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In cerca di una grotta PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
domenica, 06 dicembre 2009 21:59
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mons. Vincenzo Bertolone
La legge del non vedere. La stessa che portò a far finta di niente di fronte alle deportazioni degli ebrei, fa chiudere oggi gli occhi all’Occidente, lasciando affogare nella palude dell’indifferenza l’idea dell’uomo e del suo valore. Accade anche in Calabria, e nella nostra diocesi, dove non di rado si preferisce voltare la testa da un’altra parte quando ci si imbatte nei migranti, segno di un fenomeno, l’immigrazione, difficile da regolare ed in continuo aumento.
Al riguardo, ogni valutazione dovrebbe ispirarsi ad un duplice criterio. Il primo è il principio, imprescindibile, di trovarsi di fronte a persone titolari di diritti intangibili. Il secondo è la constatazione che negli ultimi due secoli gli italiani emigrati sono stati 28 milioni, spinti a cercar fortuna altrove dalla stessa miseria e disperazione che muove i nuovi immigrati, la cui condizione, sottolinea Papa Benedetto XVI nel messaggio diffuso in vista della 96ª Giornata mondiale del Migrante, «richiama la vicenda del popolo biblico che, in fuga dalla schiavitù dell’Egitto con il sogno nel cuore della terra promessa, attraversò il Mar Rosso e, anziché giungere subito alla meta desiderata, dovette affrontare le asperità del deserto».Nella Calabria citeriore gli stranieri ufficialmente residenti erano, al 31 dicembre 2007, circa 2.600. Ma secondo le organizzazioni che si occupano di immigrati, sarebbero invece 20.000, concentrati per lo più a Villapiana, Sibari, Trebisacce e Castrovillari ed impiegati nei servizi di assistenza domiciliare, nell’agricoltura, nel commercio ambulante. Impossibile fingere di non vedere: sovente, si tratta di lavoratori sfruttati, malpagati e sottoposti ad ogni genere di vessazione. All’indignazione ed alle richieste di intervento delle autorità e dei sindacati deve affiancarsi l’individuazione di percorsi di crescita e integrazione alla cui realizzazione nessuno può sottrarsi. La Chiesa calabrese, che ha di recente organizzato a Cosenza una conferenza sull’immigrazione, è tenuta a rendere più incisiva ed efficace l’azione delle parrocchie, della Caritas e delle associazioni di volontariato cattoliche. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà, credenti o no, sono dal canto loro chiamati a riconsiderare il fenomeno migratorio in chiave storico-antropologica, per una società sempre più multiculturale; a favorire la conoscenza della lingua e delle tradizioni italiane; a garantire i diritti fondamentali della persona umana; a ricreare una coscienza collettiva nell’ambito d’un processo educativo teso a superare paure e diffidenze.

«Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio, e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro e dirà: siedi qui. Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io». Questo auspicio, racchiuso nei versi di Derek Walcott, risuona quasi come appello in vista del Natale. L’invito è a tentare di ricondurre il nostro cuore alla sua coscienza profonda, per scoprire lo straniero che è in noi e che è simile a noi, perché creato dallo stesso Dio che ha creato noi: solo amandolo e rispettandolo, ameremo e rispetteremo noi stessi.

+ Vincenzo Bertolone - Gazzetta del Sud - 6 dicembre
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