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Sibari

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Immigrazione e ordine pubblico PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Cavallaro   
giovedì, 21 gennaio 2010 19:23
ImageI fatti incresciosi di Rosarno hanno provocato ondate di sdegno soprattutto nel centro-nord, noi calabresi siamo stati tacciati, senza esclusioni di sorta,  di essere razzisti,  violenti e sfruttatori nei confronti dei più deboli e poveri immigrati di colore, non tenendo assolutamente conto dell’antefatto. Se è pur vero che non si possono giustificare violenze di qualsiasi tipo nei confronti di chicchessia è pur vero che la situazione di Rosarno  era diventata intollerabile. La sera e durante le ore notturne era diventato impossibile circolare, gruppi di immigrati provocavano continuamente disordini e violenze, piccole ma continue, alla fine qualcuno non ha resistito ed ha reagito in modo magari esagerato.

Ma le autorità tutto questo lo sapevano benissimo, abbiamo visto tutti alla televisione i posti dove questi poveretti erano alloggiati, a centinaia stipati in oleifici ed opifici abbandonati e sicuramente sfruttati a pochi €uro al giorno nei campi,  i rappresentanti dello stato dov’erano? Più volte sia il sindaco che i carabinieri avevano segnalato questa situazione, ma nessuno si è degnato di intervenire. 

Il difetto maggiore dei calabresi è da secoli sempre lo stesso:” l’eccessiva pazienza”, sembrerà strano alla maggior parte dei connazionali nordisti, ma è proprio così. Per secoli i calabresi hanno dovuto sopportare di tutto e di più, non da ultima la selvaggia e sanguinaria occupazione da parte dell’esercito piemontese nei decenni successivi alla cosiddetta “Unità d’Italia”. Ancora oggi i calabresi sopportano fino alle estreme conseguenze ogni tipo di prevaricazione, il problema nasce quando la pazienza si esaurisce e - come diceva Cyrano de Bergerac nella nota commedia del Rostand “alla fin della licenza io tocco” – si diventa violenti  fuori da ogni possibile comprensione,  è una questione caratteriale; sarebbe meglio reagire molto prima alle provocazioni di qualsiasi tipo attraverso gli organismi preposti alla difesa del cittadino.

La ‘ndrangheta, di cui si è sentito parlare a vanvera a proposito dei fatti di Rosarno c’entra solo per la parte che compete lo sfruttamento dei poveri immigrati, non solo come operai a poco prezzo, ma anche come manovalanza per atti delinquenziali, a maggior ragione i cittadini onesti di Rosarno ne hanno avuto le tasche piene di una situazione senza sbocco che non vedeva nessuna azione seria da parte dello Stato, che quando si tratta della Calabria e del Sud in generale, fa sempre finta di non vedere e di non sentire, salvo poi additarci tutti come delinquenti e malfattori.

E i nostri politici? Tacciono tutti o quasi.  Ora che sono particolarmente impegnati per le prossime elezioni regionali, figuriamoci se hanno il coraggio di esprimere un parere che poteva essere compromettente. Ora passerà qualche mese, sarà tutto dimenticato e si ricomincerà come prima.

Intanto, nella vicina Corigliano, anche a seguito di uno scippo perpetrato ai danni di una giovane avvocatessa, il sindaco Pasqualina Straface ha pensato bene di allertare il ministero degli interni per evitare che anche a Corigliano possano accadere disordini del tipo rosarnese. Non dimentichiamo che nella Sibaritide soggiornano, tra Villapiana e Cariati, non meno di 4 mila stranieri, la maggior parte concentrata tra Sibari e Schiavonea, che possono essere una mina vagante per la sicurezza del territorio.

Noi di sibari.info  abbiamo per primi sollevato il problema nel mese di novembre (cliccare qui)  quando un giovane polacco fu trovato morto nel suo letto, abbiamo denunciato la situazione di sfruttamento in cui vivono gli immigrati, molti sono rimasti sconvolti da quanto scrivemmo e non ci è dato sapere se sono stati presi provvedimenti per arginare il fenomeno del caporalato sommerso, autentica piaga del territorio.

Sulla gazzetta del Sud del 20 dicembre è apparso un articolo firmato da Johnny Fusca, nel quale viene stigmatizzata la situazione nel comune di Corigliano, ve lo proponiamo cliccando QUI’.

Antonio M. Cavallaro

 Ancora una nota sull'argomento immigrati giuntaci da Luigi Franzese

Lo scorso secolo moltissime persone hanno sentito l'esigenza di lasciare l'Italia allora povera, per emigrare in altri stati, che offrivano senz'altro più prospettive. Oggi questo fenomeno esiste ancora. I principali protagonisti dell'immigrazione di oggi provengono dai paesi dell'Africa, dell' Est europeo, dalla Cina. Stranieri che aumentano sempre più anche nel cassanese. Secondo nuove stime ufficiali provenienti dall’Ufficio statistiche del Comune di Cassano allo Ionio, gli immigrati (regolari) sarebbero ora un buon 5% della popolazione locale. Un aumento consistente che pone notevoli interrogativi specie dopo i fatti di Rosarno la settimana scorsa. Anche nella Piana di Sibari-fa notare il Presidente dell’associazione Pace, Ascolto e Solidarietà Biagio Galizia- i migranti sono sottopagati e sfruttati, lasciati soli in balia di un caporalato selvaggio. Qui-prosegue Galizia-come a Rosarno ,all’inizio si fa finta di non vedere, ma il problema esiste. Un esercito invisibile che spesso vive in condizioni disagiate  ed in alcuni casi in clandestinità. Un esercito di invisibili che spesso è costretto a vivere in locali simili a stalle o tuguri, piuttosto che case. Ma la cosa ancor più grave è che spesso questa gente non ha neppure i soldi per mangiare. Allora si deve arrivare ad un’altra Rosarno anche nella sibaritide per rendersi conto del disagio e dello sfruttamento di questa gente? Perché-mi rivolgo al Comune di Cassano allo Ionio-tuona galizia- non pensiamo ad una mensa per gli immigrati per garantirgli almeno un pasto caldo una volta al giorno? Questa gente lavora nell’agricoltura ma questo settore anche da noi è in profonda crisi e giocoforza non può garantire  ai migranti una fonte di reddito accettabile e duratura. Ed allora che fare? Lasciare da soli i migranti e consentire che la malavita, sfruttando il loro stato di bisogno, li usa per i propri illeciti interessi?. Proprio no – conclude Biagio Galizia- “Bisogna fare qualcosa perché in fin dei conti anche noi siamo e siamo stati un popolo di migranti”.

 

Luigi Franzese

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