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Gioia replica a Geraci PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Gioia   
sabato, 17 ottobre 2009 07:56
dott. Gioia
il socio A. Gioia
Ho avuto modo di leggere le precisazioni che un socio della BCC dei “Due Mari” ha esternato rispetto all’informativa “Gallo entra e Geraci esce” apparsa il 5 ottobre scorso su Sibari.info (BCC , i soci scrivono) e, preliminarmente, mi associo al pensiero di Antonio Cavallaro, amministratore del sito, secondo il quale “fa oltremodo piacere che il dott. Geraci abbia pensato di replicare alle osservazioni riportate nel nostro articolo …”.

Rammento che a conclusione dell’editoriale di presentazione del Notiziario USIC e titolato “Il futuro ad occhi aperti” assumevamo un impegno: “Cari Soci, a nessuno più sarà consentito di perseverare con omissioni, mezze o doppie verità, che altro non fanno che mortificare l’intelligenza di tutti noi e danneggiare, ulteriormente, la nostra impresa cooperativa”. Ed è solo in ossequio a questo impegno che intervengo, altrimenti, pur essendo stato chiamato direttamente in causa, ne avrei fatto volentieri a meno perché non ne vale proprio la pena.               

La notizia. Il Nostro informa che ha presentato le dimissioni esclusivamente per fatti aziendali specifici la cui divulgazione, “in special modo da parte di un esponente aziendale dimissionato”, è preclusa dalla normativa in vigore.                

La novità. Le dimissioni non avrebbero però origini volontarie ma sarebbero state indotte. Dimissionato è, infatti, colui il quale viene allontanato da un incarico ricoperto senza ricorrere allo strumento della destituzione. Onestamente non è dato sapere se trattasi di un mero errore di battitura, per cui in luogo di dimissionario è riportato dimissionato, se trattasi di un lapsus freudiano  oppure se, per l’ennesima volta, è stato effettivamente dimissionato, questa volta però con carattere ultimativo.               

Il rinvio. Registriamo, altresì, che il Nostro rinvia alla Due Mari per “una informativa chiara e trasparente” ai soci sulle dimissioni, non solo sue. E, tuttavia, alcune considerazioni si possono fare sin d’ora. Il Collegio sindacale, in estrema sintesi, vigila sull’osservanza della legge e dello statuto nonché sull’adeguatezza organizzativa affinché l’attività della Banca si svolga seconde le regole di una sana e prudente gestione. Se nell’esercizio delle sue funzioni rileva irregolarità o anomalie dispone degli strumenti per le segnalazione al Consiglio di amministrazione e, nei casi più gravi, all’Organo di Vigilanza della Banca d’Italia. Ne consegue che le dimissioni di un componente del Collegio sindacale sono comprensibili per motivazioni rientranti nella propria sfera privata (motivi di salute o familiari o professionali etc.); mentre diventano incomprensibili se motivate “per fatti aziendali specifici”, proprio come invece ha fatto il Nostro. Nella fattispecie saremmo pertanto in presenza di una rinuncia all’esercizio del proprio mandato, per cui le dimissioni, secondo taluni, sarebbero pretestuose. Basta avere pazienza perché pian pianino emergerà tutto.                

La mezza verità. Molto correttamente il Nostro rileva che “in caso di dimissioni del presidente del Collegio Sindacale di una società subentra alla carica, secondo la norma di riferimento, il sindaco più anziano d’età. Quindi nessun margine a trattative o ad accordi di alcun genere”. E qui sta la mezza verità: un sistema in base al quale da un contesto generale si estrapola solo una parte, quella che meglio realizza il proprio tornaconto, e si omette il resto.                

L’omissione passiva. Se fosse vero quello che scrive il Nostro, costui dovrebbe spiegare come mai l’anno prima, all’indomani delle dimissioni del Dott. Mimmo Lecce (luglio 2008), alla carica di Presidente del Collegio sindacale è subentrato il Dott. Giuseppe Geraci, pur essendo il Dott. Nunziato Mazzotta il più anziano di età. Da quello che scrive il Nostro se ne deduce che la sua ascesa alla Presidenza del Collegio sindacale (luglio 2008) sarebbe stata possibile solo in virtù della   violazione di quella “norma di riferimento” che egli stesso richiama, e, quindi in presenza di quel “margine a trattative o accordi” che invece nega essere possibili.                

La doppia verità. Il Nostro respinge la qualifica di gran tessitore delle nomine effettuate dall’Assemblea dei soci del 23 maggio scorso”, la ribalta su altri soci, annoverando fra questi anche lo scrivente. Qui siamo alla doppia verità: un sistema in base al quale ai fatti per come si sono svolti e acclarati si sovrappone una falsa verità. I fatti dicono, incontrovertibilmente, che diciotto nomine su diciotto sono andate per come indicato dal Gran Maestro della “Due Mari”, di cui il Nostro ha dimostrato di essere discepolo fedele, lucido e fra i più attivi.                   

L’omissione attiva. La doppia verità, qualora non fosse per tutti persuasiva, è accompagnata da una omissione attiva, consistente in sinistri messaggi. E il Nostro, non si sottrae a questa logica, infatti rinvia ad altro momento, ma (udite, udite!) solo se richiesto, di “elencare fatti, vicende, date e soggetti che possono costituire prova” delle sue affermazioni. I soci della nostra impresa cooperativa che non hanno scheletri nell’armadio e/o non sono ricattabili possono solo trarre giovamento, anche reputazionale, dalla “completezza informativa” minacciata dal Nostro. Non è un caso che proprio fra taluni di essi è nata l’idea di dar vita all’USIC - Unione Soci dell’Impresa Cooperativa della Banca dei Due Mari di Calabria, senza chiedere permessi e/o approvazioni a chicchessia, proprio con l’intento di fare informazione e formazione. Attività che, al momento, avviene attraverso un Notiziario pubblicato su un portale che, peraltro, è a disposizione di tutti, tant’è che anche il Nostro se ne è già liberamente servito per divulgare osservazioni e precisazioni.                

Il rinnovo delle cariche sociali.   Il Nostro ha avuto l’imprudenza e l’impudenza di richiamare la fase pre-elettorale ed elettorale relativa al rinnovo delle cariche sociali riportandomi alla memoria, Suo malgrado, un famoso aforisma di Leonardo Sciascia, nell’opera “Il giorno della civetta” - pubblicata nell’anno 1960, che recita nel modo seguente:               

“Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…”               

Una classificazione che a distanza di circa cinquanta anni è più che mai attuale, per cui, limitatamente alla sua esperienza di esponente aziendale della Due Mari e particolarmente sulla vicenda del recente rinnovo delle cariche sociali, al Nostro è offerta ampia scelta di individuare la categoria del genere umano nella quale meglio si identifica.                                                                                                                               

Sibari 17 ottobre 2009                                                                                      

Dott. Anthony GIOIA

Socio Bcc dei Die Mari – Promotore USIC

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