già ero a casa che dormivo. Dopo i venti anni sono stato a Forlì per lavorare in un cantiere edile: li ho conosciuto i locali notturni, i super alcoolici e la cocaina. Tornato al paese, ho provato a continuare quello stile di vita ma quando mi sono reso conto che stavo esagerando, ho avuto la forza di stopparmi. Oggi ho 35 anni, lavoro nelle terre come stagionale, e passo diverse ore nel bar, che è l’unico posto dove mi sento a mio agio. Spesso inizio a bere con gli amici dalla mattina, essenzialmente beviamo birra, spesso giocando a padronanza o a tressette. Mi rendo conto di essere dipendente da questa cosa, ma proprio non riesco a farne a meno. Alla fine è solo birra, sempre meglio della droga”. Questa storia, raccontata da un giovane di 35 anni, è la storia di un ragazzo nato e cresciuto a Cassano Ionio, ma potrebbe benissimo essere la storia di tantissimi, migliaia di ragazzi nati e cresciuti in qualunque parte del mondo, proprio dove per i ragazzi e per i giovani non ci sono né famiglie né strutture disposte ad ascoltarli. Per questo motivo quest’inchiesta non ha lo scopo di descrivere la sola realtà di Cassano Ionio, semmai potrebbe essere il punto di partenza per analizzare, sulla base del campione rilevato, un intera generazione oramai in preda al vizio. Perché la rivoluzione culturale degli anni sessanta, quella dei cosiddetti figli dei fiori, che aveva come scopo la ricerca sfrenata della libertà, con gli anni ha avuto un impatto con la società decisamente negativo, in quanto proprio quest’ultima ne ha frainteso gli scopi. La presente inchiesta altro non è che la fotografia di una cittadina calabrese dove la qualità della vita è molto bassa a causa del persistere di certi fenomeni che oramai sono diventati di uso comune. Infatti, partendo dalla parte nord del paese fino a giungere alla vecchia stazione, capita sovente di imbattersi in gruppi di persone che affollano i marciapiedi proprio in prossimità dell’ingresso dei bar: se li guardi di sfuggita sembrano essere tante tribù unite ed allegre, davanti le saracinesche questi scherzano, ridono, sorridono e si punzecchiano , ti danno impressione di stare bene insieme. Ma se poi ti avvicini e li osservi meglio, in ognuna di queste tribù il copione rimane invariato: trovi storie di mille persone con mille storie diverse, persone in cerca di rapporti umani ma soprattutto persone in cerca di qualcosa da bere. Perché molto spesso, un bicchiere è la soluzione ai loro problemi quotidiani. Una volta c’erano le cantine che non erano viste come bei posti anzi erano quei posti frequentati da gente poco raccomandabile e dai loschi costumi: infatti, mentre di giorno potevi trovarci il buon vino da portare in tavola, di notte era facile imbattersi in alcolizzati e nullafacenti il cui unico scopo era quello di affogare i propri disagi nell’alcool facendo cosi, inconsapevolmente, la fortuna del cantiniere che puntualmente approfittava dello stato “poco attento” del cliente per vendergli vino inacidito e stantio. Storie di altri tempi, storie di bricconi e di povera gente, tuttavia storie che oggi si ripetono nei tanti bar che a Cassano Ionio continuano a nascere come funghi. Se percorri il paese dalla parte nord alla parte sud infatti, ti imbatti in almeno una ventina di bar ognuno con il suo carico di clienti, ognuno con il business. In piena crisi economica infatti, l’unico mercato che non subisce gravi ripercussioni sembra essere quello dell’alcool. Lo studio effettuato fa emergere un dato allarmante: a Cassano Ionio, il bar, oltre che un esercizio commerciale, è l’unico punto di aggregazione fra le varie fasce sociali della popolazione. E questo dato lo possiamo riscontrare in tutta la sua drammatica evidenza facendo ben attenzione a distinguere tre categorie di bar: quei bar frequentati da soli uomini (per lo più operai), i bar-caffetteria e gli american bar. I bar frequentati da soli uomini li riconosci nella loro struttura spartana ed essenziale: un bancone, qualche tavolo, bottiglie, tanti videopoker (nuovo vizio in dilagante ascesa) e tante casse di birra. Quest’ultima venduta a fiumi. Da una stima approssimativa, ognuno di questi bar, vende in media dalle 150 alle 300 birre al giorno (è lecito ricordare che il presente sondaggio riguarda il solo centro abitato di Cassano Ionio, la cui popolazione si aggira intorno alle 7.000 persone). Come detto prima, buona parte della clientela sono operai impiegati in agricoltura ed in edilizia, che si riuniscono al bar dopo il lavoro per una partita a carte il cui premio spesso consiste nella consumazione di una birra o di un amaro. Di questi bar ce ne sono molti, e molti offrono anche altri servizi: la visione delle partite di calcio, di trasmissioni sportive e di film, la lettura dei principali quotidiani. La cosa positiva che si riscontra in questi bar rispetto