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Vangelo di domenica 6 giugno PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
sabato, 05 giugno 2010 18:01

ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,11-17 -  In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.  Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta».  Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta».  Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.  Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla.  Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste. (segue commento di mons. Bertolone)

Corpus Domini

6 giugno 2010

 

Un pane spezzato

 

Introduzione

 

                In queste ultime tre domeniche la luce sfolgorante della Pasqua ha continuato ininterrottamente a illuminare il nostro cammino di fede attraverso la meditazione e la celebrazione di alcune realtà fondamentali per la nostra crescita. Siamo partiti con il rivolgere il nostro sguardo al cielo, immersi nel mistero di una speranza che è anticipazione della nostra meta finale, l’Ascensione di Gesù al cielo, il suo ritorno fra le braccia del Padre. Quindi la partecipazione al mistero stesso di Cristo mediante l’effusione dello Spirito Santo, la Pentecoste; e per finire ci siamo lasciati avvolgere dal dolce tepore dell’amore trinitario, che ci ha indotto a riflettere sulla realtà di questa Presenza, una in tre Persone.

                Oggi siamo chiamati a celebrare e meditare su un altro aspetto fondamentale della fede che ci rimanda alla Pasqua: la celebrazione del Corpo e Sangue di Cristo, l’Eucarestia.

Siamo abituati a celebrare l’Eucarestia. Forse proprio l’“abitudine” rischia di soffocare il mistero sotto il peso della ripetitività e dello “scontato”. Attenzione! Sono disposizioni dell’animo nocive per chiunque pensi di vivere un Vangelo incarnato.

                Occorre fermarsi a riflettere sul senso vivo, anzi è il caso di dire, “carnale” e “pulsante” che il corpo e il sangue di Cristo hanno per noi credenti oggi.

 

Fame d’amore e sete di vita

 

                Se io pensassi che essi ci potrebbero dare l’agio di una dotta spiegazione del contenuto dottrinario e teologico del mistero eucaristico, tutto sarebbe più facile, poter, per esempio, dire che l’Eucarestia è il vertice dell’amore di Dio per l’uomo, giacché si è fatto nostro cibo; quindi proseguire riconoscendo nel mistero eucaristico la presenza di Cristo, che ci ha tanto amato da mettere la sua tenda in mezzo a noi, sotto le specie di poche briciole e di mezzo sorso di vino.

Poi aggiungere che l’Eucarestia, oltre ad essere il memoriale, la riattualizzazione del mistero salvifico di Cristo, mistero della sua passione, morte e resurrezione, è anche annuncio della sua venuta, del suo ritorno, giacché solo di un vivo si può attendere il ritorno. E per finire, spiegare il rapporto di causalità tra Chiesa ed Eucarestia, illustrando come se è vero che la Chiesa costituisce l’Eucarestia, è anche vero che l’Eucarestia costruisce, fa  la Chiesa.

Ma tutta questa speculazione, farebbe capire che, attraverso questo piccolo pezzo di pane, Gesù moltiplica all’infinito il miracolo della fame saziata e della sete spenta? Credereste insomma che con questo boccone di cibo Cristo continui a prendersi cura di noi, nutrendoci con il suo corpo e sostenendoci con il suo sangue? Pensereste davvero che quel sole nascosto dietro la rotondità di una piccola ostia possa appagare il nostro bisogno di luce, di calore e di vita?

Io credo che le parole belle, dotte e vere sul mistero eucaristico sarebbero meno efficaci di una testimonianza di vita eucaristicamente vissuta. Intendo con questo dire che bisognerebbe guardare al vissuto individuale e comunitario di tutti, per ritrovare le orme dei passi di chi si muove nel feriale, trasformando il pane eucaristico in pane quotidiano.

