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Poesia: Le mie Mani PDF Stampa E-mail
Scritto da M.Miani   
venerdì, 09 luglio 2010 07:32

Miani
Michele Miani
Il poeta e amico Michele Miani ci ha inviato una poesia particolarmente accorata nella quale ci fa intuire alcune importanti tappe della sua vita. Da nonno premuroso e amorevole, osserva la sua nipotina, l'accarezza e riflette sul suo passato, pensa a tutto ciò che quelle mani hanno fatto nel suo percorso di vita, Una poesia molto autobiografica, ammantata da quella malinconia dolce che solo la consapevolezza di aver sempre agito bene nel rispetto di se stesso e degli altri può dare. Grazie Michele per questo ulteriore regalo. Un saluto alla tua Nella, che oggi sarà sicuramente più  grandicella e magari potrà apprezzare le  belle poesie che le hai dedicato.

Le mie mani

 Queste mie mani o mia Nella,

hanno accarezzato il viso

stanco, sofferente di mia madre.

Le dita hanno solcato

i suoi lunghi, sottili, lisci capelli

annodati a treccia sul capo,

a mò di corolla e corona.

Hanno asciugato le sue lacrime.

Hanno toccato le labbra, quando mi sorrideva

e chiamava il mio nome. 

Queste mie mani o mia Nella,

crescendo hanno sfiorato

il grinzoso volto di Cristina,

mia nonna, di cui tu porti il nome.

Donna d’altri tempi,

ormai già vecchia, stanca

di sofferenza e non doma.

Con lei d’aiuto, hanno cercato

legna da ardere, portata a spalla

da Santa Venere a Cassano,

ove spento era il focolare. 

Queste mie mani o mia Nella,

da giovane fanciullo ignaro,

hanno scavato argilla,

per farne tegole da cuocere nel fuoco;

hanno scavato buchi a cercare granchi

lungo le rive dell’Eiano.

Hanno sciolto barattoli di colla,

 per incollare legni lavorati,

tremando di freddo e di paure,

a notte fonda, per l’opra,

che al dì seguiva il tocco delle campane. 

Queste mie mani o mia Nella,

hanno accarezzato fanciulle innamorate,

in segrete alcove, donne amanti trepidanti.

Hanno pregato, sofferto, atteso

nervose albe di nuovi giorni.

Hanno riscaldato altre mani,

lenendo sofferenze,

accompagnando i flebili respiri

di persone care che il viaggio

nel vuoto dell’eterno principiavano. 

Queste mie mani o mia Nella,

sono scivolate leggere sul viso di tua madre,

quando gli anni tuoi aveva,

e mi trastullava, come fai tu,

allorché con me giochi,

felice di fare nuove scoperte, che,

nel piccolo mondo che t’avvolge,

appagano la tua inesauribile curiosità,

dai tanti interminabili perché.  

Queste mie mani o mia Nella,

scivolano sulla tua pelle rosea.

Rubano la freschezza del tuo volto.

Ti sollevano, ti indicano, ti conducono

paurose di serrarsi attorno

al tuo fragile corpo di passerotto implume.

Seguono, trepide ogni tuo passo,

vigili ad ogni sobbalzo,

leste nel prenderti se il tuo piede inciampa. 

Queste mie mani o mia Nella,

presto non avranno più forza,

e ruvide saranno al tatto.

Vivranno sole, senza l’impulso del mio cervello.

Né il cuore pulserà sangue

che giunga nelle vene.

Vorrei tanto, che dolcemente

tu le tenga strette, quando fredde

si staccheranno dall’umore della terra.  

 

Michele Miani

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