agli altri è la connivenza fra generazioni: giovani, adulti ed anziani infatti, vivono insieme e socializzano in maniera positiva. I giovani che frequentano questi bar sono quasi tutti giovani operai che hanno abbandonato la scuola dell’obbligo: non trovandosi a loro agio in altri luoghi, fanno di questi bar la loro seconda casa anche e soprattutto perché la sosta in quei bar per loro diventa di fondamentale importanza, dal momento che potrebbero sempre incontrare caporali e capimastro in cerca di operai. Molti non hanno i soldi e si procurano la consumazione giocando a carte, per questo motivo devono essere molto abili a vincere in quanto in caso contrario non potrebbero pagare e, stante alle usanze del gruppo, perderebbero di credibilità all’interno dello stesso. In questi bar molto spesso c’è un area destinata al video poker: la pericolosità sociale di queste macchinette, di cui ci occuperemo in un’altra inchiesta, è in dilagante ascesa. Nei giovani il gioco al video poker ancora è un fenomeno non ancora molto diffuso, comunque è proporzionale al reddito. C’è tuttavia una tendenza al gioco d’azzardo: moltissimi giovani, dopo aver pagato il conto, sono soliti mettere il resto nella macchinetta che dispensa buoni spesa, spesso rimborsati in denaro. Poi ci sono i caffè, e sono davvero pochi, sono bar di passaggio dove si consuma spesso caffè, amaro e qualche liquore. Anche in questi bar riscontriamo un uso considerevole di alcool: molte persone infatti, amano prendere il caffè corretto. Dalla mattina. Un’usanza un po’ imbarazzante, al punto tale che molti baristi, per rendere la cosa più discreta, ricorrono all’utilizzo di bottigliette di vetro nel quale mettono il liquore da aggiungere al caffè, e questa operazione avviene prima che la tazzina sia messa sul bancone, in modo tale che gli altri clienti non se ne accorgano.Questi forse, sono gli unici bar a non avere una discriminazione di clientela, proprio perché sono bar dove si è soliti consumare il caffè. Target decisamente diverso invece quello che troviamo nei bar di lusso, i cosi detti american bar. Nella teoria questi sono quei locali “in cui si consumano principalmente cocktail o bevande miscelate”. Nella pratica, diventano rifugio e ricovero di tantissimi giovani studenti o impiegati. Moltissimi minorenni. A Cassano sono pochi, la maggior parte si trovano nel centro: arredo di lusso e servizi di qualità ne fanno locali chic ed alla portata di pochi. Molti offrono servizi particolari, finalizzati ad un migliore intrattenimento dei clienti: musica live, karaoke, piano bar. Il cocktail più diffuso è il campari gin: un superalcoolico di circa 40 gradi con il quale moltissimi ragazzi iniziano a bere, forse proprio perché è quello più conosciuto, ma se esaminiamo i gusti dei giovani cassanesi, la scelta è davvero vasta: red-bull corretta, cocktail al rum, prosecco, vodka, whisky e ultimamente anche il vino, bevuto in enormi calici rotondi. Questi bar funzionano molto la sera o comunque dal tardo pomeriggio: te ne accorgi passandoci davanti, quando la sosta delle automobili diventa selvaggia ed i marciapiedi traboccano di gente. In media, ognuno di questi bar, serve da bere a cento/centoventi persone al giorno. Molte delle quali, non si fermano alla prima bevuta. Molti esempi vengono importati da altri luoghi: ultimamente, alcuni di questi bar, organizzano Happy hours e caffè letterari, sulla scia dei locali chic della Roma bene e della (nuova)Milano da bere. Sono locali dove i giovani socializzano tra loro fino a tarda notte e molto spesso, concludono la serata andando a prendere un caffè alla stazione di servizio più vicina. “Sono gli unici locali in cui puoi trovare qualcuno con cui parlare” ci racconta un giovane di ritorno da una tournee di lavoro sulle alpi svizzere “ quando torno a Cassano l’unico posto che frequento è il bar, per questo ogni volta non vedo l’ora di ripartire perché qui non c’è niente e l’unica cosa che si fa è stare al bar dalla mattina alla sera”. Parole grosse, pesanti come macigni che forse screditano una Città già martoriata da criminalità, disoccupazione e inquinamento, tuttavia parole che devono indurre a riflettere chi ha a cuore le sorti di una collettività e chi di una collettività se ne deve prendere cura.
Pasquale Cersosimo L’enorme numero di patenti sequestrate dall’Arma dei Carabinieri lo scorso anno a chi guidava in stato di ebbrezza, è solo uno degli indicatori della obiettività della presente inchiesta, che tra le altre cose, ha rilevato anche un rilevante uso di droghe fra i giovani, spesso assunte insieme all’alcool. Ultimamente fra i giovani di Cassano si aggira lo spettro dell’eroina: forse la strada più breve per giungere al totale annullamento, forse un aiuto a non pensare che l’unica alternativa alla strada in questo paese è il bar. Pasquale Cersosimo |