Una poesia: Sento |
Scritto da M.Miani | |
mercoledì, 09 settembre 2009 07:34 | |
Sono tornato ieri dalla campagna dove ho trascorso un periodo di riposo agricolo, come lo chiamo io, cioè a fare il contadino. E vi dico che è un bel modo di riposare per uno che non ha assilli di produzione né di raccolto, ma solo di dilettarsi. La sera facilmente ci si perdeva con il naso all’insù a rimirare le stelle: che bellezza quel cielo così sereno che mi mostrava l’infinito cosmo pieno di stelle e galassie ed io sentivo voci profonde che venivano, non so da dove ma che rimbalzavano sul mio corpo con sensazioni stupende, meravigliose. Sembrava che l’universo mi volesse raccontare la storia dell’uomo, che piccolo animale selvaggio pauroso, piano nel tempo è cresciuto per conquistare la terra ed ora erra nell’universo alla ricerca di approdi nuovi cercando sempre quell’isola “Itaca” che sempre appare e che sempre scompare come una fata morgana allettandoci con i suoi segreti, le sue promesse, ma, che resta sempre davanti a noi sogno infantile irraggiungibile. Ulisse la raggiunse, pero dopo aver toccata la sponda aver trovato la famiglia riparte per ricercare un sogno vero che non conosceva, che non si materializzava in nulla.Spero che tutti abbiano trascorso una vacanza degna del nome, così come mi auguro che gli affezionati navigatori del portale l’abbiano fatta e, che anche loro, abbiano avuto modo di godere della bellezza del cosmo e della pace notturna del cielo, avendo qualche volta fatto sogni favolosi o espresso un desiderio fantastico alla vista delle stelle cadenti.Un saluto e una poesia
Sento
Sento, la musica trascinata, portata dal vento che suona toccando, cullando il grano verde germoglio, erba di primaveratra i campi di Santa Venere Sento, echi vaganti, streganti voci lontane. Misteriose urlate parole, profondi unisoni, rumori, canti paesani prendono l’animo mi rubano il cuore Sento, note lanciate, soffiate, argentini tintinnii, squillanti voci di dentro vibrazioni di puri cristalli Percepisco, sensazioni, tocchi lievi, fresche carezze scivolare, zefiro vento di primavera penetrare tra i panni grattare dolce la pelle, lisciare le guance scapigliare morbide i capelli Odoro, profumo di fiori sparse molecole portate nell’aria. Provo, strane emozioni. La mente drogata naviga, deriva, affonda nello spazio ove perenni camminano infiniti astri, pianeti, stelle pulviscolo aureo di comete impazzite miscuglio ancestrale. Remote nostalgie giungono in cerchio al centro dell’io. |
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