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Vangelo di domenica 8 Agosto PDF Stampa E-mail
Scritto da P.Curtaz   
sabato, 07 agosto 2010 16:45
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,32-48. -  Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.  E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».

Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».  Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?  Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.  In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.  Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,  il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

 

Commento di Paolo Curtaz

 

Credere è difficile, lo sa ogni discepolo del Maestro Gesù. Il nostro mondo ci educa all'evidenza, snobba la pretesa del credere, accusa i cristiani di essere dei tontoloni che abboccano all'amo della fede, invoca una pretesa scientificità e un (mal)sano razionalismo per smontare l'atteggiamento di creduloneria che avrebbe caratterizzato il recente passato. Quante volte (troppe!) mi sono sentito dire: "Credo solo a ciò che vedo". Non c'è bisogno di credere, se si vede; si crede – appunto – ciò che non si vede. Anche per l'ateo la fede è atteggiamento fondamentale, la fiducia è il fiume segreto che alimenta la nostra vita. Non vedo il tuo amore per me, mi fido delle tue parole e dei tuoi gesti. Mi fido continuamente, lungo la giornata: mi fido dell'ingegnere che ha calcolato la soletta che calpesto, mi fido della buona reputazione del muratore che l'ha costruita, mi fido del panettiere che mi ha sfornato il pane che ho appena mangiato a colazione. Siamo seri: credere, fidarsi, avere fiducia ci è indispensabile, ci è del tutto necessario.

Non possiamo – realisticamente – vivere in questo mondo senza fiducia nei confronti degli altri.
Fidarsi di Dio
La fede in Dio è simile: sono spinto a superare i miei limiti, a dare ragione alla mia vita, ad ascoltare il "di più" che mi trovo nel cuore, e mi metto a cercare. La testimonianza degli altri mi aiuta, persone all'apparenza normali, che mi dicono di avere incontrato il volto di Dio attraverso la testimonianza del Signore Gesù, svelatore del Padre. E inizia la ricerca, la conferma di questa testimonianza, la faticosa e dolorosa ricerca di fede, che può durare tutta la vita.
Primo tra i credenti, nella Bibbia, è Abramo, che oggi è lodato dalla lettera agli ebrei. Abramo ha vissuto per fede, è partito dal suo paese seguendo un'intuizione, un'irriducibile chiamata interiore. Ha creduto all'accompimento di una promessa, perché la fede, in fondo è una scommessa.
Il dubbio

No, Dio non è evidente, tanto meno il nostro Dio. E il dubbio resta anche nel cuore del più devoto dei discepoli. Non più il dubbio dell'esistenza di Dio e del senso della vita, no. Quello resta nel catecumeno che cerca, indaga, si lascia attrarre e sedurre dalla Parola, ma ancora deve fare esperienza di Dio. Ma chi ha seguito il Maestro, chi gli si è arreso, chi ne è stato travolto, resta comunque periodicamente colpito dall'interrogativo: mi sarò sbagliato? Dio è davvero così splendido come Gesù me lo ha raccontato? Il suo sogno, una nuova umanità, è davvero possibile? Davvero la lotta della luce contro le tenebre è già vittoriosa? Davvero valgo? Dio, davvero mi ama? L'incontro con Dio, fugace, intenso, devastante come una marchiatura a fuoco, resta nel cuore del discepolo, come una nostalgia intensa, commovente. Fiumi di inchiostro hanno versato i santi per descrivere quest'incontro. Incontro anche emotivo, vissuto per brevi momenti, nel momento meno atteso, là dove incontriamo la bellezza di Dio, bellezza che poi riconosciamo in mille altre sfumature: intorno a noi, dentro noi, capaci – ora - di riconoscerla, e di lasciarcene commuovere. Come Mosè, grande profeta, diventiamo intimi del Signore, desiderando ardentemente vedere il suo volto. Ma ciò non è possibile, proclama unanime la Scrittura: il bellissimo volto di Dio è insostenibile, non ci è dato di vederlo.
L'Attesa

La vita, allora, diventa attesa, l'attesa del ritorno, l'attesa dell'incontro del padrone che torna dalle nozze. Attesa, sorella. Attesa, fratellino. Attesa: la mia vita, la tua vita è attesa. Di un senso, del superamento del tuo dolore, della chiave per capire la tua vita, di una persona da amare, di un figlio da stringere e baciare, di un mondo migliore, della luce infinita che illumini le tue paure, di Dio. Attesa. L'uomo è l'unico essere vivente capace di attendere, di vegliare, di insistere, di credere. Nella notte, spesso, nel lungo e corposo silenzio della notte, sentiamo crescere la nostra fede, abbandonarsi il nostro cuore, capiamo cosa ci è essenziale. Nella notte, come le sentinelle che aspettano l'aurora, diventiamo dei credenti, dei discepoli. Quando le ginocchia vacillano, quando la fatica è tanta, quando ci sembra di non farcela ad attendere, quando la disperazione fa pressione alla porta del cuore, possiamo, come ci suggerisce la prima lettura, guardare ai testimoni, guardare ai padri della fede, ai tanti, tantissimi che hanno, come noi creduto nella notte, e visto la luce, infine. La fede è questo misterioso già e non ancora, questo silenzio assordante, questa notte luminosa. Vegliamo, dunque.

 

 

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