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Anche l'Hospice se ne va.... PDF Stampa E-mail
Scritto da P.Cersosimo   
sabato, 07 agosto 2010 09:15
Pasquale
Pasquale Cersosimo
Il mio letto si trova vicino il balcone, se ti scorgi con un po’ di fantasia riesci a vedere buona parte di questo lembo di Calabria: a parte lo splendido panorama di Cassano infatti, dalla mia camera da letto puoi vedere le cime del Pollino e della Sila e la Pianura di Sibari. Non la cambierei per nulla al mondo la mia stanza, non solo per il panorama, ma perché è il mio rifugio, la mia casa. Solo li, mi sento protetto. Per questo preferirei, quando sarà, morire nel mio letto, nella mia camera da letto. Chiamatemi provinciale, terrone, Calabrese ma a me piace che sia così. E cosi piace a molti miei conterranei. Sarà barbarie, ma qui c’è la cultura di voler spirare nel proprio letto. L’idea di fredde strutture, piene di infermieri tutti uguali, dove non è possibile fare una distinzione di affetti, l’idea che ad accompagnarti fra le braccia di Caronte sia una squadra di freddi esperti e non uno stretto cerchio di familiari addolorati rattrista assai l’animo di noi calabresi. Per questo motivo, penso, strutture come l’Hospice, dove al malato terminale viene offerto tutto in termini di assistenza e di cure palliative, sono incompatibili con la cultura di noi calabresi.

A noi piace morire in casa, dire ad un calabrese ti porto li per morire, è quasi un offesa.
A Cassano abbiamo un Hospice. Impiantato da qualche anno da una giunta Regionale in una struttura costruita 40 anni fa come ospedale ma mai andata in funzione. Non so precisamente quanta gente sia andata li per morire, di sicuro posso dire che in quella struttura lavoravano una decina di persone e che per rimetterla in sesto furono spesi, qualche anno fa, bei soldini.
Ora sembra che i tagli ai costi della sanità calabrese comprendano pure l’Hospice di Cassano.
Una notizia che sinceramente non mi sconvolge, tuttavia mi chiedo: dato che il nuovo Governo Regionale vuole ripristinare la sanità e soprattutto la spesa sanitaria in Calabria, non sarebbe il caso di rivedere la destinazione d’uso della struttura di Cassano, magari adattandola alle reali esigenze della popolazione? Penso a strutture come i consultori ma anche agli asili nido, penso a piccoli centri per dializzati ed a piccoli reparti di ginecologia, penso ad un centro di diabetologia o ad un unità di monitoraggio per portatori di pace maker, penso ad un pronto soccorso o quanto meno ad una guardia medica che non debba stare, come avviene oggi, in un appartamento privato piuttosto che ad una struttura pubblica inutilizzata da 40 anni.
Non mi  sembra che pensi al libro dei sogni, con poca spesa e soprattutto con i giusti investimenti, si riuscirebbe a garantire un servizio ad una larga fascia di popolazione che oggi deve recarsi a Castrovillari o a Rossano, un servizio di cui oggi molti cittadini usufruiscono sottoponendosi ad avvilenti viaggi della speranza.
Dopotutto fare investimenti non è difficile, è un po’ come andare al ristorante: hai  un menù, devi scegliere da mangiare. Ovviamente devi scegliere ciò che ti soddisfa, ciò di cui veramente hai bisogno. Se sceglierai bene, non ti pentirai di essere andato al ristorante!
Pasquale Cersosimo

(da www.pasqualecersosimo.it)

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