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Don Carlo de Cardona, beato PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
lunedì, 05 luglio 2010 16:40
don Carlo
don Carlo de Cardona
«Si cerca per la Chiesa un uomo senza paura del domani, senza paura dell’oggi, senza complessi del passato. Si cerca per la Chiesa un uomo che non abbia paura di cambiare, che non parli per parlare. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di morire per lei ma ancora di più capace di vivere per lei; un uomo capace di diventare ministro di Cristo, un uomo che parli con la sua vita». Quanto attuali risuonano, nella contrastata quotidianità dei tempi presenti, le parole lontane eppur sempre vive di don Primo Mazzolari. Esse, rilette attentamente, svelano il ritratto d’un prete caro alle genti bruzie, quel don Carlo De Cardona per il quale, dopo la Diocesi di Cassano e la Conferenza episcopale calabra, anche la Santa Sede ha di recente autorizzato l’avvio del processo di beatificazione. Nato a Morano nel 1871, De Cardona si formò nel solco tracciato dall’enciclica “Rerum novarum”, promulgata da Leone XIII nel 1891. La sua opera fu incessante ed incisiva, in ambito apostolico e sociale: fondò cooperative, associazioni, Casse rurali e artigiane per alleviare le pene della sua gente, “i rurali”, riscuotendo consensi ma anche critiche ed ostilità, non esclusa la diffidenza dell’autorità ecclesiastica vaticana, oltre che di gran parte del Clero locale.
Incurante di ciò, egli continuò nel suo ministero, fino alla discesa nell’agone politico, come consigliere del Comune e della Provincia di Cosenza, dove nel 1919 aveva contribuito alla fondazione del Partito popolare. Ma l’avvento del Fascismo, ed il conseguente smantellamento delle Casse rurali, segnarono la fine dell’azione del sacerdote moranese, costretto praticamente all’esilio in casa del fratello Ulisse, a Todi, prima del ritorno a casa e della morte, che lo colse nel suo borgo natìo, nel 1958, dopo aver percorso tutto il cammino spirituale verso la santità.
Modello di spiritualità e coerenza, s’impegnò nell’opera di formazione delle coscienze dei lavoratori, nella tutela dei più elementari diritti e nella piena e leale adesione alla Chiesa Sempre fedele a se stesso ed alla sua missione, fu prete esemplare che ebbe un solo fine: testimoniare il volto del Cristo sofferente e perseguitato in quello logoro e pieno di rughe dei contadini calabresi. Diceva di lui un altro dei grandi protagonisti del cattolicesimo popolare del secolo passato, don Luigi Nicoletti: «Lo conobbi nel 1906: ero studente liceale e fui conquistato all’idea di uno di quei suoi discorsi che travolgono ogni resistenza. Dalle labbra di don Carlo appresi la dottrina sociale della Chiesa e capii il concetto di libertà e di democrazia. Per opera sua si svegliò in me la vocazione del sacerdozio: perché Egli era veramente un maestro».
Questo era don De Cardona, innamorato di Cristo e in Lui dei poveri, degli ultimi, degli sfruttati dal potere. Questo fu il progetto di Dio su di lui ed egli lo afferrò a 25 anni, facendone col sacerdozio una scelta ed un impegno irreversibile di vita. Vita d’un uomo, vita d’un santo.
+ Vincenzo Bertolone

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