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Più comprensione più unità PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
mercoledì, 15 dicembre 2010 07:48
mons. Bertolone
Mons.Vincenzo Bertolone
«Il soffio dello spirito animatore della nostra storia e della nostra civiltà cristiana passi su questa faticosa opera, debole perché umana ma grande nelle sue aspirazioni ideali, sicché l’Europa e il mondo riconoscano nella nuova Repubblica la degna erede della sua civiltà millenaria e universale».
Il commento che Alcide De Gasperi riservò alla nascita dell’Italia repubblicana diventa attuale nei giorni in cui il Paese è scosso da fremiti che sembrano porre a repentaglio proprio quell’unità di cui, col nuovo anno, inizieranno i festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario. Al riguardo, ha avuto modo di spiegare il cardinale Angelo Bagnasco durante i recenti lavori del Forum del Progetto culturale della Chiesa italiana, «la Chiesa non risparmierà energie: l’unità del Paese resta una conquista irrinunciabile: ogni auspicabile riforma condivisa, a partire da quella federalista, deve storicizzare il vincolo unitario e coerentemente farlo evolvere per il meglio di tutti».
Parole che fanno eco a quelle del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che da laico, citando personaggi del calibro di Sturzo, Bachelet e dello stesso De Gasperi, ha ricordato «il grande contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato, spesso pagandone alti prezzi, alla storia d’Italia ed alla crescita del Paese».
Le riflessioni della guida spirituale dei Presuli e quelle del Presidente della Repubblica evidenziano un dato: l’amore per la Patria non è in concorrenza con la fede cattolica. Al contrario, l’unità nazionale è memoria condivisa, futuro da condividere. Concetto ben chiaro ai tanti santi e beati vissuti a cavallo dell’unificazione: uomini come Giuseppe Cottolengo o Giovanni Bosco, solo per citarne alcuni, spendendosi senza riserve per la coesione sociale, l’emancipazione delle classi più disagiate, l’alfabetizzazione, il progresso della nazione, hanno dimostrato come niente, nel bagaglio che distingue ogni italiano, possa tramutarsi in fardello tanto pesante da annullare il vincolo nazionale. Per contro, in quest’ottica anche le istanze federaliste, sovente a torto contrapposte al principio dell’indivisibilità della nazione, sono da considerarsi legittime ed anzi necessarie, purché ispirate a criteri di solidarietà e sussidiarietà e ricondotte a quell’equilibrio che permette alla soggettività territoriale di comporsi in maniera armonica al tutto, perché è innegabile che il chiudersi delle singole parti nella tutela di interessi locali impoverisce le parti che si isolano, privando l’intero Paese di un beneficio comune.
Obbligata, allora, la strada da percorrere: alimentare la cultura dell’unità nazionale, con l’obiettivo, ambizioso ma irrinunciabile, di superare incomprensioni e diffidenze. Ci si riuscirà se, come dice il Santo Padre, «mai verrà dimenticato che tutte le componenti della società devono impegnarsi, con rispetto reciproco, a conseguire nella comunità quel vero bene dell’uomo di cui i cuori e le menti della gente italiana, nutriti da venti secoli di cultura impregnata di Cristianesimo, sono ben consapevoli».
+ Vincenzo Bertolone
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