                Questo significa anche prendere consapevolezza di un fatto: la festa di oggi andrebbe vissuta all’insegna della provocazione, ovvero rendersi conto che Cristo ci chiama ad essere non consumatori abituali del suo corpo e del suo sangue, ma uomini eucaristici. Uomini cioè che sono davvero affamati, di vita nuova in Cristo, di Assoluto, di vita eterna; uomini capaci di inginocchiare, prima di tutto il cuore davanti a quel pane e quel vino che professamo essere presenza concreta di Cristo.

Persone per cui l’incontro con Cristo non è più relegato all’ultimo posto degli impegni settimanali ma al primo. Credenti che non solo mettono Cristo Gesù al primo posto, ma che non amano nulla più di Lui, ne quanto Lui.

Cristiani, infine, che sanno vivere secondo la logica del pane spezzato e del vino versato: ovvero donatori per amore di ciò che hanno e sono, perché ogni giorno sperimentano nell’Eucarestia l’amore di Dio che si fa  loro cibo.

                La consapevolezza di ciò si trasformerà, allora, in una logica nuova dell’esistere: una vita improntata al modello del corpo offerto e del sangue versato. In altri termini, una vita dono di sé.

 

Gli uomini eucaristici

 

                Quindi, chi si nutre del corpo di Cristo metta in conto di diventare un “altro” essendo abitato da un Altro, dal quale imparare a compiere gli stessi gesti d’amore, compassione, donazione, senza calcoli e riserve.

Accostandoci all’Eucarestia, insomma, ci impegniamo a “consegnarci” agli altri, ad andare verso, a vedere con occhi e cuore nuovi. Insomma, essere “Cristofori” e ad un tempo, docili a farci portare da Lui. Partecipare alla mensa eucaristica significa andare a prendere la mano del Maestro perché venga a camminare in mezzo a noi per darci conforto e speranza; per riempire gli spazi della solitudine, guarire ferite profonde, soccorrere le miserie e le sofferenze, le delusioni e gli smarrimenti.

                Le processioni di oggi dovrebbero essere molto di più di una devota occasione celebrativa, ma l’aperta professione di fede di uomini e donne che, accogliendo in sé quel corpo divino, con la loro vita testimoniano come sia possibile far diventare ordinario ciò che ordinario non è. Se, infatti, riuscissimo a portare fuori dalle porte della Chiesa il sacrificio eucaristico, saremmo veramente luce e sale della terra, briciole di pane che eliminano fame e sete del mondo.

                 La Celebrazione Eucaristica, dunque, non termina con i riti di conclusione e la benedizione del celebrante, anzi, se ci siamo nutriti in modo autentico di quel corpo offerto e di quel vino versato, tutto avrà di nuovo inizio e la vita stessa diventerà celebrazione eucaristica, mentre la famiglia, l’ambiente di lavoro, la strada si trasformeranno in altari privilegiati del Padre.

                È questo il senso delle parole di Gesù agli Apostoli: io moltiplico il pane e mi faccio cibo per voi, ma date voi stessi da mangiare.     

 

Conclusione

 

                Elisabetta della Trinità scriveva: “Mi sembra che nulla ci dica l’amore che è nel cuore di Dio più dell’Eucarestia. È l’unione consumata, è Lui in noi e noi in Lui, è il cielo sulla terra…è riposo per l’anima pensare a questo incontro…Tutto sparisce e sembra che ci si inoltri ormai nel mistero di Dio!Sotto le umili apparenze dell’Ostia, possediamo, nella sostanza, la visione dei Beati. Sì, è per sempre lo stesso Dio che essi contemplano nello splendore del cielo e noi nella fede…”

                Ecco: l’Eucarestia è l’amore di Dio rivelata all’uomo è il legame fedele fra lui e Dio; è uno spicchio di eternità visibile dalla terra; è nutrimento e ristoro per l’anima; è luce che fuga le tenebre; è ciò che saremo un giorno.

Amen.

 

Serena domenica  

 

                                                                                              + Vincenzo Bertolone

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