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Sibari

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Triste epilogo di un immigrato PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Cavallaro   
domenica, 29 novembre 2009 18:19
ImageA Marina di Sibari nella notte tra sabato e domenica 29 novembre è deceduto un immigrato polacco di 28 anni che alloggiava nel “Sibari-Residence”. Non si conosce l’ora precisa del decesso, pare che un parente dello sfortunato giovane  domenica mattina abbia fatto la macabra scoperta. Immediatamente si allertava il 118, e dopo pochi minuti il medico accertava il decesso per arresto cardiaco causato da preesistente malattia. Il nulla-osta del magistrato per il trasporto della salma sarà concesso probabilmente lunedì mattina alla riapertura degli uffici giudiziari. In questo giorni a Marina sono presenti circa 700 immigrati comunitari ed extra-comunitari. Una nutrita schiera è alloggiata presso il Sibari-residence e altri in villette affittate privatamente dai proprietari. La cifra media pagata per un posto letto oscilla tra i 100 e 130 Euro al mese. Si tratta per lo più di operai che vengono impiegati nella raccolta delle olive e degli agrumi, alcuni di essi che vengono reclutati da loro connazionali vengono remunerati con circa 13 Euro al giorno, creando una sorta di caporalato incontrollato. Nessuno parla, gli stessi poveracci che ogni tanto si lamentano di questa situazione al limite della schiavitù non fanno nomi perché hanno paura di ritorsioni e di non essere più chiamati al lavoro. Questi fatti fanno venire alla mente situazioni similari quando i nostri primi emigranti per andare in America erano costretti a cedere, per l’acquisto del biglietto sulla nave, tutti i loro averi ai cosiddetti “agenti d’emigrazione” e una volta giunti sul posto per potersi sfamare erano costretti a svolgere i lavori più umili e pesanti fino a 16 ore al giorno. Questi avvenimenti di un secolo fa, vengono spesso descritti da giornalisti e scrittori di chiara fama, ma nessuno ha il coraggio di alzare un dito per interrompere quello che succede sotto i nostri occhi giorno dopo giorno. Ci siamo scandalizzati quando il consiglio d’Europa ci ha imposto di togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici, ma dimentichiamo che in ognuno di questi esseri maltrattati c’è l’immagine di quel Cristo che vogliamo difendere solo a parole.
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